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Casa d’Italia di Zurigo sequestrata a causa delle leggi che cambiano in Italia

edificio
Un'immagine d'epoca della Casa d'Italia di Zurigo. Creative Commons By Sa 4.0 / Baugeschichtliches Archiv,

Il Tribunale civile di prima istanza di Ginevra ha emesso un'ordinanza di sequestro della Casa d'Italia di Zurigo, un'azione legata a una causa milionaria che oppone l’uomo d'affari franco-svizzero Francis Louvard allo Stato italiano.

La Casa d’Italia, che per oltre un secolo è stata il cuore pulsante dell’emigrazione italiana a Zurigo, è sotto sequestro a causa di una vertenza legale intentata da tre società di investimento che fanno riferimento a Francis Louvard, un cittadino franco-svizzero, contro lo Stato italiano.
 
Tra il 2009 e il 2012, Louvard e soci hanno investito 399 milioni di euro in impianti fotovoltaici, beneficiando di incentivi garantiti dallo Stato italiano. Con l’introduzione del Decreto Spalma Incentivi nel 2014, i sostegni sono stati ridotti e spalmati su più anni, spingendo Louvard ad avviare un arbitrato internazionaleCollegamento esterno che ha dato ragione a lui e ai suoi soci.

Tra il 2009 e il 2012, Louvard e soci hanno investito 399 milioni di euro in impianti fotovoltaici

Con un lodo favorevole, che prevede un risarcimento di circa 28 milioni di franchi, Louvard ha chiesto e ottenuto al Tribunale civile di Ginevra di sequestrare la Casa d’Italia per garantire il pagamento del risarcimento.

Come si è arrivati a questo punto?

Sin dagli anni Novanta del secolo scorso, il Governo italiano ha promosso lo sviluppo dell’energia solare. Nel corso degli anni Duemila, Roma ha cercato di attrarre investitori stranieri per finanziare la costruzione di impianti fotovoltaici su tutto il territorio nazionale. Questa iniziativa si inseriva anche nell’ambito della Direttiva comunitaria del 2001Collegamento esterno, che aveva l’obiettivo di stimolare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, fissando per i Paesi membri un obiettivo specifico: “Una quota indicativa del 22,1% di elettricità prodotta da fonti rinnovabili sul consumo totale di elettricità entro il 2010”.

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Tra il 2005 e il 2012, il Governo italiano ha lanciato un programma di sovvenzioni, noto come “Conto EnergiaCollegamento esterno”, che offriva agli investitori un pagamento fisso per l’elettricità prodotta dagli impianti fotovoltaici per un periodo di 20 anni, attraverso le cosiddette tariffe di alimentazione. In base a cinque decreti ministeriali (emanati tra il 2005 e il 2012), lo Stato italiano garantiva ai produttori di energia rinnovabile un compenso fisso per ogni kWh (chilowattora) prodotto e immesso nella rete, indipendentemente dalle fluttuazioni del prezzo di mercato dell’energia.

Alla ricerca di investitori stranieri

Una società tedesca, di proprietà del cittadino franco-svizzero Francis Louvard, ha deciso di investire in Italia proprio grazie agli incentivi previsti dal Conto Energia. Altri gruppi si sono uniti al progetto, e complessivamente, tra il 2009 e il 2012, tre società – ESPF Beteiligungs GmbH, ESPF Nr. 2 Austria Beteiligungs GmbH e InfraClass Energie 5 GmbH & Co – hanno investito 399 milioni di euro in 356 impianti fotovoltaici, con una capacità totale di 89 MW.

Gli investitori ritenevano il rischio di insolvenza minimo, poiché il Governo italiano aveva supportato l’intero progetto infrastrutturale, e il programma di finanziamento era garantito anche dalla legislazione dell’Unione Europea.

Un Decreto che cambia le regole

Con l’arrivo del Decreto Spalma Incentivi (DL 91/2014Collegamento esterno) del Governo Renzi, il sistema di incentivi per gli impianti fotovoltaici ha subito una riforma significativa.

Con il Decreto Spalma Incentivi del Governo Renzi, il sistema di incentivi per gli impianti fotovoltaici ha subito una riforma significativa

L’obiettivo era ridurre l’impatto dei sostegni statali sulle bollette energetiche degli italiani, in particolare per le piccole e medie imprese, andando però a tagliare in modo retroattivo le risorse destinate agli impianti fotovoltaici già funzionanti.

In concreto, a partire dal 1° gennaio 2015, le tariffe incentivanti per gli impianti fotovoltaici sono state ridotte del 25%, con una rimodulazione degli incentivi su un periodo di 24 anni anziché 20. In sostanza, chi aveva investito in impianti fotovoltaici prima del Decreto Spalma Incentivi, dal 1° gennaio 2015 si è visto ridurre il proprio compenso al 75% di quanto inizialmente concordato.

Causa internazionale

Questo cambiamento di direzione da parte del Governo italiano non è stato ben accolto da Francis Louvard e dai suoi soci, che si sono visti ridurre, praticamente dall’oggi al domani, i rendimenti dei loro ingenti investimenti. Nel 2016, hanno deciso di avviare un arbitrato internazionaleCollegamento esterno presso il Centro internazionale per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti (ICSIDCollegamento esterno) di Washington D.C.

Come riportato nel lodo arbitrale del 14 settembre 2020Collegamento esterno (che conta ben 357 pagine), i ricorrenti sostengono che “la riduzione delle tariffe del Conto Energia in base al Decreto Spalma Incentivi sia stata incongrua rispetto al quadro trasparente che era stato sviluppato, promosso e garantito per gli investimenti delle società in questione”. In altre parole, le tre aziende accusano lo Stato italiano di aver sostituito un regime stabile e trasparente con un’incertezza che ha compromesso le loro aspettative economiche.

