Gli svizzeri seguono l’UE e proibiscono le armi semiautomatiche
Commercio e possesso di armi da fuoco in Svizzera saranno disciplinati più severamente, in linea con la Direttiva europea. Nel voto odierno, il popolo ha chiaramente dato il nullaosta all'inasprimento legislativo, legato agli accordi di Schengen e Dublino.
Confermando i sondaggi, i votanti hanno accettato la revisione della legge sulle armi con il 63,7% di sì. In controtendenza con tutto il resto della Svizzera, il Ticino che l’ha bocciata con il 54,5% dei voti, come si vede nel grafico interattivo seguente:
Vietate ma non bandite
Con questa revisione, la Svizzera recepisce nella propria legislazione la nuova Direttiva europea sulle armiCollegamento esterno, legata all’accordo di SchengenCollegamento esterno sulla sicurezza. Essa è stata adottata da Bruxelles allo scopo di ridurre i rischi che armi automatiche e semiautomatiche siano trasferite verso i mercati illegali e che finiscano nelle mani di criminali e di terroristi. Concretamente si vuole rendere più difficile il loro acquisto, migliorare la loro tracciabilità e rafforzare lo scambio di informazioni tra gli Stati.
La Svizzera ha comunque ottenuto da Bruxelles che la Direttiva UE sia applicata tenendo conto delle tradizioni elvetiche in materia di tiro. Certo, le semiautomatiche dotate di un caricatore ad alta capacità, che permettono di sparare a raffica senza dover ricaricare, passeranno dalla categoria delle armi soggette ad autorizzazione a quella delle armi vietate. Ma ciò non significa che saranno bandite dalla Confederazione, bensì che saranno vincolate ad “autorizzazione eccezionale”, rilasciata dal competente servizio cantonale per le armi.
Riguardo ai fucili d’assalto dell’esercito svizzero, pur rientrando nella categoria delle armi semiautomatiche vietate, beneficeranno di una deroga: l’arma di ordinanza con il relativo caricatore potrà essere ceduta in proprietà ai cittadini prosciolti dagli obblighi militari e costoro potranno essere autorizzati a utilizzarla per il tiro sportivo.
In una conferenza stampa oggi a Berna, la ministra svizzera di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter ha espresso la soddisfazione del governo per il risultato del voto popolare. La cosa più importante di questo “sì” è che “il sistema di tiro tradizionale può continuare ad essere mantenuto, e nulla cambierà per il sistema di tiro militare e le armi da fuoco, che vengono direttamente acquisite dall’esercito”, ha dichiarato.
Il peso di Schengen e Dublino
Il governo elvetico aveva sottolineato che se la Svizzera non si fosse adeguata, avrebbe corso il pericolo di essere esclusa dalla cooperazione con gli Stati membri degli accordi di Schengen, sulla sicurezza, e di Dublino, sull’asilo.
Come il governo, tutti i Gruppi del parlamento, ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), avevano giudicato i vantaggi portati da questi accordi troppo importanti, per rischiare di perderli.
La reazione della ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter:
Gli argomenti del governo e della maggioranza parlamentare non erano però stati condivisi dalla Comunità di interessi del tiro svizzero (CITCollegamento esterno), che aveva lanciato con successo il referendum. La CIT denunciava che la trasposizione della Direttiva UE sulle armi non offrirebbe alcun vantaggio in termini di sicurezza, ma segnerebbe la fine del tiro come sport di massa . A suo avviso, il timore di un’espulsione della Svizzera dallo Spazio di Schengen era “assolutamente infondato”.
Le reazioni dei comitati:
“Al limite della disinformazione”
Usciti seccamente sconfitti dall’esame delle urne, i promotori del referendum hanno reagito con amarezza. Nel loro mirino è finita la campagna dei sostenitori della revisione legislativa.
Il copresidente del comitato referendario Werner Salzmann l’ha definita “al limite della disinformazione”. L’affermazione secondo cui i tiratori non sono toccati dalla riforma è semplicemente sbagliata, ha dichiarato il deputato nazionale UDC all’agenzia di stampa Keystone-ATS, sottolineando che adesso dovranno fornire una prova del bisogno e registrare la loro arma. Ciò comporta costi elevati, ha puntualizzato Salzmann, ricordando che oltre l’80% dei tiratori sportivi in Svizzera utilizza un’arma semiautomatica.
“Oggi, le nostre libertà sono regredite”, gli ha fatto eco l’altro copresidente del comitato referendario Jean-Luc Addor. “Si è riusciti a far sembrare che questo cambiamento riguardasse pochissime persone, mentre interesserà centinaia di migliaia di svizzeri che non hanno fatto nulla”, ha dichiarato il deputato nazionale UDC alla radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS. “Sono triste come un poligono di tiro vuoto”.
Nella conferenza stampa odierna Karin Keller-Sutter ha però voluto rassicurare i tiratori. La ministra ha promesso che la tassa per l’ottenimento del permesso speciale per un’arma semiautomatica sarà di 50 franchi, ossia lo stesso importo pagato finora.
Rafforzamento della sicurezza e via bilaterale
Evidentemente soddisfatto invece il fronte dei sostenitori dell’adeguamento della normativa elvetica alla Direttiva UE. L’argomento più efficace è quello della sicurezza, con un migliore controllo del proprietario dell’arma e delle munizioni, ha dichiarato alla Keystone-ATSil senatore liberale radicale Olivier Français (PLR/VD), membro del comitato interpartitico a favore della revisione della legge sulle armi.
Dal canto suo, l’organizzazione ombrello economiesuisse interpreta il sì uscito oggi dalle urne elvetiche come la conferma popolare della via bilaterale. Il popolo svizzero si è espresso con convinzione a favore del mantenimento degli accordi di Schengen e Dublino, e di tutti i loro vantaggi, ha scritto economiesuisse in una nota.
Cosa cambia?
Il trasferimento delle semiautomatiche con caricatori ad alta capacità di colpi nella categoria delle “armi vietate” non comporta alcun cambiamento per i possessori di tali armi già iscritte in un registro cantonale. I detentori di armi di questo tipo non iscritte, invece, hanno l’obbligo notificarle all’autorità competente del proprio cantone di domicilio entro tre anni dall’entrata in vigore della modifica legislativa.
Chi desidera acquistare un’arma che rientra in tale categoria, nella domanda di autorizzazione deve indicarne il motivo: ad esempio tiro sportivo o collezione. I tiratori sportivi devono dimostrare dopo cinque e dieci anni di essere membri di una società di tiro oppure di praticare con regolarità tale disciplina.
I musei e i collezionisti hanno l’obbligo di dimostrare che custodiscono tali armi in modo sicuro e a tenerne un elenco.
La revisione della legge porta innovazioni anche per i commercianti di armi così come per i fabbricanti e gli importatori. I primi sono tenuti a comunicare per via elettronica, entro 20 giorni, ai competenti uffici cantonali tutte le transazioni concernenti armi e loro parti essenziali. Fabbricanti e importatori hanno l’obbligo di contrassegnare tutte le parti essenziali di un’arma da fuoco, comprese quelle assemblate. Questo permette di identificare più facilmente la provenienza.
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