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Swiss-Ski difende la pista di Zermatt

La preparazione della pista Gran Becca.
La preparazione della pista transfrontaliera "Gran Becca". © Keystone / Jean-christophe Bott

La pista transfrontaliera di discesa libera di sci, condivisa tra Zermatt e Cervinia, fa ancora discutere. Questa volta è il presidente della Federazione svizzera di sci Urs Lehmann che scende in campo in difesa la controversa preparazione della pista di Coppa del mondo.

Urs Lehmann, già campione del mondo di discesa libera, è convinto che “i riflettori sono stati deliberatamente puntati sugli articoli apparsi nei media per suscitare emozioni”. Intanto gli ambientalisti formulano nuove accuse sulla base di immagini odierne.

Pur comprendendo lo shock causato dalle immagini delle scavatrici su un ghiacciaio, l’ex sciatore elvetico sottolinea che senza di esse negli ultimi decenni non sarebbe stato possibile sciare su un ghiacciaio.

Urs Lehmann afferma di essere in contatto quotidiano con il comitato organizzatore. “Sulle piste tutto si è svolto nelle regole dell’arte”, assicura.

Martedì la Commissione cantonale vallesana delle costruzioni (CCC) ha pronunciato un divieto immediato di utilizzo di alcuni impianti sul ghiacciaio del Teodulo a Zermatt, dopo aver constatato che sono situati al di fuori dell’area autorizzata per le gare di sci.

A causa delle condizioni meteorologiche, la CCC non ha però potuto verificare sul posto se i lavori fossero stati eseguiti secondo il piano presentato dall’organizzatore, che ha preso atto della decisione.

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Nuova richiesta urgente

L’associazione Avvocati per il clima, che martedì si è rallegrata per la decisione della CCC, giudicata una pietra miliare nella vicenda, mercoledì ha lanciato nuove accuse. “Le immagini della webcam ‘Matterhorn Glacier Paradise’ (gli impianti di risalita che conducono al Piccolo Cervino) mostrano la presenza di un gatto delle nevi su una sezione del ghiacciaio al di fuori della zona sciistica nonostante il divieto di effettuare qualsiasi lavoro”.

A nome delle associazioni ambientaliste WWF, Pro Natura e Mountain Wilderness Svizzera, Avvocati per il clima presenta quindi una nuova richiesta urgente affinché la “potenziale violazione del divieto” rivelata dalle immagini della webcam sia verificata dalla CCC. L’organizzazione chiede inoltre alla commissione di prorogare il divieto di effettuare lavori.


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