Battello dei frontalieri, la partita resta aperta
Gli enti locali insistono per introdurre il collegamento Lugano-Porlezza su nuovi natanti elettrici veloci ma il Cantone frena. Le discussioni sono in corso.
Tra le varie proposte che si sono affacciate alla ribalta negli ultimi tempi, in tema di mobilità transfrontaliera, c’è anche quella di introdurre nuove linee di navigazione sul Ceresio e Verbano per cercare di alleggerire la rete stradale dai costanti imbottigliamenti provocati dall’intenso flusso di frontalieri e frontaliere lombardi e piemontesi attivi professionalmente in Ticino.
Con l’incessante sviluppo del mercato del lavoro insubrico, infatti, sono inesorabilmente lievitati gli spostamenti a cavallo del confine e con essi la pressione sulle direttrici d’accesso al cantone italofono, con annesse code provocate dal traffico motorizzato, inquinamento e rumore.
Per cercare di ovviare a questi disagi da alcuni lustri sono stati lanciati progetti e iniziative per dirottare parte dei flussi di persone su nuove linee di navigazione sui laghi insubrici.
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I laghi italo-svizzeri possono ridurre le auto sulle strade
L’idea – a dire il vero non del tutto inedita – è stata evocata anche nel corso del convegno organizzato a metà settembre al LAC di Lugano sulla navigazione nei laghi transfrontalieri, nel corso del quale è stata caldeggiata la proposta di un servizio di linea continuativo sul Ceresio orientale destinato principalmente ai potenziali 8’000 frontalieri che quotidianamente si recano dalla regione di Porlezza e dalla Valsolda nel Luganese. Sempre in questo contesto è stato sperimentato in un recente passato anche il cosiddetto “battello dei frontalieri” tra Porto Ceresio e MorcoteCollegamento esterno, il cui esito non è stato però incoraggiante.
Occhi puntati sulla Porlezza-Lugano
A tornare d’attualità è però ora la Porlezza-Gandria- Lugano, per la quale sono in corso le discussioni per un suo eventuale inserimento nel Programma di agglomerato del LuganeseCollegamento esterno. Di questa iniziativa si è iniziato a parlare intorno al 2010, nell’ambito di un progetto Interreg italo-svizzero, denominato “La via del Ceresio, mobilità sostenibile trasporto lacustre”, finalizzato ad alleggerire la strada statale “regina” sulla riva occidentale del lago. Una proposta promossa da una serie di enti locali e associazioni, tra cui il sindacato svizzero Unia e la Società navigazione del Lago di Lugano (SNL), che finora si è concretizzata in uno studio di fattibilità.
I soggetti interessati sono favorevoli a un servizio di trasporto pubblico sull’acqua, alternativo alla strada, e le premesse per questo tipo di offerta sembrano esserci, tenuto conto ovviamente che, viste le cifre in ballo, si tratterebbe sempre di una modalità di spostamento complementare e aggiuntiva a quella attuale centrata sul mezzo privato.
Argomenti a favore
La massa critica, pari a circa 4’500 frontalieri e frontaliere che transitano dalla dogana di Gandria per recarsi in auto nel Luganese, sembra esserci. Del resto oggi un/a pendolare spende intorno ai 300 franchi al mese per il veicolo privato, un importo a cui va aggiunta la spesa per il parcheggio, se questo non gli viene offerto dall’azienda, mentre un abbonamento battello/bus non dovrebbe costare più di 200 franchi.
La SNL, concessionaria del servizio di navigazione, ha fiutato l’opportunità di ampliare la sua attività, che oggi è essenzialmente circoscritta ai mesi turistici e sta promuovendo il progetto di una linea di trasporto pubblico sul lago (attualmente in territorio ticinese esiste solo la Magadino-Tenero-Locarno sul Lago Maggiore che ha ottenuto questa qualifica).
Oltre alle linee Porlezza-Gandria-Lugano e Porto Ceresio-Maroggia-Lugano sul Ceresio, a livello locale si ipotizza di implementare nuovi collegamenti regolari anche sul Lago Maggiore, dove esiste già la Locarno-Tenero-Magadino, verso Ascona e l’Italia. Inoltre sulla sponda sinistra del Verbano, a San Nazzaro, è in corso la progettazione per la realizzazione del nodo intermodale, in prossimità della stazione ferroviaria.
A dire il vero il precedente del collegamento lacuale Porto Ceresio-Morcote non è molto incoraggiante. Inaugurato a titolo sperimentale nel 2020 con l’obiettivo dichiarato di convogliare parte delle e dei frontalieri dal comune varesino (capolinea oltretutto della linea ferroviaria Milano-Varese) al Luganese, il progetto è stato abbandonato dopo tre anni, nel gennaio 2024, per lo scarso successo conseguito tra l’utenza di riferimento.
