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Educazione civica: materia trasversale o specifica?

Studenti di scuola secondaria del canton Friborgo in visita a Palazzo federale nel 2015.
In un'immagine del 2015, studenti di scuola secondaria del canton Friborgo in visita a Palazzo federale a Berna. Keystone

Materia scolastica a sé stante, o parte del corso di storia? Il prossimo 24 settembre, il Canton Ticino si esprimerà sul futuro dell’educazione civica. Una votazione popolare che riaccende il dibattito su se e come si debba insegnare a essere cittadini. Un’istruzione che in Svizzera, il Paese che chiama di continuo il suo popolo alle urne, appare più debole che mai.

Nella nostra democrazia semi-diretta, i cittadini sono chiamati a operare scelte di fondo per il futuro del Paese e votare su principi e leggi che ne regolano la quotidianità.

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Iniziative e referendum

Questo contenuto è stato pubblicato al Ogni anno, gli svizzeri sono chiamati più volte alle urne per votare su modifiche costituzionali e leggi sulle quali è stato lanciato un referendum.

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Una responsabilità di fronte alla quale gli svizzeri non sono soli -per ogni votazione popolare, un opuscolo mette a fuoco il tema e illustra gli argomenti di favorevoli e contrari- ma che presuppone una conoscenza delle istituzioni e dei processi democratici. Specie per chi vuole, in prima persona, proporre un emendamento della Costituzione oppure l’abrogazione (a livello cantonale, anche l’emanazione) di una legge.

Lacune, non solo in Ticino

In ‘Cittadini a scuola per esserlo nella societàCollegamento esterno‘, rapporto pubblicato nel 2012 dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSICollegamento esterno), emerge che a sud delle Alpi gli allievi delle scuole secondarie sono carenti “in civica” ed esprimono il desiderio di essere meglio preparati. La maggioranza degli interpellati chiede che la materia torni a essere distinta e abbia un suo voto in pagella.

A livello svizzero, l’Istituto di federalismoCollegamento esterno dell’Università di Friburgo -in un’indagineCollegamento esterno condotta nel 2016 per gli iniziativisti ticinesi- rileva un “fossato” tra le aspettative e la realtà. I cittadini chiedono educazione civica, la quale -proclamano le autorità politiche e scolastiche- riveste la più grande importanza, ma alla quale in realtà sono conferiti pochi mezzi.

A indebolirla, sarebbe stato il passaggio da ‘Civica’ a ‘Cittadinanza’ (cfr. ‘Griglie orarie’) ma soprattutto la trasversalità, che la diluisce in diverse materie e momenti con la pretesa che emerga “una solida formazione da una massa di esperienze accidentali e pseudo politiche”.

L’indagine vede inoltre “interessi contrastanti” che portano a chiedere un rafforzamento dell’istruzione civica, e avverte: è illusorio pensare che sia una riforma dell’educazione, ad aumentare la partecipazione al voto, a suscitare vocazioni politiche, a rilanciare l’interesse dei giovani per la politica o a rafforzare il patriottismo. 

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Su cosa si vota in Ticino

Lo scorso 29 maggio, il Gran Consiglio ha adottato due modifiche alla Legge sulla scuolaCollegamento esterno. Del tempo dedicato all’insegnamento della storia, due ore-lezione al mese sarebbero d’ora in poi formalmente destinate all’educazione civica. La scuola media ne farebbe una materia a sé stante, con voto in pagella; quella post-obbligatoria la includerebbe nelle discipline già previste dai piani di studio, con voto distinto “dove ciò non è in contrasto con il diritto federale o intercantonale”.

Griglie orarie

La civica insegnata come corso a sé stante, pur con la denominazione ‘Citoyenneté’ – Cittadinanza, è presente in tre cantoni svizzeri: a Ginevra e nelle scuole francofone di Friborgo (1 ora/lezione alla settimana per un anno) e a Neuchâtel (“Mondo contemporaneo e cittadinanza”, 3 ore/lezione alla settimana per un anno).

