Un progetto di legge chiede che straniere e stranieri che percepiscono l'assistenza sociale non per colpa propria non perdano il diritto di soggiorno.
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Keystone-ATS
Le e gli stranieri che, non per colpa propria, percepiscono l’assistenza sociale, non dovrebbero perdere il diritto di soggiorno. È quanto prevede un progetto di legge, inviato giovedì in consultazione fino al 14 marzo, approvato dalla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N) per 13 voti a 12.
Il progetto, che prevede una modifica della legge sugli stranieri e la loro integrazione, realizza l’iniziativa parlamentare di della socialista Samira Marti denominata “La povertà non è un crimine”. Marti auspica che le e gli stranieri, trascorsi 10 anni di soggiorno legale ininterrotto in Svizzera, non debbano lasciare il Paese se cadono in mano all’assistenza senza che ne abbiano colpa.
Nella sua proposta di legge, indica una nota dei servizi parlamentari, la CIP-N ha deciso di non menzionare una durata specifica del soggiorno. Tuttavia, si propone di indicare esplicitamente che il motivo della dipendenza dall’assistenza sociale deve essere esaminato. La persona interessata deve inoltre aver sfruttato a sufficienza il proprio potenziale lavorativo o le altre possibilità che aveva per affrancarsi dall’assistenza sociale.
Il disegno di legge riprende la giurisprudenza del Tribunale federale, secondo cui, per revocare un permesso di soggiorno, è necessario esaminare non solo le cause della dipendenza dall’assistenza sociale, ma anche la gravità della colpa che ha portato a tale situazione.
Il progetto di legge ha superato lo scoglio della commissione con un solo voto di scarto. Un’ampia minoranza crede infatti che questa modifica legislativa non sia necessaria per due motivi: si limita a riflettere la giurisprudenza e riguarda solo una manciata di casi.
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