La televisione svizzera per l’Italia

I rapporti italosvizzeri sono ottimi ma…

I ministri degli esteri dei due Paesi, Antonio Tajani (sinistra) e Ignazio Cassis.
I ministri degli esteri dei due Paesi, Antonio Tajani (sinistra) e Ignazio Cassis. Keystone / Jean-Christophe Bott

Archiviate le tensioni in ambito fiscale degli scorsi decenni tra i due Paesi ma resta qualche “divergenza di vedute” su banche, profughi e commercio transfrontaliero.

Nonostante qualche piccola invidia e rivalità, specie nelle regioni a ridosso della frontiera, i rapporti tra Svizzera e Italia sono oggettivamente ottimi. Sembrano lontani i tempi delle controverse iniziative popolari contro l’eccessivo “inforestierimento” lanciate negli anni Settanta e rivolte soprattutto contro la folta comunità degli immigrati italiani nella Confederazione.

Ma anche le più recenti misure tributarie promosse da governi italiani di un po’ tutti i colori (concretizzatesi nei vari scudi fiscali per regolarizzare i contribuenti che avevano nascosto i loro capitali nei forzieri elvetici) e dirette principalmente contro la piazza finanziaria svizzera, sono ormai una storia passata.

L’adesione di Berna alle direttive OCSE sulla trasparenza, che hanno portato all’abolizione del segreto bancario (per i contribuenti stranieri) in Svizzera, hanno di fatto eliminato le residue ruggini che si erano insinuate tra i due Stati. Nel febbraio 2015 i due Governi hanno firmato l’accordo contro le doppie imposizioni e una roadmap destinata ad appianare le ultime divergenze in ambito tributario.

Dopo un certo travaglio, dovuto essenzialmente alle opposizioni sociali e politiche che si erano manifestate al di là del confine, il Parlamento italiano ha ratificatoCollegamento esterno nel giugno del 2023 il nuovo accordo fiscale sui frontalieri voluto soprattutto da Berna e sempre l’anno scorso Roma ha tolto la Confederazione dalla sua black-listCollegamento esterno, l’ultima in cui compariva ancora, delle persone fisiche.

Altri sviluppi

Quest’ultima era stata redatta nel 1999 per combattere il fenomeno dell’emigrazione fittizia per scopi fiscali di contribuenti italiani. Da ultimo, sempre in tema di frontalierato, i due governi hanno anche raggiunto un’intesa amichevole sul telelavoro, con la quale viene consentito alle e ai pendolari transfrontalieri italiani di continuare a lavorare dal proprio domicilio fino al 40% del tempo previsto contrattualmente.

L’Italia è oggi un importante partner commercialeCollegamento esterno della Confederazione, terzo Paese da cui importa beni e servizi, e quarta destinazione dei prodotti elvetici, a testimonianza degli stretti rapporti che intercorrono tra le due nazioni. Inoltre, il Belpaese è una meta privilegiata delle e dei confederati per lo shopping e le vacanze mentre nel paese alpino hanno trovato un’occupazione parecchi laureati e ricercatori trascurati dalla madrepatria, collaboratori di vario livello del settore sanitario, nonché un numero cospicuo di frontalieri e frontaliere.

Questo scenario idilliaco cela comunque qualche potenziale incrinatura, che potrebbe palesarsi in un futuro più o meno prossimo. Noi ve ne elenchiamo qui di seguito alcune che meritano una certa attenzione.

Reciprocità sul mercato dei servizi finanziari: si tratta di una questione avvertita praticamente solo in Svizzera, dove a intervalli regolari viene evocata da politici o rappresentanti del settore finanziario. L’accesso al mercato italiano, da parte degli operatori elvetici di fatto è negato, nonostante sia stato previsto nella famosa roadmap concordata nell’incontro bilaterale del febbraio 2015 tra i ministri delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf e Pier Carlo Padoan.

Altri sviluppi

Di fatto oggi le e i consulenti finanziari elvetici non possono svolgere la loro attività a meno che l’istituto per cui lavorano non abbia una succursale sul suolo italiano e sia quindi soggetta a tutte le norme fiscali italiane. Questo si traduce in un ostacolo insormontabile per tutte le banche piccole e medie, soprattutto del Canton Ticino, che non hanno i mezzi per insediarsi oltre confine. La questione è molto tecnica: in Svizzera si ritiene che nell’applicazione della disposizione dell’Unione Europea che regola questo tipo di servizi, il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) abbia adottato un’interpretazione molto restrittiva e penalizzante dei confronti delle banche svizzere.

In sostanza Roma, con il DL 129 del 3 agosto 2017Collegamento esterno, emanato in applicazione della direttiva dell’Unione Europea 2014/65/UE  (MIFID II)Collegamento esterno, equipara gli istituti finanziari svizzeri a quelli dei Paesi terzi (non UE) che possono sottoporre offerte di investimento alla clientela privata solo a condizione che dispongano di una filiale in Italia. E questo, nonostante Berna abbia aderito a tutte le norme vigenti in ambito finanziario nell’UE.

La questione resta aperta: la Germania ha infatti applicato la regola UE in senso favorevole alla Svizzera, la Francia ha invece una posizione analoga a quella del Governo italiano che di certo, dovendo tenere conto anche delle rivendicazioni del ramo finanziario indigeno, non gradisce troppo la concorrenza sul suo territorio degli istituti bancari elvetici. Vedremo se prossimamente Berna riuscirà a spuntarla.

