Come la Svizzera regola i suoi rapporti con l’UE
Fuori da tutto, anche dal mercato unico e dalla Corte di giustizia europei, e ripresa in mano del controllo sull’immigrazione: Theresa May ha annunciato martedì una Brexit senza compromessi. Ma cosa significa non far parte dell’UE? La Svizzera ha una lunga esperienza in materia. Come ha regolato i suoi rapporti con Bruxelles?
Commercio, trasporti, progetti scientifici, cooperazione in materia di asilo, libera circolazione… le relazioni tra Svizzera e Unione Europea sono regolate da oltre 120 accordi bilaterali. Poiché la maggioranza dei cittadini svizzeri non ha mai voluto saperne di entrare a fare parte dell’Unione, la Confederazione ha dovuto negoziare con Bruxelles questa lista infinita di trattati.
E non poteva essere diversamente: essendo circondata da paesi dell’Unione la Svizzera, che non ha voluto aderire all’istituzione sovrannazionale che si è consolidata nel continente a partire dalla seconda metà degli anni ’50, ha dovuto integrarsi in determinate materie con l’Ue. In particolare ha accesso, seppur con alcuni limiti, al mercato unico e dal giugno 2002 si è aperta alla libera circolazione delle persone che già connotava i rapporti tra i paesi dell’Ue.
Le vertenze tra Svizzera e Ue
Non sempre però tutto è filato liscio. Ad esempio, il 9 febbraio del 2014, gli elettori elvetici hanno accettato l’iniziativa denominata “contro l’immigrazione di massa”, che ha messo a dura prova le relazioni bilaterali, poiché rimetteva in discussione proprio il principio della libera circolazione delle persone. La soluzione adottata dal parlamento svizzero (vedi altri sviluppi) dovrebbe permettere di rispettare l’accordo vigente, introducendo nel contempo qualche misura supplementare per controllare l’immigrazione.
Vi è poi la questione istituzionale che riguarda essenzialmente la problematica dell’evoluzione dei rapporti tra Berna e Bruxelles. La Commissione punta all’adeguamento automatico delle norme europee da parte della Confederazione sulle tematiche comuni poiché non intende negoziare di volta in volta le modifiche degli assetti istituzionali. Da parte sua la Svizzera teme ulteriori perdite di sovranità e per questo motivo si trincera dietro la cosiddetta via bilaterale. Ma un’intesa, una volta risolta la pendenza relativa alla libera circolazione, dovrebbe essere a portata di mano.
Svizzera come modello?
La Svizzera potrebbe fungere da esempio per Londra? È sicuramente troppo presto per dirlo. Nel suo discorso di martedì, Theresa May ha detto di volere una rottura “chiara e netta” con l’UE e si profila quindi una separazione assai più profonda rispetto a quello che esiste attualmente tra Berna e Bruxelles.
La prima ministra rischia però di scontrarsi con gli altri dirigenti europei, che non vogliono che uno Stato terzo possa avere un’UE su misura.
Il leader del Partito laburista britannico, Jeremy Corbyn, si è dal canto suo detto preoccupato dopo il discorso di Theresa May: “Dice ‘lasciamo il mercato unico’ e nello stesso tempo afferma di volere l’accesso al mercato unico. Non so come tutto ciò sarà percepito in Europa. Sembra che voglia la botte piena e la moglie ubriaca”.
Una critica che spesso è stata rivolta anche alla Svizzera.
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