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UBS, sparirà una novantina di filiali in Svizzera

La sede di di UBS a Basilea.
Le filiali di UBS e Credit Suisse saranno accorpate in Svizzera. Keystone / Georgios Kefalas

La banca si appresta a tagliare i doppioni dopo la fusione con Credit Suisse.

Al termine dell’integrazione di Credit Suisse da parte di UBS nel 2026 sopravviveranno circa 190 filiali, vale a dire più o meno lo stesso numero di quelle che la grande banca ha attualmente nella Confederazione. Secondo gli ultimi dati, Credit Suisse ha ancora circa 95 filiali in Svizzera, che nel frattempo sono state rilevate da UBS.  

La presidente della direzione generale di UBS Svizzera, Sabine Keller-Busse, intervenuta alla conferenza annuale degli investitori, ha precisato che la linea del gruppo bancario è quella di attribuire la priorità alla sede “migliore” sul territorio.

La redditività delle attività in Svizzera

La dirigente ha sottolineato la necessità di ritrovare la consueta redditività, rimessa in discussione dalla complessa operazione di integrazione, e a questo scopo, ha indicato Sabine Keller-Busse, ci si sta concentrando sul “giusto” livello dei costi, sulla crescita nelle aree d’affari strategiche e sull’ottimizzazione del bilancio.

L’obiettivo a medio termine è di raggiungere un rendimento delle attività in Svizzera, costituite dal capitale proprio (return on equity) nella divisione Personal & Corporate Banking, di circa il 19%.

Per il momento la banca, che nel primo semestre aveva ottenuto un incremento del 14,7% in questo segmento d’attività, è ancora lontana dall’obiettivo prefissato: prima dell’acquisizione di Credit Suisse, avvenuta nel corso del 2023, il rendimento della divisione citata, era del 19,5%.

A incidere sulle cifre, ancora non del tutto soddisfacenti, sono i costi che sono saliti alle stelle nell’ultimo anno. Nel secondo trimestre le spese operative sono aumentate di circa la metà, raggiungendo 1,27 miliardi di franchi nelle attività dirette da Sabine Keller-Busse.

Interessante a questo riguardo, secondo quanto rilevano le e gli analisti, è il cosiddetto “cost/income ratio” (CIR, cioè il rapporto fra i ricavi e gli oneri dell’acquisizione), usato per valutare l’efficienza di una banca. Tale rapporto è salito al 61,4% dal 51,6% registrato nello stesso trimestre dell’anno precedente.

Conseguenze sul personale

Non è ancora completamente chiaro l’impatto che l’operazione avrà sul personale del grande gruppo finanziario. Si prevede però che i tagli di posti di lavoro a livello globale saranno di ampia portata. È verosimile comunque che il comparto investment banking e quello in cui sono inserite le attività che UBS vuole liquidare saranno toccati in misura consistente dalla cancellazione di impieghi.

Secondo recenti stime dei media, l’istituto prevede di avere un totale di 85’000 dipendenti alla fine dell’integrazione. A fine marzo 2024, l’organico era di 111’549 posizioni a tempo pieno, di cui circa il 30% in Svizzera. Prima dell’acquisizione, alla fine del 2022, gli impieghi erano circa 123’000, considerando il totale delle collaboratrici e dei collaboratori delle due banche.

La ristrutturazione dovrebbe essere avviata solo dopo la fusione delle entità giuridiche UBS SA e Credit Suisse SA a fusione ultimata.

Utili superiori alle previsioni

Da segnalare che nelle scorse settimane il gruppo elvetico aveva annunciato un utile netto, oltre alle attese, di 2,89 miliardi di dollari (2,4 miliardi di franchi) nei primi sei mesi dell’anno e di 1,13 miliardi di dollari (980 milioni di franchi) nel secondo trimestre.

In occasione della presentazione dei dati trimestrali a metà agosto i vertici di UBS hanno comunicato di aver rimborsato integralmente il cosiddetto sostegno straordinario di liquidità (ELA: emergency liquidity assistance) concesso dalla Banca nazionale svizzera (BNS) a Credit Suisse quando, nel marzo 2023, era stata salvata, sotto la regia del Governo federale e delle autorità monetarie, attraverso l’operazione di integrazione con l’ex concorrente elvetica.

Dei 19 miliardi ancora in sospeso a fine marzo 2024, 9 miliardi sono stati pagati da UBS in maggio e l’ultima tranche è stata onorata nel corso del mese di giugno.

Nel marzo 2023, poco prima dell’acquisizione, Credit Suisse aveva beneficiato di 50 miliardi di franchi complessivi in ELA. In seguito, per consentire la fusione fra le due società, la BNS aveva concesso a UBS un altro aiuto di liquidità (Public Liquidity Backstop, PLB) fino a 100 miliardi garantito dalla Confederazione, nonché ulteriori prestiti di aiuto di liquidità (ELA+) garantiti solo da un privilegio fallimentare per altri 100 miliardi di franchi. UBS aveva già estinto il PLB lo scorso anno e ha rimborsato anche i prestiti ELA+.

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