I salari dei manager riprendono a crescere, ma non dappertutto
Nel 2018 le 'buste paga' di molti top manager sono diventate un po' più spesse. Ma in alcune aziende svizzere si assiste anche a un'inversione di tendenza.
Le cifre degli anni prima della crisi del 2008, quando un Daniel Vasella di Novartis guadagnava 40 milioni di franchi all’anno o un Marcel Ospel di UBS oltre 20 milioni, sono ancora lontane. Nel frattempo, è passata appunto la crisi e nel 2013 i cittadini svizzeri hanno accettato l’iniziativa popolare denominata “contro le retribuzioni abusive” (Iniziativa Minder).
Tuttavia, nel 2018 le remunerazioni di molti top manager sono di nuovo salite. Stando alla classifica stilata dall’agenzia finanziaria Awp sulla base dei rapporti d’esercizio 2018 delle principali società quotate in Borsa, a registrare la progressione maggiore è stato Tidjane Thiam. La remunerazione del numero uno di Credit Suisse è aumentata del 30% a 12,7 milioni e questo malgrado l’azione sia crollata in Borsa.
Il manager più pagato rimane Sergio Ermotti (UBS), che l’anno scorso ha intascato 14,1 milioni di franchi, leggermente meno rispetto all’anno prima. In doppia cifra anche il Ceo di Roche, Severin Schwan, con 11,8 milioni (+1%). La retribuzione di Schwan lievita però a oltre 15 milioni se si tiene conto anche di quanto percepisce in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione.
Complessivamente tra le 24 aziende analizzate da Awp, lo stipendio medio dei Ceo è stato di 6,2 milioni di franchi, con una progressione del 6% sull’arco di 12 mesi.
Inversione di tendenza in alcune ditte
Per Vincent Kaufmann, direttore di EthosCollegamento esterno, una fondazione che rappresenta 226 casse pensioni svizzere, l’aumento è importante, ma non ancora preoccupante: “Certo, rispetto agli scorsi anni le rimunerazioni sono aumentate considerevolmente”, afferma ai microfoni della Radiotelevisione svizzera. “Siamo tornati sopra i dieci milioni, ma c’è stato un freno posto dagli azionisti”.
Inoltre, in alcune aziende prettamente svizzere si sta assistendo a un’inversione di tendenza. La Banca Migros o la Basilese, ad esempio, hanno annunciato di volere abbandonare completamente i bonus, a favore di aumenti salariale per tutti.
Un cambiamento sostenuto anche dal nuovo numero uno della Banca Raiffeisen. “Sono convinto – sostiene Guy Lachapelle – che riducendo i bonus e le parti variabili del salario si può migliorare lo spirito di squadra e dall’altra parte si riduce la tentazione a prendere dei rischi esagerati per guadagnare di più”.
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