Il coronavirus impatta sull’impiego in Svizzera
L'occupazione, in Svizzera, ha subito l'impatto della crisi del coronavirus: nel secondo trimestre, il numero degli impieghi è sceso a 5,01 milioni, con una flessione dell'1,1% rispetto ai primi tre mesi dell'anno e dello 0,6% in confronto al secondo trimestre 2019. Il Ticino è la regione che presenta la maggiore contrazione su base annua: -2,9%.
Stando ai dati diffusi martedì dall’Ufficio federale di statistica (UST), a pesare in modo particolare a sud delle Alpi è stata la diminuzione di posti di lavoro nel settore terziario, che si è attestata a -3,3%. Altre regioni del Paese come la Svizzera centrale o Zurigo (+0,3%) hanno invece registrato una progressione. Meno forte, anche nel confronto con il resto della Confederazione, è stato per contro la flessione nel ramo secondario, che ha fatto registrare in Ticino -1,8%.
L’impatto della crisi è riscontrabile anche sul numero di posti liberi, scesi di oltre un quarto a 61’000. A soffrire sono in particolare i comparti attività manifatturiere (-39%), i servizi di alloggio e ristorazione (-45%) e il settore trasporto e magazzinaggio (-46%).
Le prospettive si sono poi nettamente offuscate, osserva l’UST sulla base dei sondaggi che rilevano la propensione delle imprese ad ampliare i propri organici. Il relativo indicatore è sceso dal 3,4% all’1,01. A sud delle Alpi è crollato al di sotto dell’1%, lasciando presagire un ulteriore calo dell’occupazione nel prossimo semestre.
Scarto di genere
In Ticino, il calo dell’occupazione grava interamente sulle donne. È quanto emerge dai dati pubblicati martedì stesso dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT). Per le lavoratrici, nel secondo trimestre 2020, si è assistito a una diminuzione del numero di impieghi del 6,6%, mentre per gli uomini la variazione è del tutto nulla.
Questo scarto fra i generi è del tutto assente a livello nazionale: l’occupazione nei 26 cantoni è infatti scesa dello 0,6% per gli uomini e di uno stesso 0,6% per le donne.
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