Sessione del Parlamento svizzero, l’autunno del nervosismo
Cosa ha portato la sessione parlamentare appena conclusasi? Molte polemiche, ma pochi progressi, soprattutto dal punto di vista degli svizzeri e delle svizzere residenti all'estero.
La grande delusione della diaspora elvetica è da cercare soprattutto nel rifiuto di un postulato che voleva rendere possibile l’affiliazione a un’assicurazione sanitaria svizzera dall’estero. Il Consiglio nazionale si è limitato a dire “no” a questa proposta della consigliera nazionale del Centro Elisabeth Schneider-Schneiter. Il tentativo è stato timido, ed è fallito. La questione sembra essere chiusa da tempo.
“La lobby degli svizzeri all’estero sembra avere una scarsa influenza su UDC, PLR e PVL; dobbiamo lavorare su questo aspetto in futuro”, ha commentato Josef Schnyder, delegato per la Quinta Svizzera in Thailandia. “Rimane il problema che molti svizzeri all’estero non hanno un’assicurazione sanitaria o hanno un’assicurazione inadeguata”, afferma.
Per il momento, tuttavia, le rendite per i figli versate alle persone in pensione sono salve, almeno fino alla prossima sessione. Esse prevedono il versamento di circa 800 franchi per figlio al mese a molti pensionati espatriati. La questione dell’eliminazione di questa rendita è in sospeso al Consiglio degli Stati fino a nuovo ordine. Affaire à suivre. Possibilità di sopravvivenza della rendita: scarse.
Qual è il problema?
Chiunque abbia osservato la Svizzera da lontano durante le tre settimane di questa sessione potrebbe riconoscersi nel quadro dipinto da un deputato socialista: “Immaginate di guardare la Svizzera dall’alto, di non sapere nulla di questo Paese e di pensare: quali sono i problemi che questo Paese potrebbe avere?”.
Pausa artistica, sguardo interrogativo. Poi la risposta: “Sicuramente non i soldi! Non si penserebbe mai che la mancanza di denaro possa essere il problema della Svizzera. Ma è di questo che stiamo discutendo”.
La Confederazione si è imposta un rigido freno al debito. Non può spendere più di quanto guadagna. Tuttavia, la spesa è destinata ad aumentare costantemente nel prossimo futuro. Questo perché il popolo ha detto “sì” a una tredicesima rendita pensionistica AVS e i tempi incerti richiedono più soldi per l’esercito.
Austerità e dibattiti infiammati
La Svizzera deve quindi raccogliere più entrate o risparmiare di più, e il Governo è propenso a questa seconda soluzione. Il Consiglio federale ha presentato un pacchetto di risparmi da 5 miliardi di franchi poco prima della sessione che ha infiammato Palazzo federale.
Mentre i punti all’ordine del giorno venivano ancora trattati nelle aule del Parlamento, il piano di risparmio ha dominato le discussioni nei corridoi e nelle sale riunioni.
Il piano è divisivo: secondo la sinistra parlamentare, è un rullo compressore. Lo vedono come un attacco al servizio pubblico e alla Svizzera sociale. La destra, invece, accoglie il pacchetto come un passo coraggioso ed è soddisfatta del numero inaspettatamente elevato di idee di risparmio.
“Finalmente sappiamo cosa è possibile fare”, afferma la consigliera nazionale dell’UDC Vroni Thalmann. Elogia il gruppo di esperti che ha esaminato le spese federali fino all’ultima riga Excel alla ricerca di potenziali risparmi, trovando oltre 60 voci. “Non saremmo stati in grado di fare una cosa del genere in Parlamento con una tale accuratezza”, afferma.
Il piano prevede anche la cancellazione del contributo federale al mandato estero della SSR e influisce quindi sul finanziamento di SWI swissinfo.ch. Sarà sottoposto a consultazione il prossimo anno e poi discusso in dettaglio in Parlamento.
Da dove verranno i soldi – e per quale esercito?