In altri sette, l’educazione civica o alla cittadinanza è esplicitamente abbinata ad altre materie: Storia (Appenzello Interno, Soletta, Ticino), Geografia (Vaud), Storia e geografia (Uri), Storia, geografia e nozioni d’economia (Grigioni) 

DatiCollegamento esterno Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione CDPECollegamento esterno.

La revisione scaturisce da un’iniziativaCollegamento esterno popolare legislativa intitolata ‘Educhiamo i giovani alla cittadinanza (diritti e doveri)’, che nel 2013 raccolse in Ticino 10’462 firme sulle settemila necessarie. Un’iniziativa generica, che fissa cioè l’obiettivo lasciando alle autorità il compito di formulare il testo.

Gli iniziativisti “aprono” ai contrari

I promotori, dopo quattro anni di discussioni e mediazioniCollegamento esterno, avrebbero potuto ritirare l’iniziativa e i nuovi articoli 23a e 98Collegamento esterno sarebbero entrati in vigore così come approvati dal Parlamento. Preferiscono invece andare alle urne, per avere una legittimazione popolare e -in caso di sì- dare una serie indicazione al governo perché vigili sui risultati.

La votazione popolare apre però un varco ai contrari, che si sono costituiti in comitato. Ritengono che istituire una materia ‘Educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia’ sia un passo indietro, poiché essa dovrebbe pervadere l’intero programma e includere attività puntuali, come discussioni su temi d’attualità o una visita alla sede del parlamento.

Il rischio, ha dichiarato al QuotidianoCollegamento esterno il presidente dell’Associazione ticinese degli insegnanti di storia Maurizio Binaghi, è che i docenti delle altre materie si sentano sgravati da tale responsabilità e che ai giovani cittadini, anziché la possibilità di imparare cosa siano la libertà e la democrazia “vivendo la civica”, si offra del puro nozionismo. Per l’economista Remigio Ratti, si rischia di deresponsabilizzare anche le famiglie.

Un dibattito lungo due secoli

“La diatriba non è nuova”, scrive sul settimanale AzioneCollegamento esterno lo storico Orazio Martinetti. Nella prima metà dell’Ottocento Stefano Franscini rifletteva su come avvicinare i ticinesi alla patria comune: un catalogo di diritti e doveri o un’educazione ispirata alle virtù repubblicane?

La risposta è nei programmi di scuola e nei libri di testo (es. ‘FrassinetoCollegamento esterno‘) che il Ticino adottò nei decenni successivi: l’educazione civica deve essere parte integrante dell’insegnamento di altre materie, specie della storia, poiché è consapevole che le istituzioni non si sono formate “in un vuoto pneumatico” bensì “nel trambusto” di idee, conflitti, rivoluzioni, restaurazioni.

Ma istituire Civica attingendo alle ore di Storia mette davvero in contrapposizione le due materie, come scrive Martinetti? Il fatto di scinderle e aggiungere un voto in pagella, sfocerà davvero nel nozionismo? È quel che i ticinesi diranno alle urne.

Nozioni: perché no?

L’educazione civica “non può costituire materia di studio”, osserva in un corsivo sul Corriere del Ticino il filosofo e docente Franco Zambelloni. Il rispetto verso le persone e le proprietà comuni è come la morale o la cortesia: si impara fin da piccoli grazie all’azione educativa della famiglia e della comunità, prima che a scuola.

Semmai, in questione è l’istruzione civica, “la conoscenza delle istituzioni che strutturano la vita politica dei cittadini”, che però è inclusa nel programma “da decenni”. Allora perché “ai ragazzi mancano le competenze per esercitare i loro diritti-doveri di cittadino”?

La questione, suggerisce Zambelloni, è anche pedagogica: viviamo in un’epoca “dove si esaltano le competenze e si disprezzano le nozioni”. Le nozioni non bastano, riconosce il docente, ma perché non cominciare da lì, come fossero “le regole grammaticali del tedesco o le formule geometriche”?

Per usare le parole dell’Istituto di federalismo, si potrebbe ripartire da “una modesta dimensione scientifica e neutrale dell’educazione civica”. Con o senza distinzione di griglia e di voto.


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