Covid, ecco perché sugli aerei si è quasi al sicuro
Da un sondaggio tra 18 compagnie aeree, risulta che i casi di contagio da coronavirus tra passeggeri e personale di bordo sono pochi. Secondo gli operatori del settore è merito delle misure di sicurezza introdotte da aeroporti e compagnie, quali l'uso delle mascherina obbligatorio o raccomandato, ma anche e soprattutto il sistema d'aerazione, come spiega questo servizio della RSI.
Tra i gruppi che hanno imposto la mascherina ci sono American Arlines, Air France-KLM e Lufthansa, cui fa capo la compagnia svizzera Swiss.
È un dirigente di quest’ultima, Oliver Buchhofer, a spiegare che “il sistema di aerazione a bordo riduce di molto il rischio d’infezione”.
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Quel che si respira a bordo è costituito infatti per il 60% da aria fresca proveniente dall’esterno. Quella che circola in cabina viene filtrata per rimuovere le impurità, batteri e virus compresi: gli standard sono quelli delle sale operatorie ospedaliere.
Gli esperti non concordano su quanto tempo serva per il ricambio completo dell’aria in cabina. Da tre a diversi minuti. Alcuni sottolineano però che sugli apparecchi si sta vicini e per un tempo tendenzialmente lungo.
Proteggersi serve
Kathrin Summermatter, responsabile del centro per la sicurezza biologica dell’Istituto malattie trasmissibili dell’Università di Berna, pur confermando l’efficienza del sistema di aerazione ritiene auspicabile una maggiore distribuzione dei passeggeri (un posto libero tra una persona e l’altra, a meno che non abbiano già contatti stretti) e insiste sul comportamento individuale.
“La cosa fondamentale è che ogni singola persona cerchi di proteggersi il più possibile” e si chieda “sono una persona a rischio? Devo per forza prendere l’aereo per andare in vacanza oppure o altre soluzioni?”
Nel servizio RSI, le voci di Buchhofer, Summermatter e degli esperti Kirsten Winter e Dieter Scholz.
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