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Le previsioni pessimistiche dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali non toccano solo l’AVS

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Keystone / Christian Beutler

Previsioni eccessivamente pessimistiche, come quelle formulate dall'Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) e poi corrette al ribasso non senza arrossire riguardanti le stime finanziarie dell'AVS, non concernono solo il primo pilastro.

Sono infatti coinvolte anche altre leggi a carattere sociale, indica stamane il quotidiano romando Le Temps, secondo cui le stime dell’UFAS – che tra l’altro ha informato degli errori di calcolo il Consiglio federale solo due mesi dopo aver scoperto l’inghippo, come riportano stamane la Tribune de Genève e il 24heures oltre allo stesso Temps – condizionano i dibattiti parlamentari, spingendo le Camere a respingere leggi oppure a inasprire i criteri per l’attribuzione di sussidi.

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Rendite ponte

È il caso, per esempio, della legge del 2021 che regola le prestazioni transitorie per disoccupati anziani di lunga durata oppure le disposizioni che consentono il versamento di indennità a quei genitori che devono smettere di lavorare completamente o in parte per accudire un bambino minorenne gravemente malato.

Nel primo caso, precisa il foglio ginevrino, per il 2021 l’UFAS aveva stimato in 1100 persone i potenziali percettori di cosiddette”rendite ponte” destinate a disoccupati anziani. Per quell’anno, il parlamento aveva previsto uscite pari a 20 milioni di franchi.

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Ma in realtà, i beneficiari che non hanno più diritto alla disoccupazione e sono ancora lontani dalla pensione, sono stati solo 158 per un costo globale di 1,7 milioni di franchi, ciò che ha fatto ammettere all’UFAS di aver sovrastimato le uscite. Una situazione simile si è ripetuta nel 2022. Ebbene, le previsioni dell’UFAS hanno spinto il parlamento ad inasprire le condizioni, restringendo il numero di beneficiari potenziali, per ottenere questo aiuto.

Per percepire le prestazioni transitorie, le persone devono infatti adempiere a diverse condizioni, in particolare devono aver esaurito il diritto all’indennità di disoccupazione dopo il compimento dei 60 anni, essere state assicurate all’AVS per almeno 20 anni e disporre di una sostanza modesta.

Un problema noto

L’amministrazione federale, a dire il vero, si era già resa conto di aver sovrastimato il numero di potenziali beneficiari di tale prestazione transitoria tesa a garantire la copertura del fabbisogno vitale delle persone che hanno perso il lavoro poco prima di raggiungere l’età di pensionamento.

Il 4 di dicembre 2023, per esempio, l’UFAS ammetteva che solo un quarto degli ultrasessantenni interessati aveva presentato una domanda. Tra la metà del 2021 e la fine del 2022, solo 671 persone avevano ricevuto una prestazione transitoria, aveva indicato l’UFAS in una nota, ossia un numero inferiore di beneficiari rispetto a quanto inizialmente ipotizzato.

L’UFAS spiegava simili cifre col fatto che le rendite ponte erano entrate in vigore il primo luglio 2021, nel bel mezzo della pandemia di Covid-19. Il numero di disoccupati che avevano raggiunto la fine del loro diritto ai sussidi di disoccupazione era stato inferiore al previsto. Quelli della prima ondata pandemica (marzo-agosto 2020) avevano goduto di una proroga straordinaria fino a nove mesi per ricevere l’indennità di disoccupazione. Di conseguenza, alcuni di loro avevano raggiunto la fine del loro diritto solo alla fine del 2022. Per spiegare tale discrepanza, inoltre, l’UFAS aveva sostenuto che non tutti gli gli aventi diritto avevano fatto domanda per una rendita ponte e che non tutte le richieste erano state approvate.

Figli malati, previsioni errate

Per quanto attiene ai familiari assistenti, e al sostegno finanziario finanziato con le Indennità per perdita di guadagno (IPG), anche in questo caso si tratta di una prestazione a carattere sociale entrata in vigore nel 2021 che prevede la copertura dell’80% del reddito per quattordici settimane.

Durante i dibattiti parlamentari, sottolinea Le Temps, i parlamentari hanno stretto la cinghia alla luce delle stime che calcolavano costi annuali per 75 milioni e quindi un aumento del prelievo sui salari. Ma le cifre dicono altro: riportando dati dell’UFAS raccolti dal giornale francofono, i costi sono ammontati a 1,2 milioni nel 2021, per poi salire a 6,4 milioni nel 2022 e 7,4 milioni nel 2023.

A sostegno della sua tesi secondo cui il parlamento avrebbe inasprito le condizioni per ottenere tali indennità, il giornale ricorda la mozione del consigliere agli Stati Damian Müller del giugno 2022, inoltrata per rimediare, stando al testo dell’atto parlamentare, alle lacune nell’esecuzione di questa indennità giornaliera, che raggiunge solo una piccola parte degli obiettivi iniziali.

Per il “senatore” lucernese, i criteri restrittivi inclusi nella legge causano gravi difficoltà ai medici e creano grandi diseguaglianze tra le famiglie. Inoltre, la prassi dimostra che siamo ben lontani dall’utilizzare tutto il budget messo a disposizione.

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