I soldi restano il punto critico nel dibattito sull’esercito. Entrambe le Camere hanno ora concordato di voler finanziare l’esercito in modo più rapido e generoso di quanto proposto dal Consiglio federale. Tuttavia, non è ancora chiaro da dove dovrebbero provenire i 4 miliardi di franchi aggiuntivi. Il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno discusso internamente su questo punto e dovranno trovare un accordo nella prossima sessione.
In Nazionale, il dibattito sull’esercito è stato il più emotivo, anche perché una parte del denaro deve essere prelevata dall’aiuto allo sviluppo.
Il dibattito ha anche rivelato che non è affatto chiaro come debba essere l’esercito svizzero del futuro. Abbiamo bisogno di carri armati o di droni? Abbiamo bisogno di guerrieri cibernetici o di granatieri? In Parlamento si è dibattuto su molti concetti ipotetici. Quello concreto ancora manca, ed elaborarlo è compito del Governo.
Asilo: un’alleanza più ampia a favore di una posizione più dura
La profondità della frattura tra destra e sinistra è stata evidente anche nella sessione speciale sull’asilo organizzata dall’UDC. Il partito più popolare della Svizzera ha proposto una serie di misure più severe. Alcune sono state respinte dal Consiglio nazionale, ma una proposta a sorpresa è stata approvata: le persone ammesse temporaneamente non potranno più portare in Svizzera i loro famigliari. Il ministro della Giustizia Beat Jans (PS) si è battuto invano contro questa idea; si è trovato sulla difensiva, bombardato da innumerevoli domande da parte dell’UDC.
Alla fine, la Camera dei Cantoni ha trasmesso la delicata decisione del Consiglio nazionale alla sua Commissione giuridica. Essa esaminerà innanzitutto la compatibilità del divieto di ricongiungimento familiare con i diritti umani e la Costituzione svizzera.
Sorprendente è anche il fatto che il PS abbia raccolto in un battibaleno più di 100’000 firme contro questa controversa decisione. Si tratta di un’ulteriore dimostrazione della rinnovata voce della sinistra, che sembra aver carpito bene l’umore della gente in questi ultimi tempi. Un’altra novità è che il PLR, generalmente più impegnato nelle questioni economiche, e alcune parti del Centro hanno assunto una posizione sensibilmente più dura sulle questioni migratorie.
Ciò è stato evidente non solo nel dibattito sull’asilo in Consiglio nazionale, ma anche al Consiglio degli Stati su un tema diverso: si trattava infatti di eliminare la discriminazione nei confronti delle cittadine e dei cittadini svizzeri di ritorno dall’estero. Tuttavia, anche il Consiglio degli Stati ha visto in questo un pericolo di aumento dell’immigrazione e ha rimandato la questione al Consiglio nazionale.
Realpolitik e politica simbolica
E l’Ucraina? Sembra che la solidarietà lasci il posto a considerazioni giuridiche, perlomeno dal punto di vista della realpolitik. Il Consiglio degli Stati vuole alleggerire le sanzioni contro la Russia imposte dalla Svizzera dopo l’invasione dell’Ucraina. Vuole consentire ad avvocate e avvocati di lavorare nuovamente per le aziende russe. Il ministro dell’Economia Guy Parmelin ha invano avvertito che ciò indebolirebbe la credibilità della Svizzera a livello di politica estera.
Il Consiglio degli Stati vuole anche vietare la consegna di gilet protettivi svizzeri all’Ucraina in futuro. Altrimenti (e questa era l’argomentazione) la Svizzera dovrebbe fornirne anche alla Russia. In caso contrario si violerebbe la neutralità.
Per quel che riguarda la politica simbolica: il Consiglio nazionale ha riconosciuto l’Holodomor come genocidio. Holodomor è il nome attribuito alla carestia provocata dall’Unione Sovietica, sotto Stalin, in territorio ucraino. Sono passati più di 90 anni.
A cura di Samuel Jaberg
Tradotto con l’aiuto di Deepl/Zz
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