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Criminalità transfrontaliera: no del Governo a provvedimenti urgenti

furgone bruciato con macchina della polizia
Il 2 dicembre scorso un furgone portavalori era stato preso d'assalto e incendiato a Daillens, un tranquillo paesino del cantone Vaud a pochi chilometri dalla frontiera francese. Keystone / Laurent Gillieron

Le misure di sicurezza esistenti per contrastare la criminalità transfrontaliera sono sufficienti: è in sostanza la risposta del Consiglio federale a un'interpellanza emanante dal gruppo dell'Unione democratica di centro e sottoscritta da 80 parlamentari.

Il Governo svizzero “prende molto sul serio le preoccupazioni delle autorità locali e della popolazione” e la situazione relativa alla sicurezza nelle regioni di confine è “costantemente analizzata”. Secondo il Consiglio federale, “non è tuttavia possibile confermare un peggioramento generale della situazione in materia di sicurezza” in queste regioni.

La risposta del Governo all’interpellanzaCollegamento esterno del gruppo dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) farà sicuramente ancora discutere. Mercoledì 18 dicembre, il Consiglio nazionale (Camera bassa) ha del resto in programma un dibattito urgenteCollegamento esterno sulla questione.

Nell’interpellanza, il gruppo UDC rileva che “sempre più spesso nelle regioni di confine si verificano reati violenti”. Nelle ultime settimane hanno ad esempio suscitato scalpore gli assalti a furgoni portavalori nella Svizzera francese o gli attacchi ai bancomat in Ticino.

Come detto, però, per il Governo non vi sono per il momento dati che confermano un peggioramento della situazione.

La collaborazione funziona

La lotta contro la criminalità transfrontaliera – si legge nella risposta – “è una priorità”. Le misure esistenti sono però sufficienti. Ad esempio, la collaborazione tra le autorità cantonali e federali competenti (polizie cantonali, dogane e polizia federale) funziona bene.

Inoltre, la collaborazione con gli Stati limitrofi – con cui la Svizzera ha sottoscritto accordi allo scopo di contrastare questo tipo di criminalità – “si è rivelata molto efficiente”. I Centri di cooperazione di polizia e doganale di Ginevra e Chiasso forniscono il loro sostegno nell’ambito dello scambio internazionale di informazioni con Francia e Italia.

Per tutti questi motivi l’esecutivo “non ritiene necessaria la reintroduzione di controlli sistematici al confine”. Eventuali misure volte alla chiusura automatica dei valichi di confine richiedono un esame più approfondito, scrive ancora il Consiglio federale, ribadendo quanto già scritto due mesi fa in risposta a un’altra interpellanzaCollegamento esterno dell’ex parlamentare federale della Lega dei Ticinesi Roberta Pantani.

Il gruppo UDC chiedeva al Governo se fosse disposto a ordinare controlli alla frontiera temporanei al fine di garantire la sicurezza interna e l’ordine pubblico come previsto dagli accordi di Schengen, o a mettere in atto misure supplementari.

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