Nonostante questo passo falso gli amministratori del Mendrisiotto insistonoCollegamento esterno a Bellinzona per introdurre collegamenti sul Ceresio al preciso fine di sgravare il crescente traffico, pari a oltre 4’000 transiti al giorno per direzione, tra Riva San Vitale e Porto Ceresio (Varese), comune che si sta facendo promotore di analoghe iniziative sul lato italiano. E sempre nel Basso Ceresio gli enti locali si stanno muovendo per realizzare un nuovo pontile d’attracco a Maroggia.
Da parte della Città di Lugano, anche se non si è ancora espresso in modo formale, sembra esserci il sostegno alla tratta verso Porlezza e della questione si deve ora occupare la Commissione regionale dei trasporti del Luganese (che è l’organo preposto a formulare le proposte sulla mobilità locale). Una volta che verrà eventualmente inserita nel Programma di agglomerato del Luganese (PAL) si dovrà pronunciare il Governo cantonale per il suo recepimento nel Piano cantonale dei trasportiCollegamento esterno.
Il nodo politico
Questa procedura è necessaria per l’ottenimento dei fondamentali finanziamenti da parte della Confederazione, cui va l’ultima parola. Ma la partita si gioca soprattutto a livello cantonale. A questo punto i nodi da sciogliere sono quindi soprattutto di tipo finanziario e politico.
A spingere per questa soluzione sono soprattutto il municipio cittadino e i vertici della Società di navigazione del Lago di Lugano (SNL). Nel citato convegno il municipale di Lugano Filippo Lombardi ha osservato che la tratta Porlezza-Gandria-Lugano, grazie anche ai battelli veloci di nuova generazione da 16 nodi e a basso impatto ambientale, può costituire “il grimaldello per far saltare il sistema”, facendo riconoscere il servizio effettuato dalle imbarcazioni sul Ceresio come trasporto pubblico (che tradotto in termini economici significa ottenere finanziamenti dalla Confederazione e dal Cantone).
La Società Navigazione del lago di Lugano (SNL) persegue il progetto Venti35, con l’obiettivo di convertire entro il 2035 tutti i battelli da propulsione per mezzo di combustibile fossile in energie rinnovabili. Uno dei primi passi è stato mosso nel 2016, la MNE Vedetta 1908 è stata infatti la prima motonave elettrica della Svizzera. Mentre il secondo passo è dell’estate 2021, con la rimessa a nuovo della storica motonave Ceresio 1931, che ha reso la Città di Lugano la prima città a varare un battello 100% elettrico a ricarica rapida in Svizzera.
Altri sviluppi
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Mentre per il presidente della SNL, Agostino Ferrazzini, sarebbe a portata di mano l’obiettivo di dirottare sul lago il 10% degli oltre 16’000 transiti quotidiani di pendolari verso il Ticino dai valichi doganali di Brusino (4’500) e di Gandria (12’000), che consentirebbe di togliere dalle strade nella regione circa 1’600 auto al giorno. Numeri la cui lettura non trova interpretazioni univoche tra i vari livelli delle autorità e gli addetti ai lavori.
La partita, sottolinea il presidente dell’Autorità di bacino lacuale Ceresio Piano e Ghirla, Massimo Mastromarino, si gioca sui tempi di percorrenza competitivi – “un quarto d’ora sui futuri natanti rispetto agli attuali 45 minuti su strada”.
A questo proposito il sindaco di Lavena Ponte Tresa (VA) evidenzia che il battello si è rivelato fondamentale in occasione della frana che nel luglio 2021 ha interrotto la strada in prossimità di Gandria, con 800 persone trasportate al giorno.
Riserve sul progetto
Il problema di fondo è che da Bellinzona filtra scarso entusiasmo per questa proposta: di solito il via libera non viene concesso nell’ipotesi in cui una nuova offerta di trasporto pubblico si sovrapponga a un’altra esistente, vale a dire, in questo caso concreto, una linea di bus che rischia di essere penalizzata dalla concorrenza.
Inoltre, secondo alcuni esperti del settore, i costi di esercizio dei battelli sono estremamente onerosi e hanno una capacità limitata (un centinaio di posti per battello a fronte della maggiore flessibilità dei bus che possono essere messi su strada in tempi rapidi).
Dubbi vengono espressi anche riguardo alla redditività di questo vettore: Berna richiede infatti un certo grado di copertura dei costi per la concessione dei finanziamenti federali, in caso contrario l’intera spesa del servizio grava sulle spalle dei Comuni e del Cantone.
Occorre “un cambio di paradigma”
Ma se da un lato Bellinzona è prudente, dall’altro per gli amministratori locali, come ha affermato il sindaco di Muralto e vice-presidente dell’Ente regionale di sviluppo Locarnese e Vallemaggia, Stefano Gilardi, è necessario “un cambio di paradigma” in favore di un’offerta di mobilità veloce e sicura.
Spetta ora ai promotori del progetto, al vaglio della Commissione regionale dei trasporti del Luganese, dimostrare – sulla base di un’analisi costi/benefici – che la linea Lugano-Porlezza ha una sua giustificazione dal profilo operativo ed economico.
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