Aziende svizzere pioniere nell’uso delle ‘privacy icons’
Un gruppo di grandi aziende svizzere ha sviluppato e adottato le privacy icons, dei pittogrammi che consentono al consumatore di comprendere in modo semplice e rapido quale uso viene fatto dei propri dati personali. Disponibili gratuitamente per qualunque impresa voglia farne uso, le icone della privacy potrebbero diventare un linguaggio figurato standard.
Quante volte, nell’iscriverci a un servizio o effettuando acquisti su Internet, abbiamo accettato le condizioni sulla privacy senza leggerle? È comprensibile: le dichiarazioni generali di protezione dei dati sono spesso dei testi lunghi e di carattere giuridico e tecnico, che rischiano di confondere anziché informare. Al contempo, alla maggior parte delle persone preme che i propri dati personali siano ben protetti e usati in modo pulito. Che fare?
Sulle dichiarazioni di SwisscomCollegamento esterno, Ferrovie federali svizzereCollegamento esterno, MigrosCollegamento esterno e dello studio legale Wenger & VieliCollegamento esterno sono apparse a fine 2020 delle icone dalla forma semplice e intuitiva che aiutano l’utente a farsi velocemente un’idea di quali dati vengono trattati, da chi e perché. Talvolta, guidano anche il cliente -come dei segnalibri- nella consultazione dei singoli articoli delle condizioni.
Le 19 icone [guarda quiCollegamento esterno che aspetto hanno e cosa significano] coprono sei ambiti: tipo di dati, fonte dei dati, scopo del trattamento, trattamenti particolari, trasmissione a terzi e luogo del trattamento. Oltre che dai principali promotori, sono già utilizzate attivamente da un’altra ventina di piccole e medie imprese e da privati.
Innovazione collaborativa
“Lo sviluppo delle icone della privacy risale a un evento del 2017 di digitalswitzerland per l’innovazione collaborativa”, rievoca Juliette Hotz, co-presidente dell’Associazione Privacy Icons. “L’idea ha vinto il premio del pubblico e gli specialisti della protezione dei dati di sette grandi aziende svizzere e dell’Università di Zurigo hanno poi affrontato la questione di cosa è necessario affinché una persona interessata possa decidere se acconsentire o no al trattamento dei propri dati personali. Siamo giunti alla conclusione che il presupposto decisivo è la massima trasparenza. Le icone vi contribuiscono”.
Le 19 privacy icons appaiono spesso accompagnate da un breve testo (esempi: “Trattiamo i suoi dati relativi alla salute” – “Utilizziamo i suoi dati personali per il marketing e la pubblicità”) ed esistono tutte anche in forma barrata (“Non trattiamo / Non utilizziamo …”).
Le icone lanciate in Svizzera non sono l’unico progetto di comunicazione visiva volto a incrementare la trasparenza nella gestione dei dati. È però il primo elencato alla voce ‘iniziative globali’ sul Privacy Icons ForumCollegamento esterno, una piattaforma promossa da sette atenei europei. “Quale progetto prevarrà, dipenderà dalla qualità delle icone, ma anche fortemente dalla loro diffusione e utilizzo”, osserva Juliette Hotz.
“Al momento”, prosegue, “non siamo a conoscenza di alcuna soluzione che rifletta le dichiarazioni sul trattamento dei dati meglio delle privacy icons che abbiamo lanciato. Ma l’approccio è molto diffuso. Ad esempio, Apple ha recentemente introdotto le proprie iconeCollegamento esterno, che devono essere utilizzate da tutti i fornitori di app per mostrare quali dati vengono elaborati durante l’utilizzo. È certo che il pubblico incontrerà sempre più icone anche nel campo della privacy. Ci auguriamo che quelle del nostro progetto prendano piede, almeno in Svizzera. L’Associazione è aperta a suggerimenti di miglioramento e parteciperebbe anche ad una discussione a livello politico, in modo che le idee si arricchiscano a vicenda invece di farsi concorrenza”.
