Commerciava falsi vini DOC, condannato a 42 mesi di reclusione
Un commerciante vallesano accusato di aver acquistato e poi rivenduto - tra il 2009 e il 2016 - centinaia di migliaia di litri di vino straniero e sciaffusano spacciandoli con la denominazione DOC è stato riconosciuto colpevole dal tribunale di Sion.
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Keystone-ATS
L’uomo è stato condannato a 42 mesi di reclusione senza condizionale per truffa, amministrazione infedele, falsità in documenti e istigazione a falsità in documenti. Si tratta della sentenza più pesante emessa in un caso legato alla sfera enologa in Vallese.
Il 50enne inoltre è tenuto a versare 1,94 milioni di franchi sotto forma di risarcimento, ammontare stimato del profitto illecito accumulato nel corso degli anni. Durante l’udienza, il Ministero pubblico e l’accusatore – ovvero lo Stato vallesano – avevano domandato cinque anni di detenzione, mentre la difesa aveva chiesto la sospensione condizionale della pena.
“Sono in attesa delle motivazioni della sentenza e mi riservo il diritto di ricorrere in appello”, ha dichiarato il commerciante dopo la lettura della sentenza.
La durata del procedimento, le scuse dell’imputato verso i viticoltori ingannati nonché una fedina penale sin qui pulita hanno in parte giocato in suo favore. Gilles Monnier, il legale che ha rappresentato lo Stato vallesano, si è detto soddisfatto dell’esito e ha sottolineato l’importanza della sentenza per l’intero settore vitivinicolo.
730’000 litri di vino spagnolo
Secondo il tribunale, tra il 2009 e il 2016, il commerciante di vini ha comprato oltre 730’000 litri di vini spagnoli e circa 130’000 litri di vini sciaffusani da due aziende, per poi mascherare gli acquisti inserendo nella sua contabilità fatture per servizi di cantina, imbottigliamento e consulenza.
Per l’imputato “truffare era divenuto scontato e un’abitudine. Ha riconosciuto solo in parte i suoi torti e non si è assunto la responsabilità delle sue azioni”, ha affermato la presidente della Corte, Sophie Bartholdi Métrailler.
L’imputato “si è districato attraverso una rete di bugie e ha messo in atto un complesso e sofisticato sistema”, ha dichiarato durante il processo Catherine Seppey, sostituta procuratrice pubblica generale del Canton Vallese.
Nel corso della sentenza, la giudice ha inoltre sottolineato che grazie a questo accurato “sistema messo in piedi per nascondere l’origine del vino e per abusare del marchio DOC Vallese”, l’imputato sia stato in grado di “realizzare profitti considerevoli, grazie agli ampi margini di guadagno”.
Ammesso colpe solo in parte
In aula, il 50enne ha ammesso di aver emesso fatture false, ma ha tuttavia negato di aver venduto vino sciaffusano o straniero sotto la denominazione DOC Vallese. Durante il processo la difesa aveva pertanto chiesto invano la parziale assoluzione del proprio cliente, e che venisse ritenuto colpevole di contraffazione di merci e falsità in documenti.
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