Calano i frontalieri nei Grigioni: effetto stagionale o colpa del nuovo accordo?
Il Canton Grigioni ha registrato un calo importante del numero di lavoratori e lavoratrici frontaliere italiane nel secondo trimestre del 2024. Per le autorità retiche è ancora presto per dire se sia la conseguenza del nuovo accordo italo-svizzero o invece si tratti di un semplice effetto della stagionalità.
Nel primo trimestre del 2024 i Grigioni hanno fatto segnare un record assoluto di frontalieri, sfiorando il tetto delle 10’000 unità (9’976). Il loro numero è raddoppiato negli ultimi dieci anni. Una progressione decisamente superiore a quella vissuta dal Canton Ticino (che è passato da 70’158 a inizio 2015 a 92’680 a inizio 2024).
Eppure, nel secondo trimestre dell’anno (sono gli ultimi dati a disposizione) il numero di frontalieri e frontaliere è sceso di ben 563 unità (-5,6%) rispetto al trimestre precedente, tornando alle cifre di un anno fa quando è entrato in vigore il nuovo accordo italo-svizzeroCollegamento esterno.
Secondo una prima parziale interpretazione, il vistoso calo potrebbe essere dovuto al nuovo accordo sulla tassazione dei frontalieri che rende meno interessante il posto di lavoro in Svizzera. Il salario percepito nella Confederazione dai nuovi frontalieri e frontaliere italiane, infatti, viene tassato interamente in Italia. A sua volta l’Italia, per evitare la doppia imposizione, concede quello che si chiama “un credito d’imposta”, ovvero detrae dalle imposte richieste la somma trattenuta alla fonte dalle autorità elvetiche.
In breve, come potete leggere in questo articolo che paragona gli stipendi, il salario del nuovo o della nuova frontaliera, a causa delle imposte pagate in Italia, può facilmente essere di 10-20’000 euro inferiore a quello di un o una collega che percepisce lo stesso salario ma che ha lo statuto di vecchio frontaliere.
Il responsabile delle statistiche del Canton Grigioni, Luzius Stricker, che ha pubblicato i nuovi datiCollegamento esterno, ha preso atto delle cifre più recenti con una certa sorpresa: “Si è visto nel secondo trimestre del 2024 un notevole calo del numero di frontalieri impiegati nel Canton Grigioni. La loro presenza è infatti scesa di oltre 500 persone. È la prima volta che succede dal 2020”.
Secondo Stricker “è però troppo presto per affermare che il momentaneo calo sia dovuto al nuovo accordo. Potrebbe semplicemente essere dovuto alla stagionalità”. Il Canton Grigioni, a forte vocazione turistica, vede continuamente oscillare in un anno il numero di lavoratori e lavoratrici frontaliere. Aumentano in inverno e in estate, diminuiscono normalmente in primavera e in autunno (ben visibile dall’andamento del grafico precedente).
Non a caso il calo maggiore è stato segnalato nell’Alta Engadina (la regione con St. Moritz per capirci). Il comprensorio ha registrato un meno 635 lavoratori frontalieri. Leggerissimi cali anche nel Moesano e nella regione Prättigau/Davos. Questo significa che nelle altre regioni del Cantone sono stati registrati anche dei piccoli aumenti. Questi dati rendono ancora più incerta qualsiasi interpretazione.
Il nuovo accordo fiscale, come abbiamo già detto, penalizza severamente i nuovi frontalieri, ovvero coloro che hanno firmato un contratto di lavoro con il permesso “G” dopo il 17 luglio 2023. “Ho il sospetto – afferma Stricker – che la maggior parte dei lavoratori frontalieri attivi nel settore del turismo e dell’edilizia abbia un contratto a tempo determinato, per la stagione estiva e/o invernale.”
Questo significa che la maggior parte di loro , sebbene sia attiva stagionalmente da anni nei Grigioni, ha cambiato statuto: da vecchi sono diventati dei nuovi frontalieri. E proprio per questo motivo questi impieghi perdono di attrattività agli occhi dei lavoratori e delle lavoratrici italiane.
Mancanza di manodopera
“La tendenza verso il ribasso del settore alberghiero e della ristorazione – aggiunge Stricker – ha caratterizzato l’andamento stagionale del numero di frontalieri. C’è da attendersi comunque che questo effetto si rafforzi ancora negli anni a venire”.
Altri sviluppi
Le conseguenze del nuovo accordo sui frontalieri
Anni nei quali l’economia grigionese avrà bisogno di nuova manodopera. Come riferisce la RSICollegamento esterno, quasi 2 aziende su 3 hanno difficoltà a trovare personale e secondo le stesse imprese la situazione è destinata a peggiorare. Il problema della disponibilità di manodopera, soprattutto qualificata, è un problema che si trova al di qua e al di là della frontiera.
Ai microfoni sempre della RSI Martin Bühler, direttore del Dipartimento delle finanze e dei comuni dei Grigioni, ha spiegato che “i Grigioni sono dipendenti da questi lavoratori della Regione Lombardia e la realtà è che abbiamo questo nuovo sistema e che dobbiamo conviverci”.
Una nuova sfida piena di insidie per la ricerca di soluzioni condivise tra Coira e Milano. “Ci siamo messi d’accordo – prosegue Bühler – in seno al Governo, ma anche con la Regione Lombardia, di rafforzare il dialogo, di comprendere meglio che cosa succede e che cosa possiamo fare per avere una dinamica positiva nella regione”.
Per capire quale sarà l’impatto reale, come sottolinea ancora Luzius Stricker, “bisognerà aspettare l’anno prossimo, quando ci saranno più dati a nostra disposizione. Solo allora capiremo se l’effetto del nuovo accordo sui frontalieri sia davvero negativo per i Grigioni”.
Una nuova tendenza
Un’ultima annotazione. Secondo una nuova tendenza in atto, rilevata sia dall’agenzia di selezione del personale Adecco sia dall’Ufficio frontalieri del sindacato OCST, sempre più i lavoratori italiani stanno prendendo in considerazione di spostare il proprio domicilio in Svizzera (questa potrebbe essere una terza spiegazione del calo di frontalieri e frontaliere).
Con due vantaggi: la busta paga più pesante (anche se la vita in Svizzera è più cara) e l’invidiabile situazione di non dover più affrontare ogni giorno uno spostamento in auto sempre più difficoltoso.
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