Sospensione Dublino: un altro tema che è stato evocato negli ultimi vertici tra esponenti dei due governi è quello relativo alla sospensione dell’accordo di Dublino da parte dell’Italia – confrontata con un incremento degli sbarchi di migranti sulle sue coste – in merito ai trasferimenti delle e dei richiedenti asilo. Non da ultimo nel recente incontro a Roma tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Confederazione Viola Amherd a Roma a inizio maggio.

A dire il vero la questione non riguarda solo le relazioni bilaterali italo-svizzere ma l’intero continente. Dal dicembre 2022 infatti le autorità italiane non accolgono più le e i profughi di sua competenza (in base al criterio del Paese in cui viene depositata la prima richiesta di protezione internazionale) e non fanno sapere ufficialmente quando intendono riaprire le frontiere a questa categoria di immigrati/e. Anche se una timida apertura in tal senso è giunta dall’incontro a ChiassoCollegamento esterno, lo scorso 25 novembre, tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il consigliere federale Beat Jans.

Altri sviluppi
Un rifugiato fermato dalle guardie di confine alla stazione di Chiasso.

Altri sviluppi

L’Italia apre sulla riammissione dei rifugiati

Questo contenuto è stato pubblicato al Così si è espresso il ministro degli interni italiano Matteo Piantedosi nel corso dell’incontro a Roma con Elisabeth Baume-Schneider.

Di più L’Italia apre sulla riammissione dei rifugiati

A questo proposito va però precisato che l’Italia continua ad applicare l’accordo bilaterale sulla riammissioneCollegamento esterno delle persone che sono entrate in Svizzera dall’Italia, soggiornando illegalmente nella Confederazione senza aver depositato una domanda d’asilo. E dal profilo numerico (dai 10 ai 30 respingimenti al giorno) questa voce risulta più rilevante rispetto ai cosiddetti trasferimenti Dublino.

Guerra della spesa: sebbene non sia stata dichiarata nessuna contesa (e non riguardi comunque solo i due Paesi), nell’ultimo anno Roma e Berna hanno affilato le armi a difesa dei loro rispettivi commerci nelle zone di confine, con proposte legislative concorrenziali per attirare la clientela transfrontaliera. Da un lato il parlamento italiano ha ridotto dallo scorso febbraio da 154,94 a 70 euro la soglia per chiedere il rimborso dell’IVA sugli acquisti di beni effettuati nella Penisola.

Altri sviluppi

Per frenare il fenomeno del turismo degli acquisti Berna ha risposto abbassando da 300 a 150 franchi, dal prossimo mese di gennaio, la quota di esenzione dall’IVA sulle merci acquistate all’estero. Non tutti scommettono però sull’efficacia della mossa elvetica. Soprattutto in considerazione della diversa entità dell’imposta sul valore aggiunto nei due Stati, che rende più seducente il potenziale “sconto fiscale” concesso al di là del confine rispetto alla tassa applicata nella Confederazione: l’IVA è del 22% in Italia, a fronte dell’8,1% in Svizzera.

Trasporti ferroviari: in verità non c’è alcuna vertenza in corso tra le due capitali su questo punto ma di tanto in tanto emerge qualche “divergenza di vedute”. La collaborazione è comunque intensa e sono in corso importanti progetti infrastrutturali che coinvolgono le due nazioni. Il sistema di trasversali alpine di base sotto le Alpi (San Gottardo, Ceneri e Loetschberg) e il Terzo Valico dei Giovi, che sarà inaugurato a breve (2027) si collocano entrambi sulla grande direttrice europea Reno-Alpi (Genova-Rotterdam).

Dagli anni Novanta la Svizzera ha compiuto una svolta radicale in favore del trasporto delle merci su rotaia, raggiungendo importanti obiettivi parzialiCollegamento esterno (riduzione a 927’000 transiti di camion attraverso le Alpi) e una quota invidiabile della quota ferroviaria in questo ambito (72,5%) nel 2022. Per supplire alle lacune infrastrutturali nella politica dei trasporti in Italia, Berna ha proceduto a finanziamenti di vario genere sul territorio del Belpaese, realizzando o cofinanziando terminal intermodali (Milano Smistamento, Busto Arsizio e Domodossola) e l’adeguamento della linea (sagome di 4 metri) tra Luino e Gallarate e su quella del Sempione-Domodossola per consentire il passaggio dei convogli merci con sagome di 4 metri.

Altri sviluppi

Ritardi si palesano anche nel traffico passeggeri transfrontaliero e un recente atto parlamentare del ticinese Simone GianiniCollegamento esterno, che raccoglie le lamentele espresse al di qua del confine, ventila la possibilità di un intervento, anche finanziario, della Confederazione per realizzare il terzo binario tra Cantù e Camnago, 8 km che attualmente penalizzano i collegamenti regolari tra Milano e Zurigo (discorso analogo viene fatto per il tunnel di Monte Olimpino a Como).

La notizia buona è costituita dall’incontro tenutosi a RomaCollegamento esterno nel luglio dello scorso anno tra i ministri dei Trasporti Albert Rösti e Matteo Salvini, in cui è stata sottoscritta un’intesa che impegna entrambi i Paesi a potenziare l’infrastruttura ferroviaria entro il 2035 e a trasferire ulteriormente il traffico dalla strada alla rotaia. In relazione ai trasporti transfrontalieri c’è da registrare la recente firma dell’accordoCollegamento esterno che abolisce il divieto di cabotaggio per i servizi di linea degli autobus.

Altri sviluppi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR