Sta con l’Isis, gli revocano cittadinanza svizzera
Misura senza precedenti nei confronti in un 19enne d'origini italiane con doppio passaporto; ha un mese di tempo per spiegarsi
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Arruolato nell’Isis, gli revocano cittadinanza svizzera
È una misura senza precedenti: la Segreteria federale per la migrazione vuole togliere il passaporto svizzero a un giovane di 19 anni. Il figlio di emigrati italiani, con la doppia nazionalità, sarebbe partito per la Siria arruolandosi nelle truppe dell’autoproclamato Stato islamico.
La comunicazione è uscita mercoledì sul foglio ufficiale, ma sull’efficacia di questa misura le opinioni discordano.
I fatti sono inequivocabili: il ragazzo stesso presenta sui social media le sue foto dal fronte. È uno degli oltre cinquanta svizzeri partiti per la jihad. Visto che si tratta di un italiano naturalizzato, la Segreteria della migrazione chiede ora la revoca della cittadinanza elvetica.
“Si tratta di una misura estrema. Ma qui parliamo di atti sanguinari, di crimini di guerra e di una minaccia per la sicurezza della Svizzera. In questo caso ci sono gli estemi per una revoca della nazionalità”.
Le disposizioni legali esistono, ma non sono mai state applicate. Solo pochi giorni fa l’UDC ha depositato una mozione che vuole rendere automatica la revoca della cittadinanza per chi è partito per la guerra in Medio Oriente.
“Così si potrebbe vietare l’ingresso della persona in Svizzera e questo da solo ridurrebbe le minacce per il nostro paese. La misura avrebbe anche un effetto preventivo, perché queste persone dovrebbero pensarci due volte prima di partire per la guerra rischiando la nazionalità”.
Il consigliere nazionale socialista Cédric Wermuth dubita però dell’effetto deterrente della misura: “Il segnale politico è sbagliato perché questo giovane è cresciuto qui ed è qui che qualcosa è andato storto. Togliendogli il passaporto ce ne laviamo le mani, ma non riusciremo a sapere come si è radicalizzato e quindi capire come evitare il ripetersi di simili scelte”.
Il giovane – che alcuni ritengono sia già morto in Siria – ha ora un mese di tempo per presentarsi e spiegare le sue ragioni, altrimenti perderà la nazionalità svizzera, anche senza l’automatismo chiesto dall’UDC.
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