Tentato golpe, avvertimento ai turchi di Svizzera
Le autorità di Ankara, attraverso l'ambasciata a Berna, fanno sapere che perseguiranno anche i sostenitori di Gülen residenti qui
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“Perseguiremo anche i sostenitori di Gülen residenti in Svizzera”
Sono oltre 10 mila le persone arrestate in Turchia dopo il tentato colpo di stato della settimana scorsa. C’è chi parla di epurazione, e ora le autorità turche hanno dichiarato di voler procedere legalmente anche contro i simpatizzanti di Fatullah Gülen residenti in Svizzera.
Lo hanno annunciato i funzionari dell’ambasciata turca a Berna durante una conferenza stampa. Intanto i simpatizzanti di Gülen svizzeri sono minacciati e insultati sui social media dai fedeli di Erdogan.
Secondo l’ambasciata turca a Berna, anche in Svizzera i simpatizzanti di Fatullah Gülen -additato da Ankara come l’artefice del fallito colpo di stato- sono molti. Chi non ha relazioni con essi può stare tranquillo, è stato detto. Per i seguaci di Gülen invece le cose potrebbero complicarsi.
“Se dovessimo ricevere delle richieste ufficiali di apertura di procedure o di estradizione da parte della Turchia”, precisa un portavoce, “le inoltreremo alle autorità svizzere. Qui siamo su suolo elvetico, le autorità competenti sono loro, è chiaro.”
Uno dei seguaci svizzeri di Gülen è Cebrail Terlemez, ed è uno dei pochi a parlare apertamente: “Spetta alla politica e alle autorità svizzere commentare queste esternazioni. Io sono cittadino svizzero e come tale godo della protezione del mio paese. Qui c’è uno stato di diritto che funziona e che agirà di conseguenza.”
Molto preoccupanti sono poi le minacce che da giorni circolano su Internet. Questa [cfr. video] è una scuola privata di Zurigo denunciata su social media, i genitori caldamente invitati a non mandarvi più i propri figli dopo le vacanze. E questo perché è stata fondata dal movimento di Fatullah Gülen; in Europa ce ne sono centinaia. È un movimento sufi, corrente mistica dell’Islam, che investe molto nell’educazione ma che alcuni definiscono ‘setta’.
Su Facebook c’è di più: i turchi svizzeri fedeli a Erdogan esprimono il loro odio contro i simpatizzanti di Gülen, e invitano a passare all’azione. “Sui social media divampano denunce, minacce”, rileva Cebrail Terlemez, “vengono fatti i nomi di persone che si dovrebbero segnalare al governo turco, governo che a sua volta fornisce nomi, indirizzi e numeri di telefono di simpatizzanti di Gülen in Svizzera. E non sappiamo come andrà a finire.”
I 120mila cittadini turchi residenti in Svizzera sono quindi aspramente divisi. Una situazione che rispecchia quanto sta accadendo sulle rive del Bosforo.
Al momento, la Svizzera non ha ricevuto alcuna richiesta di assistenza giudiziaria. Ma se anche La Turchia dovesse inoltrarla, ci sono determinate condizioni perché venga accettata. Sentiamo la portavoce dell’Ufficio federale di giustizia, Ingrid Ryser.
“Uno Stato non può agire sul territorio di un altro Paese. Senza permessi, la Turchia non può interrogare o arrestare persone sul suolo elvetico. Deve depositare ufficialmente una domanda di assistenza internazionale in materia penale.
Perché la Svizzera accetti la richiesta di assistenza, è necessario che ci siano determinate condizioni. Il delitto in questione, ad esempio, deve essere punibile in entrambi i Paesi. Inoltre la Svizzera non da alcuna assistenza se ritiene che ci siano delle motivazioni politiche”.
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