Svizzera presto rifugio fiscale per le e i contribuenti britannici benestanti?
Grazie alla fine del regime d'imposizione fiscale "non-dom" riservato solo ai sudditi di Re Carlo più facoltosi, la Confederazione potrebbe diventare un rifugio fiscale per queste persone.
La Svizzera potrebbe diventare un rifugio fiscale per le e gli abitanti del Regno Unito che subiranno presto la fine di uno speciale regime di imposizione forfettaria detto “non-dom”, con importanti effetti anche sulle tasse di successione.
Lo segnala il periodico finanziario romando L’Agefi in un articolo del numero in edicola mercoledì.
Per “non-dom” si intende residente del Regno Unito il cui domicilio ai fini fiscali è al di fuori del Paese. Il principio è che queste persone pagano le imposte alla Corona solo sul reddito effettivamente generato nella nazione inglese. In cambio devono versare un’imposta forfettaria annuale di 30’000 o 60’000 sterline (34’000-68’000 franchi), a seconda della durata dello status. Inoltre, dal 2017, chi ha trascorso 15 dei 20 anni fiscali precedenti nel Regno Unito non ha più diritto al regime in questione. Secondo il fisco britannico nel 2022/23 sono state 74’000 le persone che hanno beneficiato di tale trattamento speciale.
Il 45% dei redditi di più di 125’140 sterline va al fisco
I “non-dom” facoltosi sono però ora in allerta: il loro regime sarà abolito il 6 aprile 2025. A partire da quella data saranno tassati come gli altri residenti nel Regno Unito non solo sul reddito prodotto all’interno del Paese, ma anche su quello guadagnato all’estero. L’aliquota britannica potrebbe dissuaderli dal rimanere: se il reddito annuale supera le 125’140 sterline, il 45% va al fisco.
“Finora nel Regno Unito il regime di non-dom, anche se piuttosto complesso, è stato molto vantaggioso dal punto di vista fiscale”, afferma Hugues Salomé, responsabile della clientela privata della società di consulenza KPMG Svizzera, in dichiarazioni all’Agefi. I dettagli del nuovo approccio non sono però ancora del tutto noti. “Tutti aspettano il 30 ottobre”, data in cui il Governo del primo ministro laburista Keir Starner presenterà il bilancio 2025, secondo l’esperto di KPMG. “È un momento di grande incertezza”, gli fa eco Justine Markovitz, partner dell’impresa Withers, specializzata nella consulenza ai clienti privati, a sua volta citata dalla testata.
Oltre all’abolizione dello status di “non-dom” è possibile una tassazione retroattiva anche per l’imposta di successione, con un’aliquota fissa del 40% per tutti i beni superiori a 325’000 sterline. Ciò probabilmente interesserà i beni mondiali detenuti in trust da residenti nel Regno Unito che hanno lasciato il Paese per un massimo di 10 anni dopo il cambio di domicilio. Questo dovrebbe portare a un esodo: secondo l’ultimo studio sulla ricchezza globale di UBS nei prossimi anni il Regno Unito sarà il Paese con le maggiori partenze di persone facoltose. Il numero dei ricchi scenderà così da circa 3 milioni nel 2023 a 2,5 milioni entro il 2028.
I due esperti citati da L’Agefi ritengono che la tassa di successione avrà un ruolo ancora più importante della fine dello status di “non-dom” nell’incoraggiare le e gli inglesi benestanti a stabilirsi in altre nazioni. “Le persone sono preoccupate di perdere il 40% di tutto ciò che hanno guadagnato nel corso della loro vita”, spiega Markovitz. Secondo i piani del Governo laburista, l’imposta colpirà anche i beni accumulati all’estero che i titolari vorrebbero trasmettere alle generazioni future.
Svizzera destinazione attraente
E qui entra in gioco la Svizzera, che potrebbe costituire una delle destinazioni più attraenti per chi lascerà gli ormeggi. Attivo sia nella Svizzera tedesca che in Romandia, Salomé osserva “un grande interesse per la regione del Lago Lemano e in particolare per Ginevra, dove da tempo si è stabilita una grande comunità anglosassone”.
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Per l’esperto ci sono due gruppi di interessati: imprenditori e investitori che non intendono più svolgere attività professionali – e che quindi possono essere tassati nella Confederazione su base forfettaria – nonché i gestori di fondi di private equity, che potrebbero essere colpiti da un’altra riforma fiscale. Verrebbero attratti dal fatto che “Ginevra è una piazza finanziaria piuttosto importante, dove possono beneficiare di un quadro fiscale particolarmente vantaggioso”.
Secondo le stime di Salomé se un terzo delle e dei contribuenti interessati dalla fine dello status di “non-dom” prendesse in considerazione la possibilità di trasferirsi e il 5-10% di loro scegliesse la Svizzera si parlerebbe dell’arrivo di 1’000-2’000 persone, “il che sarebbe molto significativo”. A suo avviso la maggior parte degli interessati sta però ancora aspettando, almeno sino al 30 ottobre.
I due esperti sottolineano che la stabilità politica, il rispetto della sfera privata e la qualità dell’istruzione sono tra i principali punti di forza della Confederazione. La tassazione, insomma, non è l’unico fattore preso in considerazione. Anche il fatto che la repubblica dei 26 cantoni attragga nuovi residenti da un’ampia gamma di contesti è considerato un vantaggio, osserva Markovitz.
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L’iniziativa lanciata dai Giovani socialisti svizzeri (GISO) per introdurre un’imposta di successione del 50% sui patrimoni superiori a 50 milioni di franchi non sta intaccando troppo tale immagine. Secondo Salomé, “ha pochissime possibilità di essere accolta e per il momento non sembra preoccupare troppo i “non-dom” che stanno pensando di trasferirsi in Svizzera”. Per Markovitz questo “dipende anche dalla soglia applicata, che è alta”.
“Da un punto di vista strettamente fiscale, la Confederazione presenta innegabili vantaggi, ma non è sempre il Paese più attraente”, sottolinea Salomé. L’Italia e la Grecia, ma anche Monaco e Dubai, stanno cercando di attirare le e gli inglesi. L’Italia combina un forfait fiscale fisso di 200’000 euro con la possibilità di esercitare un’attività lucrativa. “È sicuramente una delle opzioni più attraenti”, afferma Markovitz, ma con riserve riguardo alla certezza del diritto. “Hanno appena raddoppiato improvvisamente l’importo della somma forfettaria, da 100’000 a 200’000 euro: però anche se cambiamenti del genere possono far temere che siano possibili ulteriori modifiche, si tratta comunque di un importo modesto”, conclude la specialista.
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