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La legge antiburqa è incompleta e va corretta

La legge di applicazione ticinese sulla dissimulazione del volto entrata in vigore nel luglio 2016 dovrà essere completata dal Gran Consiglio dopo che il Tribunale federale (TF) ha parzialmente accolto un ricorso di due cittadini contro la normativa cantonale.

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Per l’alta corte il dispositivo previsto dal legislatore ticinese è sproporzionato per quel che concerne la libertà di riunione, la libertà di espressione e la libertà economica.

Per questo motivo il Tribunale federale ritiene che la legislazione debba essere completata con ulteriori eccezioni al fine di permettere a partecipanti a una manifestazione politica di portare una maschera, nella misura in cui gli obiettivi di ordine pubblico perseguiti dalla legge non siano compromessi.

La legislazione dovrà pure prevedere analoghe eccezioni in presenza di eventi commerciali o pubblicitari. Queste indicazioni dei giudici, come hanno già rilevato alcuni commentatori, finiranno inevitabilmente per ridurre in una certa misura la portata delle disposizioni cantonali.

La legge, comunemente conosciuta come “norma antiburqa, è stata elaborata e approvata nel 2015 dal legislativo cantonale dopo che nel settembre 2013 oltre il 65% dei votanti ticinesi aveva accolto l’iniziativa promossa dal “Guastafeste”.

A livello federale è pendente un’iniziativa analoga a quella in vigore nel cantone sudalpino.

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