Le conseguenze di “un goccio” in gravidanza
Il rischio che comporta il consumo di alcol durante una gravidanza è apparentemente sottovalutato in Svizzera: secondo le stime dell'Ufficio federale della sanità pubblica, su 85'000 neonati nel 2017, circa 1'700 presentavano una forma leggera di sindrome alcolica fetale e oltre 400 quella più grave. Di cosa si tratta? Basta un bicchiere perché il bambino la contragga? Qualche risposta qui, con una certezza: le madri non vanno colpevolizzate, ma informate e seguite.
La raccomandazione dei medici è una sola: astenersi dal consumare bevande alcoliche. Benché molti pensino che si possa bere “ogni tanto”, non è mai stata appurata l’esistenza di “una soglia limite oltre la quale ci sono dei rischi o sotto la quale non ce ne sono”, sottolinea la caposervizio delle Cure intermedie pediatriche e neonatologiche dell’Ente ospedaliero cantonale ticinese (EOC) Monica Ragazzi.
Tra i rischi, vi è che il feto sviluppi la sindrome alcolica fetale. Nella sua forma più rara presenta difformità facciali e ritardi nello sviluppo. Ma anche i casi meno gravi provocano disturbi di varia natura che, spiega la dottoressa, talvolta si manifestano anni dopo, a scuola. E andando a ritroso si scopre che la mamma ha bevuto durante la gestazione.
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Le madri non vanno però colpevolizzate. Piuttosto, andrebbe creata in Svizzera una rete coordinata di accompagnamento e sostegno, che coinvolga personale medico, psicologi, insegnanti, famiglie.
È quel che auspica la professoressa Dagmar Orthmann, dell’Istituto pedagogia curativa dell’Università di Friburgo. Da un suo studio -il primo in Svizzera sulla sindrome alcolica fetale- emerge che la consapevolezza è bassa anche tra il personale specializzato in formazione.
Secondo Orthmann, la sensibilizzazione di giovani donne e uomini intenzionati ad avere un figlio dovrebbe avvenire anche attraverso i social media.
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