La battaglia pro o contro la libera circolazione riprende
Interrotta dalla pandemia, la campagna sull'iniziativa denominata "Per un'immigrazione moderata" è di nuovo entrata nel vivo lunedì, con una conferenza stampa della ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter, spalleggiata da rappresentanti del padronato e dei sindacati.
Se l’iniziativa popolare promossa dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) venisse accettata in votazione il 27 settembre prossimo, l’economia subirebbe gravi conseguenze e in un momento di crisi come questo le imprese hanno bisogno di tutto fuorché di esperimenti rischiosi.
A ribadirlo è stata la consigliera federale Karin Keller-Sutter, che ha rilanciato la campagna in vista dell’importante scadenza. La votazione, prevista per il 17 maggio, ha dovuto essere rinviata a causa della pandemia.
L’iniziativa “per un’immigrazione moderata” chiede la fine della libera circolazione delle persone con l’Unione Europea, al fine di garantire l’attuazione dell’articolo costituzionale contro l’immigrazione di massa, accettato nel 2014 dalla popolazione.
Il servizio del TG e le considerazioni di Karin Keller-Sutter sulla situazione in Ticino coi lavoratori frontalieri:
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La posta in gioco in questo voto non è però solo la libera circolazione delle persone, ha dichiarato Karin Keller-Sutter alla stampa. Questo accordo con l’UE è strettamente legato ad altre sei intese tra Berna e Bruxelles. Se una di loro viene denunciata, in virtù della cosiddetta clausola ghigliottinaCollegamento esterno l’UE potrebbe abrogare anche le altre sei, che ricoprono ambiti molto importanti, dall’agricoltura ai trasporti aerei, passando per gli ostacoli tecnici al commercio ai trasporti terrestri.
L’economia svizzera è fiorente grazie alla via bilaterale intrapresa ormai quasi trent’anni fa, dopo il rifiuto del popolo svizzero di aderire allo Spazio economico europeo. Il 50% delle esportazioni elvetiche è destinato all’UE. Mettere in discussione questa strada bilaterale non è una buona soluzione, soprattutto in tempi come quello attuale, ha sottolineato la consigliera federale.
Il Governo non è però insensibile alla richiesta dei promotori dell’iniziativa di favorire la manodopera indigena e di limitare l’immigrazione allo stretto necessario, ha in sostanza ribadito Karin Keller-Sutter, ricordando le misure per sfruttare al meglio il potenziale dei lavoratori residenti in Svizzera. Inoltre, il Parlamento ha appena adottato un provvedimento per garantire una prestazione transitoria (la cosiddetta rendita-ponte) ai disoccupati di età superiore ai 60 anni, per coprire i fabbisogni vitali fino al pensionamento (64 anni per le donne e 65 per gli uomini).
Cos’è cambiato rispetto all’iniziativa del 2014 “contro l’immigrazione di massa”? Le considerazioni del corrispondente della RSI Nicola Zala:
Fronte comune
Il Consiglio federale non è l’unico a respingere il testo. In Parlamento tutti i principali partiti, tranne l’UDC, si sono opposti. E nella campagna contro l’iniziativa, datori di lavoro e sindacati hanno unito le loro forze.
È sbagliato affermare che la fine della libera circolazione delle persone porterà a una riduzione della disoccupazione in Svizzera, ha affermato Hans-Ulrich Bigler, direttore dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri. Le PMI sono fortemente colpite dalla mancanza di lavoratori qualificati. L’iniziativa minaccia di tagliarle fuori da un importante bacino di reclutamento. La crisi del coronavirus ha anche dimostrato che senza gli specialisti europei che lavorano in Svizzera, il sistema sanitario svizzero avrebbe raggiunto rapidamente i suoi limiti, ha aggiunto.
Valentin Vogt, presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori, ha da parte sua ricordato che dall’entrata in vigore degli accordi con l’UE, i salari reali in Svizzera sono aumentati notevolmente e sono stati creati più posti di lavoro per la manodopera indigena.
I rappresentanti sindacali, dal canto loro, ritengono che il vero obiettivo dell’iniziativa sia l’abolizione delle misure di accompagnamentoCollegamento esterno e non la limitazione dell’immigrazione. Si tratta di deregolamentare il mercato del lavoro e di mettere sotto pressione i salari, ha spiegato il consigliere nazionale socialista Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera.
Se l’iniziativa venisse accettata – gli ha fatto eco il presidente di Travail.Suisse Adrian Wüthrich – le misure di accompagnamento dovrebbero essere rinegoziate, mettendo così in pericolo la protezione dei salari e delle condizioni di lavoro.
tvsvizzera.it/tvs/mar con RSI (TG del 22.6.2020)
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