La giustizia italiana, un’arma politica
Questa settimana i giornali svizzeri si interessano in particolar modo all’avviso di garanzia nei confronti di Giorgia Meloni per il rimpatrio del generale libico Almasri. A destare interesse sono anche le “grandi manovre” nel settore bancario italiano.
Un avviso di garanzia che fa discutere
Gli strascichi della vicenda legata alla liberazione del generale libico Najeem Osama Almasri trovano ampio spazio questa settimana sulla stampa svizzera. A destare interesse è soprattutto la notizia dell’avviso di garanzia nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione al rimpatrio del presunto criminale di guerra, sul quale pende un mandato della Corte penale internazionale dell’Aia.
“In ogni caso – scrive la Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno – è altamente improbabile che si arrivi a un processo. Il Parlamento dovrebbe dare il suo consenso, cosa che è altamente improbabile data la maggioranza”. La vicenda riporta ancora una volta in primo piano i contrasti tra magistratura e politica, “che sono una costante della politica italiana sin dai tempi di Berlusconi e sono coltivati soprattutto dalla destra, che – come ora Meloni – si presenta volentieri come vittima di giudici e pubblici ministeri”.
Le TempsCollegamento esterno ricorda da parte sua che si tratta di una semplice procedura amministrativa: “A differenza di altri Paesi europei, il sistema giudiziario impone ai pubblici ministeri di avviare un procedimento in caso di denuncia”. La denuncia, in questa caso, è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti. Questa particolarità del sistema giudiziario ha però “trasformato la giustizia italiana in un’arma politica”, rileva il quotidiano della Svizzera francese. Questo tipo di vicende permette al Governo “di alimentare continuamente il confronto con la magistratura, un confronto che paga a livello elettorale ”, afferma dalle colonne di Le Temps Cristina Dallara, docente di scienze politiche all’Università di Bologna.
Il terzo tentativo sarà quello buono?
L’avviso di garanzia nei confronti della presidente del Consiglio non è però il solo tema che ha per protagonisti il Governo e più in generale la politica italiana di cui si interessano i giornali elvetici. Il portale watson.chCollegamento esterno e altri quotidiani riferiscono del “terzo tentativo” per trasferire persone migranti in Albania. Sarà questa la volta buona?, si domanda in sostanza la Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno, rilevando che rispetto ai due fallimenti precedenti sono cambiati alcuni parametri: “Da un lato, il Governo ha adeguato le competenze giurisdizionali. La detenzione amministrativa dei migranti in Albania non sarà più giudicata da un tribunale di primo grado a Roma, ma direttamente dalla Corte d’appello […]. Dall’altro, la Corte suprema italiana ha stabilito a dicembre che la definizione di Paese sicuro spetta alla politica e non ai tribunali”.
Sempre la NZZ narra, a oltre due anni dal trionfo elettorale di Giorgia Meloni e dei suoi alleati di come il centro politico italiano si stia muovendo. Pur rappresentando una bassa proporzione dell’elettorato, tra il 6 e l’8%, ed essendo “caotico e imprevedibile”, il centro potrà essere l’ago della bilancia alle prossime elezioni. Se Elly Schlein e il centro-sinistra vorranno avere una chance di chiudere le porte alla destra dovranno avere il suo sostegno, rileva il giornale zurighese. Negli ultimi giorni ci sono state novità: “Due politici noti per la loro capacità di integrazione e con il potenziale per consolidare un centro frammentato e guidarlo in un’alleanza con il Partito democratico si sono espressi”. Uno è Claudio Gentiloni, l’altro Ernesto Ruffini. L’intervento di quest’ultimo, in particolare, è stato “notevole” e ha dimostrato che i “cattolici” possono ancora dire la loro, sottolinea la NZZ.
“Grandi manovre” sulla piazza finanziaria italiana
La Svizzera guarda con attenzione anche a quanto sta accadendo nella piazza finanziaria italiana, dove sono in corso “grandi manovre”, per riprendere il titolo di un articolo di Le TempsCollegamento esterno. La Monte dei Paschi di Siena ha lanciato un’offerta d’acquisto del valore di 13,3 miliardi di euro per Mediobanca. Se l’operazione andasse a buon fine, nascerebbe un terzo grande polo bancario, accanto a UniCredit e Intesa Sanpaolo.
Queste “grandi manovre” hanno anche implicazioni politiche: “Il Governo italiano, che detiene una partecipazione in MPS, sembrava già aver sostenuto un tentativo di fusione con il suo concorrente BPM, con l’idea di creare l’auspicato terzo polo bancario che desiderava. Tuttavia, un’operazione condotta da UniCredit contro quest’ultimo ha reso la cosa impossibile, scatenando un conflitto tra il colosso bancario e il Governo di Giorgia Meloni”.
Watson.chCollegamento esterno ricorda da parte sua come la “più vecchia banca del mondo”, fondata nel 1472, sia riuscita a riprendersi in maniera “spettacolare” negli ultimi anni: “Considerata a lungo l’anello debole del settore bancario italiano”, la Monte dei Paschi di Siena era sull’orlo del fallimento prima di essere salvata nel 2017 grazie all’intervento dello Stato, che ha versato 5,4 miliardi di euro.
La scommessa di un prosecco di qualità
Prima di stappare lo champagne, la dirigenza della banca senese dovrà ancora aspettare, poiché Mediobanca ha per ora rispedito al mittente l’offerta. Non di champagne ma di prosecco parla invece la rivista BilanCollegamento esterno. Gli svizzeri e le svizzere apprezzano in modo particolare le bollicine prodotte in Veneto. La qualità non è però sempre il punto forte di questo vino. Un imprenditore di origine italiana che vive nel Canton Vaud vuole “ridare lustro all’immagine del prosecco”, puntando su “un prodotto di alta qualità, lontano dallo spumante generalmente troppo dolce che si mescola nello spritz e che oggi rappresenta la maggior parte del mercato”.
Nato e cresciuto in Svizzera, Tancredi Pascale si è lanciato nell’avventura nel 2017, quando ha avuto l’opportunità di rilevare una parte della tenuta di famiglia in Veneto, dove la sua famiglia produce prosecco da quattro generazioni. “Tutti conoscono almeno un nome di champagne, ma nessuno è in grado di citare un nome di prosecco – afferma. Volevo cambiare questa situazione. Investire nell’immagine e nel marketing, cosa che nessuno fa”.
Una scommessa riuscita: nella Svizzera francese l’imprenditore ha una ventina di punti vendita e ora sta per varcare le frontiere linguistiche, firmando un contratto con un distributore nella Svizzera tedesca.
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