Secondo i ricorrenti, una volta raggiunti gli obiettivi fissati dall’Unione Europea, “il Governo italiano ha modificato le sue politiche, riducendo le tariffe che avevano indotto le società a investire”. Il Decreto Spalma Incentivi, a loro avviso, “rappresenta un trattamento incoerente, che viola lo standard FET [Fair and Equitable TreatmentCollegamento esterno, ndr.], previsto dai trattati internazionali di protezione degli investimenti”.

Infine, Louvard e soci affermano che, “se il Governo italiano fosse stato consapevole della possibilità o dell’intenzione di ridurre le tariffe fisse per 20 anni, nonostante l’impegno ripetuto a mantenerle stabili, allora Roma non avrebbe trattato gli investitori con la necessaria trasparenza”.

Dal canto suo, il Governo italiano ha difeso la legittimità del Decreto Spalma Incentivi, sottolineando che “si trattava di un atto pubblico, pienamente accessibile, emanato attraverso un regolare processo legislativo”. Di conseguenza, lo Stato italiano sostiene di “aver rispettato pienamente i principi di trasparenza”.

Lodo arbitrale favorevole ai ricorrenti

L’ICSID  ha stabilito che, tramite il Decreto Spalma Incentivi, “l’Italia ha modificato unilateralmente gli impegni specifici (le tariffe fisse per un periodo di 20 anni) che avevano spinto le società ricorrenti a effettuare i loro investimenti nel Paese”. Secondo l’ICSID, “questa modifica costituisce una violazione dello standard FET”.

Il lodo arbitrale ordina all’Italia di risarcire le parti lese con 16 milioni di euro, oltre agli interessi

Di conseguenza, il lodo arbitrale è stato emesso a favore dei ricorrenti, ordinando all’Italia di risarcire le parti lese con 16 milioni di euro, oltre agli interessi maturati dal primo gennaio 2015.

Il governo italiano ha presentato nel gennaio 2021 un’azione di annullamento del lodo presso lo stesso tribunale arbitrale, ma questa è stata respinta il 31 luglio 2023Collegamento esterno. Nel frattempo, l’Italia non ha ancora effettuato il pagamento. Secondo gli avvocati di Francis Louvard, l’importo totale dovuto, comprensivo di interessi, spese processuali e legali, ammonta già a circa 28 milioni di euro.

Dal lodo al sequestro della Casa d’Italia

Cosa fare, quindi, per ottenere il risarcimento da parte del Governo italiano? Come riportato dal quotidiano zurighese Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno, gli avvocati di Francis Louvard hanno consigliato di citare in giudizio lo Stato italiano. E così, Louvard, cittadino svizzero-francese, ha portato il lodo arbitrale davanti al Tribunale civile di Ginevra, chiedendo e ottenendo l’autunno scorso in prima istanza l’emissione di un decreto di sequestro conservativo sulla Casa d’Italia a Zurigo, di proprietà dello Stato italiano.
 
Lo storico edificio, che per oltre un secolo è stato il cuore pulsante dell’emigrazione italiana a Zurigo, si trova nel dinamico quartiere Kreis 4 della città. Sebbene il palazzo non spicchi per rilevanza architettonica e artistica, il suo valore è indissolubilmente legato alla storia dell’immigrazione italiana in Svizzera, un legame che ha spinto lo Stato italiano a garantirne la protezione e la salvaguardia.
 
A partire dall’autunno scorso, la Casa d’Italia è oggetto di un’importante ristrutturazione. I lavori, con un investimento che supera i 14 milioni di franchi, dovrebbero essere completati in tempo per le celebrazioni del 2 giugno 2026, in occasione della Festa della Repubblica Italiana. Una volta terminati, l’edificio ospiterà il Consolato Generale di Zurigo, l’Istituto di Cultura, le scuole italiane statali e il Comites, il Comitato degli italiani all’estero di Zurigo.

Cosa implica concretamente il sequestro conservativo?

Il provvedimento stabilito dalla giustizia ginevrina è una  misura cautelare che prevede il sequestro temporaneo della Casa d’Italia, al fine di evitare che, durante il procedimento, lo Stato italiano possa sottrarli o alienarli, pregiudicando così la possibilità per Louvard e soci di recuperare il credito. In sintesi, si tratta di una garanzia di pagamento.

In prima istanza il Tribunale civile di Ginevra ha emesso un decreto di sequestro conservativo sulla Casa d’Italia a Zurigo

Non solo. Louvard e i suoi soci, forti della sentenza di primo grado del tribunale civile del Cantone di Ginevra, hanno chiesto all’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA), che ha sede a Ginevra, di trattenere tutti i diritti di sorvolo oggetto dell’ordinanza di sequestro, impedendo il loro trasferimento allo Stato italiano.
 
La scelta di questi due beni – la Casa d’Italia e i diritti di sorvolo – non è casuale: entrambi sono di proprietà italiana, ma non godono di immunità che li protegga da un’eventuale esecuzione forzata.

Cosa succede ora?

In attesa di una risoluzione definitiva, la Casa d’Italia si trova ora al centro di un contenzioso che coinvolge non solo la sua importanza simbolica per la comunità italiana in Svizzera, ma anche questioni legali e finanziarie di portata internazionale.
 
I lavori di ristrutturazione della Casa d’Italia sono ancora in corso e, al momento, non ci sono impedimenti legali che ne blocchino il completamento. Tuttavia, con il sequestro conservativo in atto, lo Stato italiano non può vendere l’immobile fino a quando non si concluderà il procedimento giudiziario. Se il tribunale, in seconda istanza, dovesse confermare il risarcimento, la Casa d’Italia potrebbe essere utilizzata come garanzia per il pagamento della somma dovuta.

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