Giochi olimpici? Tutti gli svizzeri devono esprimersi
L'organizzazione dei Giochi olimpici invernali di Sion 2026 va sottoposta a un voto a livello nazionale. Lo chiede la Camera bassa del parlamento, che martedì ha accettato una mozione in tal senso. La seconda Camera deve ancora esprimersi.
Il governo svizzero è pronto a versare fino a un miliardo di franchi per sostenere la candidatura di Sion 2026. Secondo la parlamentare grigionese Silva Semadeni, “visto lo straordinario impegno finanziario della Confederazione”, l’elettorato svizzero deve però esprimersi. In una mozioneCollegamento esterno, la deputata socialista ha quindi chiesto che il credito previsto sia iscritto in una legge e quindi attaccabile, come prevede il diritto svizzero, tramite referendum (50 mila firme).
Inoltre, il successo di un evento importante come i Giochi invernali dipende anche dall’entusiasmo della popolazione e per questo è necessario che dica la sua, ha sottolineato la grigionese.
Martedì il Consiglio nazionale l’ha seguita, accogliendo la sua proposta con 92 voti contro 87 e 7 astenuti. Per la Camera bassa non basta quindi il voto dei cittadini del cantone Vallese, che si terrà il 10 giugno.
Silva Semadeni non ha nascosto la sua personale opposizione alle Olimpiadi, diventate un puro evento commerciale sovradimensionato.
“Vari studi mostrano che dal 1960 al 2016 il preventivo originario dei Giochi olimpici è stato superato in media di oltre il 150 per cento. Molte città e Paesi sono stati costretti ad assumersi deficit elevati e fare amare esperienze, altri – come accaduto nel 2013 e nel 2017 tramite votazione popolare nel Cantone dei Grigioni – hanno respinto una candidatura. Il CIO si garantisce dai rischi e non si assume alcun deficit”, rileva inoltre Silva Semadeni nella sua mozione.
Tempi troppo stretti
Per il ministro dello sport Guy Parmelin non è invece opportuno organizzare una consultazione popolare, anche perché non ci sarebbe tempo. Le decisioni sul finanziamento devono essere prese prima dell’inoltro della candidatura, prevista per il gennaio 2019. Visti i tempi della democrazia svizzera, un voto entro quella data sarebbe praticamente impossibile.
Inoltre un simile passo costituirebbe un pericoloso precedente. Simili crediti sono sottoposti al parlamento tramite un semplice decreto federale, non soggetto a referendum. Se si cambiasse la prassi, un giorno c’è chi potrebbe volere un voto anche su tutta un’altra serie di crediti, ad esempio quelli stanziati per l’agricoltura.
I sostenitori della manifestazione fanno valere dal canto loro che finora il popolo svizzero non è mai stato chiamato alle urne per avallare l’organizzazione di manifestazioni nazionali così importanti. “È una violazione di tutte le regole del gioco in vigore in Svizzera per l’organizzazione di grandi eventi. C’è stata l’esposizione nazionale nel 2002, i campionati europei di calcio nel 2008. In nessuno dei due casi la partecipazione della Confederazione implicava un voto popolare”, ha dichiarato alla radio pubblica RTS il deputato vallesano Philippe Nantermod.
Lo scoglio degli Stati
Prima che si arrivi a un voto popolare, la mozione di Silva Semadeni dovrà però ancora essere accettata dall’altro ramo del parlamento.
E al Consiglio degli Stati – che si esprimerà in giugno – la proposta della grigionese avrà vita dura. Nella Camera dei cantoni, dove siede anche il vicepresidente di Sion 2026 Hans Stöckli, i partiti più ostili all’organizzazione dei Giochi (socialisti, ecologisti e democratici di centro) non detengono la maggioranza.
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