Esoscheletro, un robot da indossare
Gli esoscheletri - questi robot da indossare come abbiamo intitolato - hanno sempre più applicazioni, dal campo medico a quello lavorativo. Una tecnologia, non nuova, ma che negli ultimi anni ha fatto grandi progressi e su cui lavora anche la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.
Una sorta di robot da indossare in grado di potenziare le capacità fisiche della persona che l’ha addosso: questo il concetto alla base dell’esoscheletro, che per anni è stato parte della fantascienza per il grande pubblico.
I primi prototipi, nel mondo reale, sono stati sviluppati già negli anni ’60, pensati per applicazioni militari. Per anni non sono stati compiuti grandi passi avanti, ma con i primi progressi si è allargato anche lo spettro di applicazioni di questa tecnologia, dal mondo del lavoro al sostegno ai soccorritori, passando per l’aiuto a persone con difficoltà motorie.
È proprio in questo campo che la SUPSI Collegamento esternoha lavorato con MovAiDCollegamento esterno, un progetto condotto con altri 13 partner europei. I ricercatori dell’Istituto sistemi e tecnologie per la produzione sostenibileCollegamento esterno, del Dipartimento tecnologie innovativeCollegamento esterno, si sono occupati del lato informatico dell’esoscheletro, in grado di raccogliere dati sul suo utilizzo, avvertire l’utente in caso di movimenti pericolosi o chiedere di effettuare calibrazioni e verifiche.
Ecco l’intervista a Giuseppe Landolfi del Dipartimento tecnologie innovative della Scuola professionale della Svizzera italiana.
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