La televisione svizzera per l’Italia

Giovanni Serodine, il ticinese che interpretò Caravaggio in “chiave Zen”

dipinto
Cristo tra i dottori, opera di Giovanni Serodine conservata al Louvre. wikipedia

Arrivato a Roma all’inizio del Seicento, il giovane asconese si fece notare per le sue abilità pittoriche. Abbracciò il caravaggismo ma lo stravolse con un approccio meditativo all’opera d’arte. Che gli permise di creare grandi capolavori ma ben poche opere.

Nella sala 27 al primo piano di Palazzo Barberini a Roma, lo splendido palazzo del Seicento progettato dagli architetti ticinesi Carlo Maderno e Francesco Borromini (oltre al napoletano Gian Lorenzo Bernini), due opere d’arte sono poste in primo piano rispetto alle altre. La prima, Giuditta decapita Oloferne di Caravaggio. Alle sue spalle, la seconda: San Pietro e San Paolo condotti al martirio di Giovanni Serodine.

Se il primo autore è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi artisti della storia, del secondo si è detto forse troppo poco. Eppure il ticinese è stato uno dei più importanti artisti romani di inizio Seicento, autore di un caravaggismo riveduto e corretto (o, secondo alcuni, scorretto).

“Non solo un pittore ma un vero e proprio artista che però ha pagato lo scotto di aver realizzato poche opere”, spiega a tvsvizzera.it Claudio Strinati, storico dell’arte e divulgatore. “In parte il motivo per cui Serodine ha prodotto poco è perché è morto giovane, a circa 30 anni. Ma la vera motivazione è un’altra: Giovanni Serodine aveva un approccio all’arte che definirei meditativo, profondo. E quindi lento”. Un approccio al caravaggismo in chiave Zen.

Da Ascona a Roma

Dell’infanzia di Giovanni Serodine si sa poco. Sappiamo che nacque ad Ascona, in Ticino, tra il 1594 e il 1600. Sappiamo anche che da giovanissimo giunse a Roma al seguito del padre Cristoforo, uno dei tanti capimastri stuccatori ticinesi che in quegli anni riempivano i cantieri di Roma e di altre città della Penisola perché famosi per essere capaci, veloci e ingegnosi in tutti gli ambiti dell’architettura.

All’inizio Giovanni Serodine deve essere entrato, insieme al padre e al fratello Giovan Battista, in qualche cantiere romano per lavorare alla realizzazione di palazzi e chiese. Ma la sua vocazione era un’altra: la pittura.

Entrò subito in contatto col caravaggismo, formandosi nella bottega di Antiveduto Gramatica, in un’epoca in cui – dopo la morte del Maestro nel 1610 – quella corrente pittorica non era più considerata “alla moda”.

“Serodine apparve a Roma all’improvviso, si fece subito notare per le sue qualità artistiche, e altrettanto improvvisamente scomparve. Tanto che, a soli dieci anni dalla sua scomparsa nel 1630, gli storici dell’arte dell’epoca raccontavano che di lui già si conservava poca memoria”, racconta Strinati.

Una vita veloce ma intensa. Una meteora tra i caravaggisti, come lo ha definito lo stesso professor Strinati. “Quantomeno questa è stata l’interpretazione dell’epoca. Oggi Serodine è stato rivalutato e gode di buona fama tra gli storici dell’arte”, spiega.

Ma se per anni di lui si è parlato poco, il motivo principale è legato alla scarsità della sua produzione artistica. E uno dei motivi che ha portato a una scarsa (ma intensa) produzione da parte del pittore ticinese è legato proprio alle sue origini svizzere.

Un approccio “svizzero” all’arte

Serodine proveniva da una famiglia di artisti che appartenevano alla tradizione dei Magistri ComaciniCollegamento esterno, artigiani con una vasta conoscenza delle arti, della scultura, della muratura e dell’architettura.

“Serodine era abituato a una cura del manufatto che contraddistingueva la terra da cui veniva. Quando è arrivato nel Lazio ha portato nel contesto del suo tempo la mentalità della sua terra. In un tempo in cui in area romana si tendeva a chiedere agli artisti una capacità produttiva enorme”, spiega Strinati.

Il suo, dunque, è un approccio lento al caravaggismo. “Serodine arriva a Roma quando sta nascendo quella fase dell’arte che poi gli storici chiameranno Barocco. Se c’è uno lontano mille miglia dal Barocco inteso come arte pletorica, dinamica, anche un po’ superficiale per certi versi, è proprio Serodine. Basta guardare le quattro cose che ha fatto: è una specie di artista zen, un maestro della meditazione profonda.

Stilisticamente si aggancia alla tradizione caravaggesca che, però, a Roma era già abbastanza superata – vigente, ma non più l’arte alla moda, in declino nonostante numerosi esponenti. Lui la assume addirittura accentuandola: i contrasti profondissimi del buio e della luce, quella luce che fa, che sembra provenire da un fuoco che brucia e che manda il flusso luminoso a intermittenza, quasi consumando le immagini, sono una cosa stilisticamente eccelsa”, spiega l’esperto.

Insomma, Serodine concepisce l’elaborazione dell’opera d’arte come un’esperienza profondissima e meditativa. Un approccio che gli permetterà di produrre poche ma straordinarie opere.

Un caravaggismo scorretto

Serodine, pur abbracciando questa corrente, è un caravaggesco anomalo. “Lui si pone in modo dialettico con l’ambiente in cui entra. Tanto da essere considerato un tipo ‘bizzarro’. Il caravaggismo era un’arte consolidata, si doveva fare in un certo modo; lui lo fa in un modo aberrante e stranissimo, per cui ben presto viene qualificato come artista da un lato quasi filosofico nella sua severità e serietà profondissima, e dall’altro pieno di stranezze e bizzarrie, che incontrano sia la lode della critica del tempo sia la riprovazione”, spiega Strinati.

Un esempio? Il giudizio che lo storico dell’arte seicentesco Giovanni Baglione espresse su un’opera di Serodine. “Baglione scrive che il quadro nel suo complesso è fatto male ma che non si può negare che vi siano delle teste, degli elementi, eccelsi”. Insomma, pur approvando la capacità artistica del Serodine, veniva criticato lo stile che si rifaceva al caravaggismo ma stravolgendolo in alcune sue caratteristiche.

Oggi la posizione dominante rispetto all’opera di Serodine è ben diversa. Lontani dalle convinzioni conservatrici dell’epoca, il ticinese è riconosciuto come un maestro del caravaggismo, capace di coniugare una tecnica drammatica e tenebrista con un naturalismo ed un’espressività emotiva che gli hanno permesso di lasciare un segno profondo, pur avendo operato in un arco temporale molto breve.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR