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Trovato un compromesso sui diritti di ricorso contro nuove centrali idroelettriche

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Keystone / Gian Ehrenzeller

I ricorsi contro i progetti di cenbtrali idroelettriche in Svizzera verranno presi in considerazionbe solo se almeno tre organizzazioni li presentano congiuntamente.

I ricorsi contro i 16 progetti di centrali idroelettriche, che figurano nella Legge sull’energia approvata recentemente dal popolo, dovranno essere possibili solo se presentati congiuntamente da tre organizzazioni.

Martedì il Consiglio nazionale, con 134 voti contro 64, ha proposto un compromesso su questo punto della modifica legislativa con la quale il Consiglio federale vuole semplificare e accelerare le procedure di autorizzazione per le energie rinnovabili. Il dossier ritorna al Consiglio degli Stati per l’appianamento di questa e altre divergenze

Nel dicembre scorso, la Camera dei Cantoni aveva ulteriormente inasprito le condizioni per i ricorsi. Aveva escluso qualsiasi ricorso da parte delle organizzazioni ambientaliste contro i sedici grandi progetti idroelettrici, previsti anche in Ticino (Sambuco) e nei Grigioni (Chlus), approvati dall’elettorato la scorsa estate. Il Nazionale non ha voluto spingersi così lontano.

La sinistra ha tentato invano di non toccare gli attuali diritti di ricorso. Christophe Clivaz (Verdi) ha criticato il fatto che le promesse fatte durante la campagna di votazione siano state disattese meno di un anno dopo. Il diritto di ricorso per i singoli e le organizzazioni era garantito, ha sottolineato.

Misure di compensazione riviste

Un altro punto controverso è rappresentato dalle misure di compensazione già previste per proteggere la biodiversità e il paesaggio. Il Consiglio degli Stati vuole rinunciarvi. Se i biotopi sono colpiti da progetti di costruzione, non dovrebbero più essere sostituiti. Al contrario, una tassa di compensazione dovrebbe essere versata ai Cantoni, che sarebbero responsabili di trovare misure adeguate.

Jon Pult (Partito socialista) si è opposto invano a questa proposta, ritenendola un “indebolimento del principio ‘chi inquina paga’”. Anche il ministro dell’Energia Albert Rösti era contrario alla decisione dei “senatori”. L’organizzazione ambientalista Aqua Viva sta valutando la possibilità di ritirare il ricorso contro la diga di Trift, nell’Oberland bernese, se le misure di compensazione saranno mantenute, ha sottolineato.

Il servizio del TG 20.00 della RSI del 4 marzo 2025:

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Rösti ha poi aggiunto di essere in contatto con la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio per il ritiro del ricorso. Questa fondazione si oppone al progetto del Gornerli sopra Zermatt (Vallese), uno dei sedici previsti dalla legge sull’energia. Senza successo. Ma – al voto – solo la sinistra, i Verdi liberali e parte del Centro lo hanno ascoltato.

Solare alpino

La Camera del popolo si è invece allineata con i “senatori” accettando un trattamento speciale per l’energia solare alpina, anche se con alcune precisazioni, suscitando il grande disappunto dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). È stata infatti creata una legge separata che entrerà in vigore il 1° gennaio 2026, con effetto retroattivo se necessario.

Gli impianti fotovoltaici nelle Alpi dovrebbero inoltre continuare a beneficiare del sostegno federale anche se non immettono ancora parte della loro produzione nella rete elettrica entro la fine del 2025. Stando alla legge “Solar Express”, ciò vale per gli impianti con una produzione minima di 10 GWh, che possono ricevere un sostegno federale massimo del 60% per i costi di investimento.

Il plenum ha poi apportato una serie di altre modifiche. Si è in particolare allineato con i “senatori” per quanto riguarda il coinvolgimento dei Comuni in cui il progetto deve essere ubicato nella procedura di approvazione. Ha infatti chiarito che i Cantoni che hanno già introdotto una procedura di autorizzazione accelerata non devono rivederla a causa della nuova legge federale.

Il dossier ritorna ora alla Camera dei Cantoni.

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