Cinquanta scolari non vaccinati nel canton Berna sono obbligati dalla scorsa settimana a non recarsi a scuola a causa dell'aumento di casi di morbillo.
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tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 18.02.2019)
Sono 37 i casi di morbillo che hanno interessato il canton Berna dall’inizio dell’anno, dieci volte di più che nei tre anni precedenti.
Lunedì si è appreso che una delle persone che ha contratto la malattia ha sviluppato un’encefalite, una possibile complicazione provocata dal morbillo.
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Già dalla scorsa settimana 50 alunni non vaccinati che sono entrati in contatto con un malato durante la fase contagiosa non potranno recarsi a scuola. La decisione è stata presa dal Dipartimento cantonale della sanità che ha sottolineato come la misura sia necessaria per motivi di salute pubblica.
Nonostante esista un vaccino sicuro per prevenire il morbillo, il numero di genitori che non fa immunizzare i propri figli, anche in seno a famiglie istruite e agiate, continua ad aumentare.
L’intervista della RSI ad Adriano Aguzzi, direttore dell’istituto di neuropatologia all’ospedale universitario di Zurigo e membro del Consiglio Superiore di sanità del ministero della salute italiano:
Una delle ragioni spesso addotte è il rischio che il vaccino possa provocare autismo. Una credenza smentita da diversi studi, l’ultimo dei quali Collegamento esternoè stato condotto dallo Staten Serum Institut Collegamento esternodi Copenhagen e pubblicato all’inizio di marzo sugli Annali di medicina interna statunitensi.
“Il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia (il vaccino trivalente MPR) non aumenta il rischio di autismo e non ne stimola l’insorgere in soggetti sensibili”, scrivono i ricercatori.
Lo studio ha preso in considerazione i bambini danesi nati tra il 1999 e il 2010, per un totale di oltre 650’000 persone, che sono state seguite fino al 2013. Non è stata constatata nessuna differenza tra vaccinati e non vaccinati per quanto concerne l’incidenza di autismo.
A fare il collegamento tra vaccino e autismo è stato uno studio risalente al 1998 del gastroenterologo Andrew Wakefield che ha preso in considerazione 12 bambini. The Lancet, la rivista che aveva pubblicato i risultati, li ha in seguito smentiti e l’autore, che aveva falsificato i dati, ha perso la licenza medica. Nonostante questo, lo studio continua a essere considerato affidabile da molte persone contrarie ai vaccini.
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