Pagare di più i voli per compensare il CO2, serve?
Sempre più passeggeri, in Svizzera, scelgono di pagare un supplemento o contributo volontario sui biglietti aerei per compensare le proprie emissioni di CO2. Una scelta favorita dalla cattiva reputazione che i trasporti in aeroplano hanno acquisito in un periodo di forti proteste contro i cambiamenti climatici. Ma come vengono spesi quei soldi?
Notizia di martedì, in Svizzera nel 2018 le emissioni di CO2 generate dai carburanti (benzina e diesel) sono rimaste invariate rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dalla statistica annualeCollegamento esterno dell’Ufficio federale dell’ambiente UFAMCollegamento esterno.
Si rilevano sì un maggior impiego di biocarburanti (+36%, al 3,5% del totale) e una quota crescente di mobilità elettrica nel traffico stradale, ma anche un maggior numero di chilometri percorsi e un aumento delle vetture ad alta intensità di emissioni. Inoltre, il settore degli edifici fa ancora ampiamente uso di olio o gas per riscaldare.
Le emissioni rimangono quindi al livello del 2017, ossia a +3,3% rispetto al 1990.
Compensazione dei voli
Intanto, il dibattito e le proteste a favore dell’ambiente hanno portato sul banco degli imputati i viaggi in aereo.
La piattaforma MyClimateCollegamento esterno ha registrato un aumento del 400% in un anno di passeggeri che insieme al biglietto acquistano una compensazione del CO2, e la tendenza è al rialzo.
Possono dunque volare con la coscienza pulita? Come e a quali progetti sono destinati i fondi raccolti con i supplementi?
Nel servizio del TelegiornaleCollegamento esterno della Radiotelevisione svizzera RSI, l’intervista al portavoce di MyClimate Kai Landwehr e un parere del climatologo dell’Università di Berna Fortunat Joos sull’utilità della compensazione.
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