Divieto di svolgere attività in quattro Stati arabi, Pilatus presenta ricorso
Pilatus ricorrerà al Tribunale amministrativo federale (TAF) contro la decisione della Direzione politica del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di sospendere tutte le attività del costruttore di aerei in quattro Stati Arabi, tra cui Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti (UAE).
La decisione è stata recepita “con grande preoccupazione e incomprensione”, si legge in un comunicato diffuso da Pilatus venerdì. Il costruttore di aerei ritiene “inopportuno” il tempo concesso di 90 giorni entro il quale gli è stato imposto di “cessare il supporto logistico sul posto”.
Il servizio clienti è un pilatro importante per il gruppo, da cui dipende quasi la metà del personale della della sede centrale di Stans (nel canton Nidvaldo), viene aggiunto. Secondo l’azienda, il divieto imposto dal DFAE la scorsa settimana pone Pilatus in una posizione di enorme svantaggio rispetto agli altri costruttori di aerei e avrà gravi ripercussioni: “In considerazione dello stretto legame tra vendite e supporto logistico, risulta di fatto un futuro divieto di esportazione”. Secondo il costruttore, “il Consiglio federale non era apparentemente a conoscenza della portata della decisione del DFAE”.
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L’azienda si sente dunque costretta a ricorrere al TAF “per chiarire la base giuridica e creare certezza di diritto per Pilatus, i suoi collaboratori e altre aziende svizzere”. “Abbiamo fatto tutto correttamente”, garantisce il presidente del consiglio di amministrazione Oscar Schwenk, citato nella nota.
“Sostegno a forze armate”
Una decina di giorni fa, il DFAE aveva annunciato che la competente direzione del dipartimento aveva esaminato i servizi di supporto della società in quattro Stati arabi (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Giordania), che includono il supporto tecnico, la gestione dei pezzi di ricambio e la risoluzione dei problemi relativi al velivolo PC-21 e ai simulatori.
Stando al DFAE, queste attività rappresentano un sostegno a forze armate e sono quindi soggette all’obbligo di notifica secondo la Legge federale sulle prestazioni di sicurezza private fornite all’estero (LPSP). Dopo aver esaminato la situazione, si è giunti alla conclusione che i servizi forniti da Pilatus violano la legge, poiché incompatibili con gli obiettivi di politica estera di Berna.
La Direzione politica del DFAE è inoltre dell’avviso che esistano indizi secondo cui il costruttore nidvaldese non abbia rispettato l’obbligo di notifica previsto dalla legge. Ha dunque sporto denuncia presso il Ministero pubblico della Confederazione.
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