La fotografia ‘slow’ di Daniel Meuli

Nell'epoca di fotocamere digitali, smartphone e applicazioni per elaborare le immagini in maniera sempre più accurata, l'engadinese Daniel Meuli ha deciso di muoversi controcorrente. Con una camera oscura che lui stesso ha costruito, realizza soltanto uno o due scatti al giorno.
L’apparecchio è grande come un rimorchio, e questo già ne limita l’uso: “È veramente difficile trovare dei posti buoni”, confessa Meuli, che prima di diventare fotografo faceva il lattoniere.
Le dimensioni sono un ostacolo però consentono di entrare -di persona!- nel cuore della fotocamera, per verificare se la scena inquadrata è quella buona.
L’odore delle vecchie foto
Tra i curiosi che si avvicinano a Daniel MeuliCollegamento esterno, pochi capiscono al volo cosa sta facendo. Le persone più anziane riconoscono però l’odore, quello degli agenti utilizzati per lo sviluppo e la stampa delle foto alla vecchia maniera.
“Giocare con la luce è la vera fotografia”, dice l’engadinese. “Ogni giorno fanno sette milioni di foto qua in Valle, ma nessuno fa più foto vere, che rimangono anche per tempi lunghi, che valgono qualcosa”, aggiunge senza perifrasi.
Per un singolo scatto, come quello sulle rive del lago di Sils che si vede nel servizio, a Daniel Meuli servono diverse ore e la perizia dei fotografi di una volta.
Vanno definiti i tempi di apertura dell’otturatore e l’esposizione, ma “alla fine non è neanche così complicata tutta la storia”, conclude. “È un rimorchio nero con una lente e carta fotografica e luce. Non ci vuole molto di più per fare roba bella”.

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