La migliore ambasciatrice in Italia prepara le valigie
All'inizio del prossimo anno Monika Schmutz Kirgöz lascerà l'ambasciata svizzera a Roma ed è quindi tempo per i bilanci.
L’ambasciatrice dell’anno 2023 in Italia, la basilese Monika Schmutz Kirgöz, si appresta a dirigere la Divisione Medio Oriente e Africa del Nord del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Dal primo gennaio le subentrerà, alla testa dell’ambasciata svizzera a Roma, il ticinese Roberto Balzaretti, che nel recente passato aveva condotto le trattative con Bruxelles e attualmente è capomissione a Parigi.
Inutile precisare che il nuovo incarico a Berna rappresenta una sfida delicata e impegnativa per l’ambasciatrice Monika Schmutz Kirgöz, soprattutto in considerazione della grave crisi che ha colpito la regione mediorientale dal 7 ottobre 2023.
Il premio Jannuzzi
È giunto quindi il momento di fare un bilancio per l’ambasciatrice uscente, il cui dinamismo a Roma non è passato inosservato. A conferma di ciò, l’anno scorso le è stato conferito il prestigioso “Premio Gazzetta diplomatica Giovanni Jannuzzi” da una giuria internazionale, un riconoscimento assegnato agli ambasciatori e alle ambasciatrici che si sono distinti per il loro operato in Italia.
Definita “diplomatica carismatica, di innata eleganza e sagacia”, Monika Schmutz Kirgöz – si legge nelle motivazioni del premio – ha saputo catturare “su di sé l’attenzione dei media per la sua capacità di analisi, sempre attenta e originale”.
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Durante la sua permanenza a Roma, sono state risolte diverse questioni che gravavano, seppur in un contesto di relazioni amichevoli, sui rapporti tra Italia e Svizzera. Tra i risultati più significativi si annoverano la tanto attesa ratifica, da parte del Parlamento italiano, dell’accordo fiscale sui frontalieri, la rimozione della Confederazione dalla black-list delle persone fisiche emanata dal Governo italiano nel 1999, e il raggiungimento di una nuova intesa sul telelavoro per i frontalieri.
Restano ancora piccoli nodi da sciogliere
Permangono alcune questioni, come l’obbligo per le banche svizzere che vogliono operare in Italia di aprire una filiale locale. Tuttavia, è plausibile che i successi raggiunti siano stati ottenuti anche grazie al grande lavoro svolto dall’ambasciata, situata nel prestigioso quartiere dei Parioli.
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Di questi temi abbiamo discusso con la diplomatica basilese in un recente incontro a Lugano.
tvsvizzera.it: Quale è lo stato dei rapporti, in generale, tra Svizzera e Italia in questo momento?
Monika Schmutz Kirgöz: i rapporti tra i nostri due Paesi sono ottimi e mi fa piacere che il mio collega italiano a Berna, l’ambasciatore Gian Lorenzo Cornado, abbia evidenziato la frequenza degli incontri tra i rispettivi Ministri degli esteri.
Ha opportunamente ricordato che il Ministro degli esteri, nonché Vicepremier, Antonio Tajani, è venuto al Locarno Film Festival. Inoltre, a fine novembre, il consigliere federale Cassis sarà in visita a Roma. Questi incontri frequenti, che si svolgono più volte l’anno, testimoniano la solidità della relazione bilaterali.
È stata risolta recentemente la lunga vertenza relativa all’accordo fiscale sui frontalieri e la Svizzera non è più nelle blacklist italiane, quali questioni restano da risolvere tra i due paesi?
Molte questioni sono state effettivamente risolte ma restano sempre piccoli aggiustamenti da fare, dovuti principalmente all’intenso scambio quotidiano tra i due Paesi. L’Italia è il nostro terzo partner commerciale e a questo proposito vale la pena sottolineare, come mi piace spesso ricordare, che le importazioni dall’Italia verso la Svizzera sono notevoli: superano la somma totale delle esportazioni italiane verso India, Cina, Brasile e Canada messi insieme. Questo dimostra la forte interconnessione tra i due Stati.
A tal proposito, ho particolarmente apprezzato il recente commento dell’ambasciatore italiano a Berna Gian Lorenzo Cornado, che ha riconosciuto come, nei miei tre anni a Roma, il mio team ed io abbiamo contribuito a rafforzare l’immagine della Svizzera in Italia. Sottolineando costantemente l’importanza delle relazioni bilaterali, siamo convinti che a Roma sia passato il messaggio che la Confederazione è un attore di rilievo, con un ruolo significativo da svolgere.
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Recentemente è stata a Lugano in occasione di un convegno sui laghi italosvizzeri. Che ruolo hanno i laghi transfrontalieri nei rapporti tra i due Paesi?
I laghi hanno una grandissima importanza, come ho potuto menzionare nel mio discorso al convegno, perché appunto l’intreccio tra l’Italia e la Svizzera è tale che pure i due laghi ticinesi transfrontalieri sono un pilastro di questa intensa relazione, in particolare tra le regioni di confine.
Proprio in merito ai due bacini italosvizzeri, il Lago Maggiore e il Lago di Lugano, ho avuto modo di evidenziare l’importanza dell’accordo firmato a dicembre, che ha rinnovato e prolungato di oltre 20 anni la collaborazione tra Italia e Svizzera nel servizio di trasporto pubblico in questo ambito.
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Ora la attende un incarico delicato a Berna, alla testa della Divisione Medio Oriente e Africa del Nord del DFAE, che assume significati particolari alla luce dei tragici eventi nell’area mediorientale. Che bilancio fa dei suoi quattro anni a Roma?
Purtroppo, il mio mandato è durato solo tre anni e mezzo. Per me è stato un ritorno, avendo già prestato servizio a Roma come consigliera economica. Oggi vedo un’Italia forte sulla scena internazionale, e mi sembra anche cambiata rispetto a vent’anni fa, quando ricoprivo il mio precedente incarico.
A questo riguardo non posso esimermi dal sottolineare che oggi più del 50% delle italiane e degli italiani vota per una donna: nelle recenti elezioni europee, infatti, Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia ha ottenuto il 28% dei consensi ed Elly Schlein con il Partito Democratico ha ottenuto il 24% dei voti.
Dunque, ci troviamo di fronte un Paese che precedentemente era dominato da uomini di una certa età e che adesso è guidato da due donne che hanno un’energia incredibile, a prescindere dai contenuti politici delle loro proposte.
Direi che proprio l’energia femminile sia uno dei tratti distintivi dell’attuale presidenza italiana del G7. Vedo oggi un Paese fiero, che è cambiato molto e che conta su un governo intenzionato a rimanere saldamente in carica per cinque anni. Sebbene abbia di fronte a sé sfide enormi, sta lavorando attivamente per affrontarle.
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