Patto di non spionaggio tra Svizzera e Germania
Mentre continua a far discutere il caso della presunta spia della Confederazione svizzera arrestata in Germania, fonti di stampa rivelano giovedì che tra i due paesi sarebbe in vigore dall’inizio del 2017 un accordo di non spionaggio. Il raggiungimento di una simile intesa era considerato poco plausibile fino a pochi anni fa dal ministero della difesa elvetico.
Secondo quanto rivelato dai quotidiani Tages Anzeiger e Süddeutsche Zeitung, il protocollo di intesa prevede la rinuncia alle attività di spionaggio nei rispettivi paesi e il coordinamento di azioni contro terzi. In futuro quindi, la Svizzera sarà informata delle operazioni che l’intelligence tedesca effettuerà su suolo elvetico su uno stato terzo o su un’organizzazione criminale. Vale naturalmente anche l’inverso per le attività di spionaggio elvetiche in Germania.
Tre anni fa, l’allora ministro della difesa Ueli Maurer giudicava limitate le possibilità di un simile accordo. Da allora, le tensioni relative ai furti di dati bancari di sono dissolte: l’accordo sullo scambio automatico di informazioni la Svizzera ha sepolto il segreto bancario e ormai fanno parte del passato anche i CD con i dati di clienti sottratti alle banche. Una pratica, quest’ultima, di cui si è tornato a parlare dopo il recente arresto in Germania di una presunta spia elvetica. I fatti emersi nell’ambito di questa vicenda risalgono comunque a sei anni fa.
Il primo accordo di non spionaggio della Svizzera avrebbe preso forma nel corso del 2016. Da parte delle autorità, tuttavia, non c’è ancora nessuna conferma ufficiale. Il vicecancelliere della Confederazione André Simonazzi, interpellato dal Tages Anzeiger, si è limitato a dire che il governo su queste questioni non fornisce mai informazioni.
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