Nessun rimborso ai frontalieri pagati in euro
Non hanno diritto ad alcun rimborso, due frontalieri che si erano rivolti alla giustizia dopo che le aziende per le quali lavoravano avevano versato loro i salari in euro, giustificandosi con la forza del franco. È la decisioneCollegamento esterno presa martedì dal Tribunale federale, che ha accolto un ricorso di tali aziende.
I due lavoratori -impiegati rispettivamente alla Marquardt Verwaltungs-GmbH e alla vonRoll production SA- avevano sostenuto che la paga in valuta straniera era contraria alla libera circolazione delle persone. I tribunali cantonali avevano dato loro ragione.
Le aziende hanno però inoltrato ricorso alla massima istanza giudiziaria elvetica, che per la prima volta ha così trattato la questione dei salari in euro. E ha dato loro ragione.
I rimborsi (inizialmente) ottenuti
Nel 2011, la Marquardt aveva avvertito i propri dipendenti delle difficoltà legate al franco forte e della decisione di pagare, dal gennaio 2012, il 70% dei salari in euro e il resto in valuta svizzera.
Secondo il Tribunale cantonale di Sciaffusa -di fronte al quale un impiegato licenziato nel 2014 ha ottenuto 20’475 franchi di arretrati- si è trattato di una discriminazione indiretta dei lavoratori europei, rispetto ai colleghi domiciliati in Svizzera. Il che è contrario all’Accordo sulla libera circolazione delle persone.
vonRoll aveva invece instaurato un sistema dinamico, che prevedeva il pagamento in euro in funzione delle variazioni del tasso di cambio. Un frontaliere francese, nel 2016, aveva ottenuto davanti alla giustizia del Canton Giura 18’881 franchi di rimborso, decisione confermata nel 2017.
Le spiegazioni del TF
Il Tribunale federale ritiene che i due frontalieri non possano richiedere un risarcimento a posteriori, poiché entrambi avevano accettato nel 2011 una modifica contrattuale che riguardava proprio i salari e conoscevano le gravi difficoltà economiche dei datori di lavoro nelle quali si iscrivevano le misure.
I frontalieri erano inoltre perfettamente a conoscenza del fatto che un salario versato in franchi e convertito al tasso di cambio effettivo avrebbe garantito un salario in euro più elevato di quello effettivamente percepito.
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