Svizzera e Ue cercano soluzione al “9 febbraio”
A Zurigo, lì dove 70 anni fa Churchill pronunciò lo storico discorso sull'Europa, riprende il dialogo tra Berna e Bruxelles
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Svizzera e Ue cercano una soluzione al “9 febbraio”
Dopo mesi di stallo, era un incontro atteso. Il presidente della Confederazione Johann Schneider-Amman e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si sono parlati lunedì a Zurigo, in occasione del 70esimo anniversario dello storico discorso di Winston Churchill all’Università di Zurigo in cui il grande statista esortava l’Europa a rinascere in forma di una Confederazione.
Il tema centrale dell’incontro, però, non è stata l’unità, bensì le difficoltà fra Svizzera ed Europa a trovare una via comune dopo l’approvazione popolare dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”.
Il tempo a Zurigo è uggioso, ma per il presidente della Confederazione è un’occasione importante per dialogare con il partner europeo. Prima del discorso dedicato a Winston Churchill, il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker si è ritagliato il tempo per incontrare Johann Schneider-Amman.
Dopo un’ora e mezza di dialogo segue la comunicazione congiunta, già questo un segno positivo: “È stato uno scambio di opinioni sui prossimi passi da intraprendere. Ci sono alcuni punti difficili che vanno affrontati. Ma concordiamo sul fatto che le due parti vogliono una soluzione”.
Una buona volontà che non è ancora concreta, relativizza subito Juncker: “Se alla fine di un incontro si afferma che è stato costruttivo questo vuol dire che la soluzione non c’è ancora”.
Per la Svizzera il tempo è tiranno: entro febbraio serve una soluzione sull’immigrazione. Una soluzione mirata che non coinvolga lo sviluppo degli Accordi bilaterali nel loro complesso.
“Ho spiegato al presidente della Commissione europea”, ha detto Johann Schneider-Ammann, che la Svizzera vuole portare avanti il dossier sulla libera circolazione e che anche l’Accordo istituzionale va portato avanti, ma che per noi è problematico unire i due temi”.
Qui, il segnale di distensione è arrivato: Bruxelles sembra accettare la soluzione in discussione in Parlamento con una claussla di salvaguardia per i lavoratori svizzeri.
“Che il Consiglio federale intenda favorire i lavoratori indigeni sul mercato del lavoro è per me comprensibile, se questo avviene di comune accordo. E credo che questo sia possibile”.
Qualcosa si muove quindi sul fronte bilaterale, ed è pure stata fissata una data per un prossimo incontro a fine ottobre.
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