Chi ha vinto a Sanremo? La Dc!
di Massimo Donelli
Con un presidente della Repubblica, Sergio MattarellaCollegamento esterno, che più democristiano non si può…
Con un presidente del Consiglio, Matteo RenziCollegamento esterno, cattolico ma, soprattutto, erede e alfiere del paraculismo democristiano riveduto e corretto in salsa digitale…
Con un Paese che pensa con nostalgia ai bei tempi della DcCollegamento esterno, quando c’erano i baby pensionatiCollegamento esterno, era facile avere un assegno per invaliditàCollegamento esterno (che si fosse o meno invalidi), il denaro girava abbondante (magari in neroCollegamento esterno o in forma di tangenteCollegamento esterno) e si aveva il posto a vita…
Beh, con tutto ciò nell’attorno, poteva forse il Festival di Sanremo 2015Collegamento esterno non essere democristiano?
No, non poteva.
E, infatti, è stato un perfetto prodotto (neo)democristiano.
A cominciare dalla prima sera, quando sul palcoscenico è apparsa una famiglia composta da ben 18 personeCollegamento esterno. Roba d’altri tempi (appunto), splendido manifesto valoriale cattolico srotolato davanti a oltre 13 milioni di telespettatori.Collegamento esterno
Dice: e come ti spieghi, allora, la drag queenCollegamento esterno Conchita WurstCollegamento esterno?
Risposta facile.
La Wurst sta alla Dc 2.0 come le gemelle KesslerCollegamento esterno stavano alla Dc analogica: la sua barba è provocante proprio come le loro calze a reteCollegamento esterno…
I democristiani, del resto, non hanno mai negato al popolo (e non si sono mai negati) un pizzico di trasgressione, maliziosità, peccato. E’ sempre stato nella loro natura, infatti, essere inclusivi, conciliare gli opposti, farsi concavi e convessi.
Prendete Renzi.
Prima fa accordi con Silvio BerlusconiCollegamento esterno; poi si pappa i senatori di Scelta civicaCollegamento esterno; e già sta lì con la forchetta in mano pronto a infilzare i grillini in libera uscitaCollegamento esterno. Politicamente di bocca buona, Matteo. Esattamente come gli antenati della prima repubblicaCollegamento esterno, che passavano con disinvoltura dal servirsi dei comunistiCollegamento esterno a utilizzare i missiniCollegamento esterno, mentre tutto attorno si cambiava casacca vorticosamente.
Uguale a oggi, no?
E anche questo, a ben pensarci, è un festival: il festival del trasformismo.Collegamento esterno Puntualmente citato a Sanremo (ma guarda…) da Arturo BrachettiCollegamento esterno, che del trasformismo fulmineo ha fatto un’arte.
Vogliamo non parlare, poi, del collegamento (in finta direttaCollegamento esterno) con l’astronauta Samantha CristoforettiCollegamento esterno?
Peccato non l’abbiano fatto fare a Tito StagnoCollegamento esterno: sarebbe stato un perfetto omaggio alla RaiCollegamento esterno democristiana, che ha acculturato e rincoglionito a dovere, per decenni, generazioni di italiani.
Samantha è servita, in ogni caso, a celebrare la gloria nazionale, con la sua faccia buonista e pacioccona come quelle di ArisaCollegamento esterno e di Emma MarroneCollegamento esterno, le non-vallette della porta accanto (una bruna e l’altra bionda, così vuole la regola), democristiane a loro insaputa.
In che senso?
Spiegazione immediata.
Dato un colpo al cerchio (Arisa=X FactorCollegamento esterno=SkyCollegamento esterno) e uno alla botte (Emma=AmiciCollegamento esterno=MediasetCollegamento esterno), mamma Rai ha piazzato Carlo ContiCollegamento esterno, il nuovo Pippo BaudoCollegamento esterno, in posizione assolutamente centrale, come la vecchia Dc. Fosse ancora vivo, Giulio AndreottiCollegamento esterno avrebbe applaudito per questo governo sanremese tripartito e molto, molto tricolore. Che, perdipiù, non ha trascurato un omaggio all’estetica contemporanea taglia 40, decisamente non nazionalpopolare. Compito affidato, pertanto, a una straniera ma non troppo, la bella spagnola Rocío Muñoz MoralesCollegamento esterno, compagna di Raoul BovaCollegamento esterno, il sex symbol educato de noantri.
Magistrale!
Come quando c’erano, con il bianco e nero della Rai democristiana governata da Amintore FanfaniCollegamento esterno, le formose e piccanti Abbe LaneCollegamento esterno e Lola FalanaCollegamento esterno, due spruzzate di peperoncino che, con il loro italiano esotico, ci facevano sentire tanto, ma tanto up to dateCollegamento esterno guardando la tv delle educate signorine buonasera alla Nicoletta OrsomandoCollegamento esterno.
Dicevamo di Conti novello Baudo.
Bravissimo.
Ha rimesso le canzoni al centro del festival. Ha lavorato con un budget da spending reviewCollegamento esterno. Ha perfino riunito Al BanoCollegamento esterno e Romina PowerCollegamento esterno, per la… felicità di tutti.
Non basta.
Conti è diventato il simbolo della nuova Rai che sa fare a meno di star capricciose, costose, pretenziose. E che ritrova, finalmente, l’orgoglio del servizio pubblico, dimostrando come la tv generalista, se vuole, riesce ancora a parlare all’intero Paese, spazzando via di colpo la frammentarietà degli ascolti generata dall’avvento del digitale. Ci riesce facendo leva sui suoi tecnici, sulle sue risorse artistiche, sulla sua capacità di fare squadra.
Tutta pasta tirata in casa, insomma, questo Festival di Sanremo.
Così si sarebbe detto una volta.
Ai tempi, appunto, della cara e vecchia Dc.
Che, cacciata dalla finestra di TangentopoliCollegamento esterno, dopo aver riconquistato il QuirinaleCollegamento esterno e Palazzo ChigiCollegamento esterno, ora si è ripresa anche Saxa RubraCollegamento esterno.
Capito?
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