Stop all’importazione dell’oro russo
La commissione europa ha esteso per altri sei mesi le sanzioni già in vigore contro Mosca e, dopo il petrolio, ha proposto di istituire un embargo anche alle importazioni di oro russo nei paesi dell'Ue.
Come in passato spetterà al Consiglio federale decidere se riprendere o meno queste decisioni. Se Berna dovesse aderire certamente avrebbe un impatto importante sulla Russia visto che la Svizzera è una piazza di rilievo per il commercio di oro e materie prime.
Le fonderie svizzere lavorano ogni anno il 70% dell’oro grezzo estratto nel mondo. Questo grazie al fatto che quattro dei nove leader mondiali concentrano le loro attività in Svizzera. Mentre la Russia è il terzo maggior produttore di oro dietro Cina e Australia. Questo significa che un eventuale embargo elvetico sull’oro russo potrebbe avere importanti conseguenze, sia per la Russia, sia per la Svizzera e le sue fonderie.
Obbiettivo è impedire l’uso dell’oro per aggirare le sanzioni dei sei pacchetti già in vigore, che vengono prorogate di sei mesi. La proposta della Commissione passa ora al vaglio degli Stati membri. Lunedi c’è una riunione dei ministri degli esteri dedicate anche a questo. Come con tutte le decisioni di politica estera ci vuole l’unanimità.
L’ultimo pacchetto, quello che conteneva l’embargo al petrolio, è stato difficile da approvare a causa dell’opposizione ungherese.
Inasprimento delle sanzioni
Oltre al rafforzamento dei controlli sulle esportazioni di tecnologie avanzate, l’Ue ha deciso di inasprire gli obblighi di segnalazione per rendere più rigido il congelamento dei beni nell’Ue. Si ribadisce che le sanzioni dell’Ue non mirano in alcun modo al commercio di prodotti agricoli tra paesi terzi e la Russia.
“La brutale guerra della Russia contro l’Ucraina continua senza sosta. Pertanto oggi proponiamo di inasprire le nostre dure sanzioni Ue contro il Cremlino, applicarle in modo più efficace e prorogarle fino a gennaio 2023. Mosca deve continuare a pagare un alto prezzo per la sua aggressione”, ha intanto dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
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