Il Politecnico di Zurigo è sempre più italiano
La presenza di studenti, staff e professori provenienti dalla Penisola non ha smesso di aumentare negli ultimi anni al Politecnico di Zurigo (Ethz). Ma come si trovano gli italiani nella città elvetica?
Lo scorso agosto il Politecnico di Zurigo (Ethz) è balzato agli onori della cronaca grazie a uno dei suoi professori, l’italiano Alessio Figalli, che è stato insignito del più importante riconoscimento internazionale nell’ambito della matematica, la Medaglia Fields.
L’Ethz ha una lunga tradizione di professori italiani. Primo fra tutti Francesco de Sanctis. Nel 1856, il più importante critico e storico della letteratura italiana del XIX secolo aveva appena lasciato un’Italia scossa dai moti rivoluzionari per accettare la cattedra d’italiano del Politecnico della città di Zurigo, allora teatro di confronti politici e culturali all’avanguardia in Europa. Vi resterà fino al 1860 per poi diventare nel 1861 Ministro dell’istruzione della Repubblica italiana.
Proprio a de Sanctis è dedicata l’odierna cattedra di italianistica dell’EthzCollegamento esterno, un aspetto solo apparentemente paradossale in una scuola che intende essere il tempio della scienza e della tecnica. Dopotutto è stato lo stesso de Sanctis a dire (e un bassorilievo a lui dedicato continua a ricordarlo agli studenti che passano nei corridoi del Politecnico): “Prima di essere ingegneri voi siete uomini”.
Figalli è uno dei 20 professori detentori di passaporto italiano che lavorano al Politecnico di Zurigo, un’istituzione che negli ultimi anni ha visto aumentare considerevolmente anche il numero di studenti provenienti dalla Penisola.
Gli italiani iscritti a un corso di master all’Ethz sono raddoppiati dal 2013 al 2017, passando da 109 a 218 studenti.
Anche a livello di dottorato c’è stato un significativo balzo in avanti. Dai 189 del 2013 si è passati ai 293 del 2017, il 7,2% del totale. La loro presenza è forte nella facoltà di matematica e scienze naturali (dove rappresentano l’8,8% del totale) e in quella di architettura e scienza delle costruzioni (7,6%).
“Negli ultimi anni l’Ethz è diventato ancora più attrattivo per studenti ambiziosi provenienti dall’Europa meridionale”, spiega Markus Gross, responsabile della comunicazione della scuola, il quale precisa tuttavia che l’impegno del Politecnico per attirare menti brillanti dall’estero non è circoscritto a paesi specifici.
A rendere più intensa la relazione dell’Ethz con l’Italia c’è però il Politecnico di Milano. Ambedue gli istituti fanno parte dell’alleanza IDEA, che raggruppa cinque università europee leader nell’ambito della tecnologia. Molti studenti che hanno conseguito il master nel capoluogo lombardo decidono di scrivere la tesi a Zurigo.
L’importanza dell’inglese
Ma cosa rende interessante il Politecnico di Zurigo per gli italiani? Lo abbiamo chiesto a due dei diretti interessati, i dottorandi Eugenio Serantoni e Stefano Duca. Il primo, di Bologna, si occupa di geodesia. Il secondo, di Napoli, è arrivato a Zurigo per poter svolgere delle ricerche nell’ambito teoria dei giochi.
Benché di primo acchito potrebbe sembrare strano, una delle ragioni che hanno spinto Eugenio a scegliere Zurigo è stata la lingua. Non il tedesco e tantomeno lo svizzero-tedesco. Quando, dopo il bachelor, stava valutando quale università sarebbe stata la migliore per studiare la geodesia, ha notato che all’Ethz era possibile seguire dei corsi esclusivamente in inglese, la lingua straniera con cui lui, come la maggior parte di chi ha seguito una formazione in Italia, ha maggior dimestichezza.
Quello della lingua è un aspetto secondario rispetto alla scelta del curriculum di studi, ma per molti è il fattore che fa pendere l’ago della bilancia in favore di un luogo anziché di un altro.
“A livello di dottorato si sceglie a seconda di dove si trova il professore con cui si vorrebbe lavorare, ma per il master l’inglese è fondamentale, e quindi si escludono facilmente posti come la Spagna o la Francia. La Francia ha ottime scuole, ma esclusivamente francofone”, dice Stefano.
Il Regno Unito, invece, è spesso scartato perché la competizione è elevata e le tasse universitarie cominciano a diventare proibitive.
A Zurigo il costo della vita è alto, ma quello degli studi è dello stesso ordine di grandezza delle università in Italia, paese dove, a dire dei due dottorandi (e dei loro amici rimasti in patria), i fondi per la ricerca scientifica mancano e c’è carenza di docenti giovani.
Questo rende il Politecnico di Zurigo particolarmente interessante. È una scuola prestigiosa, riconosciuta a livello internazionale (“Se in una conferenza ci si presenta e si dice che si viene dall’Ethz ti ascoltano di più”, dice Eugenio) ed è a un passo da casa. Un punto di forza della Svizzera rispetto a paesi come Belgio, Germania, Olanda, Svezia o Norvegia.
Problemi pratici
Le difficoltà per uno studente italiano che mette piede a Zurigo per la prima volta, tuttavia, non mancano e sono legate soprattutto a fattori pratici: come cercare una casa, come convertire la patente, quale assicurazione malattia scegliere, etc.
Per rendere meno impervio il primo impatto con la città e le regole elvetiche, i due dottorandi hanno creato un’associazione, ZIGSS (Zurich Italian Graduate Student Society)Collegamento esterno.
Sul sito della ZIGSS si trovano facilmente le indicazioni per risolvere le difficoltà pratiche e burocratiche, ma l’associazione è utile per altri motivi. “È interessante organizzare incontri e scambi con altri gruppi di studenti o con persone interessanti. Invitare la gente per mezzo di un’organizzazione strutturata è più facile”, dice Eugenio.
“Se per esempio volessi organizzare un incontro con Figalli e gli scrivessi come Stefano, probabilmente si chiederebbe ‘cosa diavolo vuole questo’?, mentre se è l’associazione a invitarlo forse sarebbe diverso”.
Col tempo la ZIGSS è diventata anche un punto di contatto tra le istituzioni italiane a Zurigo (come il consolato e i comites) e l’universo accademico. Due mondi fra i quali spesso manca dialogo a causa del continuo ricambio di studenti all’Ethz. Con la ZIGSS è iniziato uno scambio più intenso, ma la sfida più grande sarà far continuare a vivere l’associazione una volta che Eugenio e Stefano avranno finito il loro percorso di studi.
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