Sempre elevato numero di civilisti ammessi

Nel 2024 sono state ammesse al servizio civile 6'799 persone, in lieve aumento rispetto all'anno precedente (+0,7%).
Il 33,7% (2’294) ha presentato la domanda dopo aver terminato la scuola reclute (SR), contro il 32,6% del 2023. Sempre nell’anno in rassegna sono stati prestati quasi 1,9 milioni di giorni di servizio (+3,5%), un record.
Stando a una nota odierna dell’Ufficio federale del servizio civile (CIVI), la percentuale di richieste inoltrate prima della SR è rimasta stabile (55,7%, ossia 3’787 persone) rispetto all’anno precedente, mentre la percentuale di domande presentate dopo l’inizio della SR è scesa dall’11,6% del 2023 al 10,6% nel 2024.
Per quanto attiene ai giorni di servizio, il 51,6% è stato svolto nel settore dei servizi sociali, seguito dalla scuola (16,6%), dalla sanità (14,8%) e dalla protezione dell’ambiente e della natura (9,7%).
Nell’anno in rassegna, il numero degli istituti d’impiego riconosciuti ha continuato a diminuire, passando da 4’492 nel 2023 a 4’361 nel 2024 (-2,9%). Questa statistica tiene conto della revoca del riconoscimento da parte del CIVI o degli istituti d’impiego che si ritirano perché non vogliono più impiegare civilisti.
Nel 2024 i posti d’impiego disponibili sono stati 16 mila, un numero sufficiente ad assicurare la regolare esecuzione del servizio civile e a garantire che gli impieghi del servizio civile non incidano sul mercato del lavoro.
La reazione della politica
Il Consiglio federale intende frenare il numero di ammissioni al servizio civile di persone che hanno già svolto la SR poiché, come indicato il 19 di febbraio scorso nel suo progetto in tal senso di revisione legislativa, le domande d’ammissione sono “essenzialmente motivate da ragioni diverse dal conflitto di coscienza”. Per le persone che hanno già svolto una parte considerevole del servizio militare si dovrebbero applicare requisiti più severi.
Nel concreto, la nuova legge sul servizio civile prevede un minimo di 150 giorni di servizio civile da prestare in ogni caso; l’applicazione anche per i sottufficiali e gli ufficiali del fattore 1,5 per determinare i giorni di servizio civile ancora da prestare; escludere l’impiego dei medici, nel servizio civile, nel rispettivo settore specialistico; la non ammissione per i membri dell’esercito con zero giorni di servizio residui (si evita così che possano sottrarsi al tiro obbligatorio); l’introduzione di un obbligo d’impiego annuale a partire dall’ammissione; l’obbligo di prestare il cosiddetto “impiego di lunga durata” al più tardi nell’anno civile successivo all’ammissione se la domanda viene presentata durante la scuola reclute.
Con l’entrata in vigore della modifica di legge, il 1° gennaio 2026, il numero di ammissioni dovrebbe scendere a 4000 all’anno, secondo il Consiglio federale. Di conseguenza saranno disponibili meno giorni di servizio per gli impieghi del servizio civile a favore della collettività. Secondo il Consiglio federale ciò è “accettabile vista la necessità di attuare la disposizione costituzionale secondo cui non vi è libertà di scelta tra servizio militare e servizio civile sostitutivo”.
I motivi
Lo stesso giorno dell’adozione del messaggio da parte del Governo, quest’ultimo ha pubblicato anche un’analisi sui motivi che spingono i giovani a lasciare l’esercito e postulare per il servizio civile. In particolare, le persone contattate mediante un formulario online hanno espresso dubbi sull’utilità dell’esercito e sulla conciliabilità fra vita militare e civile.
Dalle risposte è emerso che, rispetto al servizio civile, un impiego nell’esercito è percepito come meno utile. Solo il 48% dei civilisti ritiene infatti che il servizio militare offra attività interessanti. Per oltre tre quarti di loro, la mancanza di utilità percepita è stata un motivo, oltre al conflitto di coscienza, per presentare la domanda di passaggio al servizio civile.
Altro aspetto problematico evidenziato: l’85% dei civilisti con esperienza in seno all’esercito percepisce il servizio militare come meno conciliabile con la vita civile. Al contrario, oltre il 90% di chi presta servizio civile ritiene che i propri impieghi siano ben conciliabili con la vita privata.
Anche l’obbligo di avanzamento contribuisce alla riduzione dell’attrattiva del servizio militare. Tale motivo è stato indicato come particolarmente importante dalle persone che sono passate al servizio civile durante la scuola reclute. A ciò si aggiunge lo stress psicologico subito durante la scuola reclute, giudicato da taluni troppo elevato. Gli intervistati hanno considerato in parte poco sensati e poco appropriati i contenuti e la metodologia dell’istruzione nell’esercito.

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