Nel 2020, l'immagine di un ciclista in posizione supina non è poi tanto rara: se ne vedono anche per strada, dove per inciso la bici si è ripresa molti spazi e ne ha guadagnati di nuovi, come il trasporto merci. Ma 35 anni fa una bicicletta reclinata con carenatura aerodinamica era un'attrazione, tanto più se a pedalare era Francesco Moser con l'obiettivo di battere un record del mondo.
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Moser era un campione consacrato quando, nel giugno del 1985, si presentò all’aeroporto militare di Villafranca, Verona, per provare il velomobile Equipe. Aveva vinto tutte le classiche del suo palmarès, il Giro d’Italia e il Record dell’ora, anche se quest’ultimo primato ottenuto con ruote lenticolari sarà poi registrato in una nuova, apposita categoria.
A progettare l’Equipe fu proprio l’inventore delle ruote “piene”, il professor Antonio Dal Monte il quale, secondo le cronache dell’epoca di Repubblica, avrebbe preferito per il suo ‘siluro’ un “varo circondato dal silenzio”.
Ma lo sponsor ne fece un evento pubblico: oltre ai numerosi fotografi e ai cineoperatori di Rai, Fininvest e della TV svizzera, si contarono decine di persone disposte lungo la pista di 2’400 metri.
Il collaudo diede il via a una lunga preparazione con lo scopo di battere, nell’autunno di quell’anno, il record dell’International Human Powered Vehicle Association, primato assoluto di velocità a propulsione umana allora detenuto dallo statunitense David Grille, che aveva fatto registrare 94,75 chilometri orari (oggi si sfiorano i 140).
Dagli annali, non risulta che l’italiano ci riuscì.
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Le immagini delle prime pedalate di Moser steso supino nell’involucro di fibra di carbonio dell’Equipe furono trasmesse dalla RSI la sera del 15 giugno 1985.
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