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Swissmem non vede una ripresa nel 2025: “I dazi USA e UE potrebbero far male”

lavoratore
C'è preoccupazione nel settore. Keystone-SDA

Dopo un 2024 difficile, Swissmem non si aspetta miglioramenti nel 2025, in particolare a causa dei dazi statunitensi e dei contro-dazi europei.

L’industria metalmeccanica ed elettrica svizzera (industria MEM) ha vissuto un 2024 difficile e le prospettive sono fosche: non vi sono segnali di ripresa e i dazi statunitensi, come pure i contro-dazi europei, potrebbero fare male. È l’analisi tracciata giovedì dall’associazione di categoria Swissmem.

L’anno scorso il fatturato del comparto è sceso del 4,6% rispetto all’anno precedente. Nel quarto trimestre la flessione su base annua è stata addirittura del 5,7%. Da parte loro sull’insieme dell’esercizio le commesse in entrata sono rimaste ferme ai livelli del 2023 (+0,1%). L’occupazione nel periodo ottobre-dicembre anno si è attestata a 329’000 dipendenti, lo 0,5% in meno dei tre mesi prima.

Il servizio del TG 12.30 del 27 febbraio 2025:

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L’esportazione di beni del settore è diminuita del -3,1% nel 2024, scendendo a 68,3 miliardi di franchi. L’export è salito solo verso l’India (+9,4%) e gli Stati Uniti (+3,9%): l’Asia ha marciato sul posto (-0,2%), mentre ha pesato negativamente l’UE (-5,6%).

Al momento, secondo Swissmem, non vi sono segnali di rimbalzo e l’incertezza è elevata, a causa dei vari conflitti commerciali e di un clima globale poco favorevole per gli investimenti. Stando all’organizzazione il futuro sviluppo dell’industria dipende in larga misura da quanto la Svizzera sarà colpita dall’escalation delle guerre fra blocchi commerciali.

Il peggiore scenario

“Lo scenario peggiore sarebbe quello di dazi statunitensi generalizzati, ai quali l’UE risponderebbe reciprocamente trattando la Svizzera come un paese terzo”, afferma il direttore dell’associazione Stefan Brupbacher, citato in un comunicato odierno. “Questo andrebbe a colpire fino al 70% delle esportazioni dell’industria tecnologica elvetica: le conseguenze sarebbero drammatiche”. Le aziende si aspettano un impulso alla crescita da India, Cina e – soprattutto – Stati Uniti. Ma se Washington dovesse aumentare massicciamente i dazi doganali tale slancio verrebbe stroncato sul nascere.

Secondo Swissmem la Confederazione deve ora optare per un approccio “politicamente astuto e pragmatico”. Deve convincere il governo statunitense che la Svizzera è un partner leale: l’abolizione dei dazi industriali da parte di Berna è una carta vincente. Per quanto riguarda l’Unione europea, deve fare tutto il possibile per garantire che in caso di contromisure non venga trattata come un paese terzo.

Si tratta inoltre di accelerare l’offensiva nel campo del libero scambio. “L’UE ci ha superato con il Mercosur, ma con la conclusione dell’accordo di libero scambio con l’India Berna ha un vantaggio strategico: ora dobbiamo sfruttare questo vantaggio e ratificare l’intesa in tempi brevi”, si dice convinto Brupbacher. “L’industria si aspetta che il Partito socialista, i Verdi e le ONG si astengano da un referendum: un fallimento dell’accordo non giova a nessuno”.

L’importanza dei bilaterali

I Bilaterali III – così viene chiamata dal mondo economico la convenzione negoziata con Bruxelles, i critici parlano invece di Accordo quadro 2.0 – sono ancora più importanti per garantire condizioni quadro stabili sul lungo periodo, argomenta Swissmem. “In un mondo in cui il comportamento imprevedibile e politicamente motivato delle grandi potenze rappresenta la nuova normalità l’accesso non discriminatorio al mercato interno dell’UE diventerà un’ancora economica sicura”, argomenta il presidente Martin Hirzel, a sua volta citato nella nota.

In termini di politica interna, l’organismo padronale invita a non compiere “alcuna stupidaggine”: in questo ambito viene citata l’iniziativa denominata “per il futuro” dei Giovani socialisti (GISO) – che punta a tassare le eredità superiori ai 50 milioni con un’aliquota del 50%, destinando poi i fondi alla protezione del clima – e la nuova iniziativa sulla responsabilità delle multinazionali. “L’iniziativa di esproprio GISO riguarda un terzo delle aziende associate a Swissmem: a causa della clausola di retroattività, giuridicamente discutibile, molti proprietari di imprese si stanno informando per eventualmente trasferirsi”, sostiene Hirzel.

Anche in materia di politica di sicurezza è necessario agire con urgenza, afferma Swissmem. La protezione degli Stati Uniti sull’Europa sta diminuendo sempre di più, l’Europa deve essere in grado di difendersi da sola. La Svizzera si è impegnata a mantenere la neutralità armata: per adempiere a questo impegno e rafforzare la propria sicurezza è necessario disporre di un’industria degli armamenti efficiente. “Swissmem si aspetta che il nuovo capo del Dipartimento della difesa si impegni con la massima priorità a migliorare le condizioni quadro per l’industria elvetica della sicurezza e della tecnologia militare”, conclude l’organizzazione.

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