L’Italia dice addio a un mito nato oltre 75 anni fa
La stampa svizzera dedica ampio spazio questa settimana al trasferimento in India della produzione della leggendaria Ape. I media elvetici si interessano però, tra le altre cose, anche al mandato d’arresto nei confronti di René Banko, alla condanna all’ergastolo di Filippo Turetta e al consolidamento del settore bancario italiano.
Quali sono i temi che riguardano l’Italia che hanno suscitato interesse nella Confederazione? Da oggi vi proponiamo una carrellata settimanale sulle notizie che hanno superato le Alpi e trovato eco sulla stampa della Svizzera tedesca e francese.
“Arrivederci Ape”
Per questa prima rassegna stampa, un tema si impone. “Arrivederci Ape: Italien trauert um die Biene”, titolano la BaslerZeitung e il portale Nau.chCollegamento esterno. Ma non è solo l’Italia a piangere per la scomparsa dell’ape (“die Biene”), aggiungeremo noi, ma anche molti svizzeri e svizzere che hanno sempre visto in questo motocarro a tre ruote un simbolo dell’ingegnosità e del design italiano. Certo, la mitica Ape, nata nel 1948 dalla mente di Enrico Piaggio, continuerà a esistere. Saperla però prodotta in India, a migliaia di chilometri di distanza dagli stabilimenti italiani fa venire un po’ un tuffo al cuore, soprattutto per chi, come me, ogni giorno uscendo dalla stazione ferroviaria di Berna se ne ritrova davanti una trasformata in un minuscolo bar che serve caffè.
La decisione di spostare la catena di produzione in India è legata principalmente alle norme di sicurezza e ambientali restrittive dell’UE. Tuttavia, ricorda nau.ch, “Piaggio ha stabilimenti di produzione in India già da diversi anni. E nel Paese più popoloso del mondo, con oltre 1,4 miliardi di abitanti, l’Ape è già prodotta come modello elettrico e anche in una versione con motore a gas naturale”.
La vicenda Benko
A trovare spazio sui giornali d’Oltralpe vi è anche la notizia del mandato di arresto emesso dalla Procura di Trento nei confronti del magnate austriaco René Benko (nella foto), fondatore del gruppo Signa. Benko, la cui società è fallita circa un anno fa, e altre persone sono sospettate di una lunga lista di reati: da associazione per delinquere a turbativa d’asta, passando per traffico di influenze al finanziamento illecito di partiti. Accuse respinte in blocco dai legali dell’uomo d’affari austriaco.
Il crack del gruppo Signa – ricordano diverse testate elvetiche – ha avuto ripercussioni anche in Svizzera. La holding era infatti comproprietaria della catena di grandi magazzini svizzera Globus. E una banca come la Julius Bär era esposta per 600 milioni di franchi nei confronti della società di Benko.
L’ergastolo a Filippo Turetta
Per restare in tema di giustizia, i media svizzeri pubblicano anche diversi articoli dedicati al processo a Filippo Turetta, condannato martedì all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin.
“Quando si parla di femminicidio in Italia, c’è un prima e un dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin”, sottolinea in questo servizioCollegamento esterno il corrispondente in Italia della Radiotelevisione della Svizzera tedesca SRF. Il fatto che questo atto abbia sconvolto e cambiato la società italiana ha molto a che fare con il padre e la sorella della vittima. “Entrambi si sono fatti avanti poco dopo l’omicidio, con determinazione e coraggio. Non hanno permesso che Giulia, la vittima, fosse dimenticata, che le fosse attribuita una colpa o che il dibattito si concentrasse unilateralmente sull’autore del delitto. Il padre e la sorella di Giulia non chiedevano una punizione draconiana, ma una giusta. E continuavano a ripetere che una cosa del genere non sarebbe più dovuta accadere”.
Anche se vi sono stati recentemente dei tentativi di strumentalizzazione, come quando il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha affermato che la violenza sulle donne è anche legata all’immigrazione clandestina, il caso ha permesso di puntare i riflettori sulla violenza contro le donne e di non minimizzare questo fenomeno, osserva il corrispondente della SRF. “L’opinione pubblica italiana ha intensamente discusso di prevenzione e telefoni di emergenza […] e i centri di consulenza, a cui le donne in pericolo possono rivolgersi, hanno ricevuto un numero di chiamate mai visto prima”.
Fusione Unicredit-BPM
La Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno si occupa dal canto suo dell’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco BPM. “ll consolidamento ha rafforzato le banche italiane, che oggi sono più forti che mai”, titola la storica testata zurighese.
“Alla fine di settembre, i cinque maggiori istituti registravano profitti per 29,4 miliardi di euro. I coefficienti patrimoniali sono solidi e affidabili. Le distribuzioni agli azionisti sono state enormi e la percentuale di crediti inesigibili è bassa”, rileva la NZZ.
Questo è anche il risultato di “un consolidamento senza precedenti”, che ha visto il numero di istituti indipendenti passare da 500 a 100 in pochi anni. Il giornale di stampo liberale riporta le parole di Stefano Caselli, decano della Bocconi, secondo cui questa tendenza deve proseguire, poiché “oggi non servono più piccole banche radicate a livello locale, ma grandi istituti con una governance diversa, che attraggono capitali e sono in grado di investire in nuove tecnologie”. Un esempio di questo tipo di istituti – sottolinea la NZZ – è proprio Unicredit.
“La cucina italiana esiste veramente?”
Concludiamo la nostra carrellata settimanale con un occhio di riguardo al palato. Del resto, per il pubblico elvetico (e non solo elvetico naturalmente) Italia fa spesso rima con gastronomia. Lo Schaffhauser NachrichtenCollegamento esterno, il giornale locale di Sciaffusa, parte sulle tracce del tartufo nelle Marche, pubblicando un reportage sul prezioso tubero e su una regione che non è altrettanto conosciuta in Svizzera del Piemonte o della Toscana.
Le Matin Dimanche e la Tribune de Genève si chiedono dal canto loro se “la cucina italiana esiste veramenteCollegamento esterno”. Le due testate dedicano un articolo comune al nuovo libro del più odiato (o amato) storico dell’alimentazione italiano Alberto Grandi, che nel suo saggio sfata numerosi miti su pizza, carbonara e chi più ne ha più ne metta. Le tesi iconoclaste di Grandi – ricordano i due giornali – hanno avuto strascichi anche in Svizzera. Due mesi fa, lo storico è stato invitato dalla Società Dante Alighieri del Vallese per discutere del suo libro. Se la serata si è svolta senza intoppi, sulle reti sociali il dibattito è rapidamente diventato politico. “Abbiamo ricevuto minacce e insulti piuttosto violenti – afferma la presidente della società Wissam Balays. Ci veniva rimproverato di rubare il patrimonio, questo genere di cose”.
Vi segnalo infine questo gustoso articoloCollegamento esterno, sempre della Neue Zürcher Zeitung, sul fenomeno delle nonne Tiktok, donne italiane ultraottantenni che condividono le loro ricette tradizionali, con un successo a dir poco strabiliante.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.