Secondo uno studio del New York TimesCollegamento esterno, molte dichiarazioni generali di protezione dei dati sono più difficili da leggere della ‘Critica della ragione pura’ di Immanuel Kant.
Complementari al testo
I pittogrammi “non sostituiscono le informative sulla privacy, e non è nemmeno questo l’obiettivo”, spiega Hotz, che sgombra anche il campo da un possibile equivoco: “Le privacy icons non sono un certificato. È e rimane dovere di ogni azienda informare in modo veritiero sul proprio trattamento dei dati”.
Insomma, è improbabile che le imprese rinuncino a tutelarsi con quei lunghi testi in fondo ai quali clicchiamo ‘Accetta’. Ma piuttosto che lasciare che i consumatori scelgano la totale inconsapevolezza, meglio mettere in evidenza le informazioni più importanti.
“Se le privacy icons sono utilizzate bene, i clienti dovrebbero essere in grado di ottenere una buona visione d’insieme dell’elaborazione dei loro dati in tempi brevi. Tuttavia, le icone non coprono mai tutti i dettagli. Soprattutto quando si tratta di trattare dati sensibili, come ad esempio quelli sanitari, raccomando comunque di leggere attentamente l’informativa”, sottolinea Juliette Hotz. Consigliera senior nel trattamento dei dati presso Swisscom, è anche convinta che grazie a queste informazioni visive rapide -che guidano gli utenti ai capitoli della politica sulla privacy più rilevanti per loro- è più probabile che i clienti leggano almeno in parte le dichiarazioni.
Un altro vantaggio che si avrà, qualora le privacy icons diventino uno standard, è la facilità di confronto tra diverse aziende/servizi nell’utilizzo dei dati. Con un’influenza anche sul testo.
“Sì, pensiamo che le icone aiutino a raggiungere una certa standardizzazione delle dichiarazioni sulla privacy. Il contenuto delle dichiarazioni varia sempre a seconda della situazione, in quanto dipende dall’elaborazione concreta dei dati di cui si deve essere informati. Tuttavia, una presentazione più uniforme è comunque utile, in quanto i clienti possono orientarsi e informarsi meglio in questo modo.”
Liberamente utilizzabili
Le premesse per una diffusione capillare ci sono: ogni persona o impresa che tratta dati personali può scaricare il set pittogrammi dal sito privacy-icons.ch e utilizzarli liberamente. Tutto ciò che deve fare è avvisare l’associazione, rispettare alcune (poche) direttiveCollegamento esterno e una guida di stileCollegamento esterno.
Le icone della privacy sono un’iniziativa privata. Non vengono emesse da autorità e non sono neppure verificate o adottate dalle autorità. L’incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza Adrian Lobsinger è stato però consultato nel marzo del 2020 e ha accolto positivamente l’iniziativa, poiché la Legge sulla protezione dei datiCollegamento esterno può aiutare le persone a esercitare un controllo solo se queste ultime comprendono quale utilizzo viene fatto delle informazioni. In questo senso, “le icone della privacy forniscono orientamento e contribuiscono a rendere più comprensibili le dichiarazioni astratte sulla protezione dei dati, ma non le sostituiscono”, ribadisce Lobsinger, citato in una nota dell’Associazione. “Promuovono la trasparenza, il che rappresenta una delle principali esigenze della protezione dei dati”.
L’incaricato si aspetta ovviamente serietà nell’uso delle privacy icons, commenta Hotz. “Le dichiarazioni rese attraverso di esse dovrebbero essere altrettanto vincolanti quanto le dichiarazioni scritte”.
L’Associazione Privacy Icons è un conglomerato di società svizzere ed è stata fondata in occasione del già citato convegno di digitalswitzerland del 2017. Promotore della discussione è stato il prof. Florent Thuvenin, docente di diritto dell’informazione e della comunicazione all’Università di Zurigo. Gli attuali membri del sodalizio sono BKW, Credit Suisse, Julius Bär, Migros, FFS, Swisscom, Zurich, l’Università di Zurigo e lo studio legale Wenger & Vieli.
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