La pandemia e le braccia prestate all’agricoltura
Le misure introdotte in Svizzera per frenare i contagi di coronavirus hanno interrotto l'attività lavorativa di buona parte della popolazione. C'è stato chi nel frattempo ha deciso di tenersi occupato con un altro lavoro. Molti stanno dando il loro contributo nel settore primario.
Nell’azienda agricola di Christian Risch a Fläsch, nel cantone Grigioni, è tempo di raccogliere gli asparagi. A dare una mano all’agricoltore ci sono una quarantina di persone, un aiuto senza il quale Risch non sarebbe riuscito a mandare avanti l’azienda.
Molti di questi collaboratori, però, non sarebbe al lavoro nei campi se non fosse per la pandemia di coronavirus. La loro principale attività è di norma nella ristorazione, settore attualmente praticamente fermo.
Gli agricoltori guardano con una certa apprensione dunque all’11 maggio, quando i ristoranti (anche se con alcune limitazioni) potranno riaprire, così come altre attività da cui è giunta manodopera.
“Le aziende saranno nuovamente confrontate con la ricerca di personale”, dice Markus Waber, vicedirettore unione svizzera produttori di verdura. “Non escludo che ci siano però persone della zona attive in altri settori, che si mettono a disposizione per lavorare nell’agricoltura. I coltivatori possono far capo anche al loro giro di contatti per reclutare aiuti dall’estero”.
Le frontiere per questi collaboratori sono infatti sempre ancora aperte.
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