Irlanda, plebiscito a favore del diritto all’aborto
Gli Irlandesi si sono espressi a larga maggioranza (66,4% contro 33,6%) a favore dell'abolizione dell'ottavo articolo della costituzione che proibisce l'aborto.
Nella mattina di sabato i risultati non erano ancora ufficiali quando il movimento che si batteva a favore del mantenimento dell’ottavo emendamento, “Save the 8th”, ha ammesso la sconfitta. Nel pomeriggio, il plebiscito è stato confermato. Il 66,4% dei votanti si è espresso a favore dell’abolizione dell’articolo costituzionale che dal 1983 proibiva la promulgazione di ogni legge sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Nel paese, a forte maggioranza cattolica, l’aborto è possibile solo nel caso in cui la vita della madre è in pericolo. Non essendo permesso in ogni altro caso (neanche se la donna interessata è stata vittima di stupro o se il feto presenta gravi malformazioni) fino ad oggi sono state migliaia coloro che sono partite all’estero per abortire. In patria avrebbero rischiato fino a 14 anni di carcere. Ma le case cambieranno presto.
Le previsioni precedenti al voto – nonostante qualche sondaggio finale più prudente – non erano mai parse in bilico nelle settimane precedenti alla consultazione, pure animate da forti e diffuse contrapposizioni: fra aree urbane tendenzialmente ‘pro-choice’, donne in testa, e zone rurali a impronta antiabortista; ma anche fra generi, fra establishment e outsider, nonché fra una generazione e l’altra, con gli anziani più inclini verso il no, i giovani e l’età di mezzo verso il sì, e uno zoccolo duro non irrilevante di giovanissimi di nuovo attratto dagli argomenti pro-life.
Un dibattito che, secondo gli usi locali, è proseguito anche a seggi aperti, a colpi di tweet e in rete, dove per la prima volta Google e Facebook hanno bloccato le inserzioni a favore o contrarie all’aborto.
La Chiesa perde colpi
Nonostante rimanga uno dei paesi più conservatori dal punto di vista religioso (il divorzio è stato legalizzato nel 1995 per uno stretto margine in seguito a un referendum), l’Irlanda è stata teatro negli ultimi anni di un rapido cambiamento.
Tre anni fa è stato ad esempio il primo paese al mondo a legalizzare per suffragio universale i matrimoni omosessuali. La campagna referendaria sull’aborto ha confermato che la Chiesa, un tempo molto influente nel paese, è ormai in ritirata.
Nel 1983, quando l’ottavo emendamento fu introdotto, la religione aveva occupato una parte centrale nella campagna. L’aborto restava un tabù per molti irlandesi.
Questa volta sono state soprattutto le donne, molte delle quali hanno parlato pubblicamente della loro situazione personale, a farsi carico del dibattito.
I Vescovi si sono schierati e impegnati nella campagna nelle ultime settimane, ma nella società contemporanea pochi hanno dato loro retta. Molti si sono invece domandati perché degli uomini costretti al celibato dovrebbero decidere su qualcosa che riguarda in modo così profondo le donne e il loro corpo.
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