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Beneficiari dell’aiuto sociale per la prima volta in calo da 10 anni

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Il tasso di persone che dipendono dall'aiuto sociale è sensibilmente più elevato nei cantoni urbani e francofoni, come ad esempio Ginevra. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Nel 2018 il numero di persone che hanno beneficiato almeno una volta dell'aiuto sociale in Svizzera è leggermente diminuito.

Seppur minimo – si è passati dal 3,3 al 3,2% della popolazione residente – il calo del numero di beneficiari dell’aiuto sociale va sottolineato, poiché è la prima volta dal 2008 che si assiste a una diminuzione.

Stando ai dati comunicati lunedìCollegamento esterno dall’Ufficio federale di statistica (Ust), nel 2018 272’700 persone hanno fatto capo almeno una volta all’aiuto sociale. L’anno precedente erano 278’345.

Questa riduzione si riflette naturalmente anche sui cantoni. In circa la metà di essi, infatti, la percentuale è scesa, mentre solo in tre – Giura, Glarona e Vallese – si constata un aumento. In Ticino il dato è stabile rispetto a un anno fa e si attesta al 2,7%, ovvero sotto la media svizzera.

Il servizio del Telegiornale:

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Tassi più alti nei cantoni urbani e francofoni

I cantoni della Svizzera francese e quelli urbani continuano ad avere tassi di aiuto sociale superiori agli altri. Neuchâtel è saldamente in testa con oltre il 7%, seguito da Basilea Città, Ginevra, Vaud e Berna. Dall’altra parte della scala vi sono Obvaldo, Appenzello Interno e Nidvaldo, tutti intorno all’1%.

Le categorie più a rischio sono quelle formate da minorenni (5,2%), divorziati (5,5%) e stranieri (6,1%). Dei 175’200 dossier con prestazione di assistenza, è stato possibile chiuderne 49’300, il che corrisponde a una quota del 28,1%. Se si prendono in considerazione solo quelli chiusi in seguito all’inizio di un nuovo lavoro o all’ampliamento di un’attività professionale, la percentuale di uscita è del 7,8%, indica l’Ust.

Le coppie con uno (12,9%) o due (13,1%) figli hanno una possibilità più alta di uscire dall’aiuto sociale migliorando la loro situazione occupazionale, in quanto all’interno dell’economia domestica vi sono due adulti che possono avere un reddito. Le persone che vivono sole che vivono sole (6,4%) e le famiglie monoparentali (7,4%) hanno invece meno chance.

Più a rischio tra 56 e 64 anni

Per quanto riguarda l’età, le persone fra i 26 e i 35 anni (10,6%) sono quelle con un’opportunità più grande di poter rinunciare alle prestazioni, cosa che non si può dire per la fascia 56-64 (3,7%), che ha meno appeal sul mercato del lavoro. In linea di massima vale il fatto che più è elevato il grado di istruzione più lo è la quota di uscita dall’aiuto sociale.

Un calo del numero totale di beneficiari si nota anche nel settore dell’asilo e dei rifugiati: dai 342’700 individui del 2016 si è passati ai 337’500 del 2018. Ciò è dovuto anche alla continua diminuzione delle richieste d’asilo presentate. L’Ust ricorda comunque che la maggioranza delle persone – tre quarti del totale – che usufruiscono dell’aiuto sociale sono svizzeri oppure stranieri con permesso di domicilio o di dimora annuale.

Il tasso di persone che hanno goduto di questa assistenza nel settore dell’asilo si è attestato all’89,6%, mentre nel settore dei rifugiati si è fermato all’85,1%. Stando all’Ust, questi dati, rimasti molto elevati nonostante una lieve contrazione rispetto al 2017, mettono l’accento sulle sfide che comporta l’integrazione nel mondo del lavoro per tali gruppi sociali.

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