Ci vorrebbe un Jeeg robot…
Hypercorsivo di Massimo Donelli
Standing ovation!Collegamento esterno
Sì, si merita proprio un bell’applauso il giovane regista italiano Gabriele MainettiCollegamento esterno.
E con lui gli sceneggiatori Nicola GuaglianoneCollegamento esterno e MenottiCollegamento esterno (nome d’arte del disegnatore di fumetti Roberto MarchionniCollegamento esterno).
E tutto il cast di Lo chiamavano Jeeg robotCollegamento esterno, inconsueto e imperdibile gioiello cinematografico made in Italy divenuto subito fenomeno di costumeCollegamento esterno, tema da campagna elettoraleCollegamento esterno e, addirittura, simbolo di rivolta socialeCollegamento esterno.
Attenzione, però.
Dimenticate i labirinti psicopolitici di Nanni MorettiCollegamento esterno.
Allontanatevi dalla comicità sociodemenziale di Checco Zalone.
Buttatevi alle spalle i cinepanettoniCollegamento esterno.
Fatto?
Ecco, ora siete pronti.
Mente sgombra per entrare in sala e godervi la storia di Enzo Ceccotti (Claudio SantamariaCollegamento esterno), coatto della borgata Tor Bella Monaca, ladruncolo, pornomane, misantropo, che un giorno per sfuggire alla polizia fa un tuffo nel TevereCollegamento esterno e ne esce con…superpoteri!
Proprio così: si scopre forte, veloce, invulnerabile.
Un super-eroe.
Che, in breve tempo, diventerà tenero, dolce, caritatevole.
Umano.
Come?
Passando per l’amore stralunato e inaspettato che gli lascia in eredità un delinquente seriale ma padre tenerissimo: lei si chiama Alessia (Ilenia PastorelliCollegamento esterno); vive solo per e nel cartoonCollegamento esterno-mondo di Jeeg robot d’acciaio; è picchiatella, sensuale, candida, buona.
E catartica.
Trasforma, infatti, Ceccotti in un eroe positivo che, come BatmanCollegamento esterno o SupermanCollegamento esterno, salva la città dal cattivissimo Zingaro (Luca MarinelliCollegamento esterno), un JokerCollegamento esterno borgataro ossessionato dalla popolarità e dai likeCollegamento esterno su YouTubeCollegamento esterno.
Un po’ Romanzo criminaleCollegamento esterno.
Qualche spruzzata di GomorraCollegamento esterno.
L’eco lontana del fantasyCollegamento esterno hollywoodiano.
E, per finire, un tocco di pulpCollegamento esterno alla Quentin TarantinoCollegamento esterno.
Ma tutto mixato e gestito alla perfezione, da strapparti, appunto l’applauso.
Come è accaduto al Festival del cinema di RomaCollegamento esterno, dove il film ha trionfatoCollegamento esterno.
Guadagnandosi ben sediciCollegamento esterno (sedici!) nominationCollegamento esterno per il David di DonatelloCollegamento esterno; perché, come ha scritto il critico Valerio CapraraCollegamento esterno, è “Collegamento esternouno dei titoli più intelligenti, innovativi e divertenti degli ultimi anniCollegamento esterno“.
Sceneggiatura.
Recitazione.
Fotografia.
Luci.
Regia (premiata al piccolo ma prestigioso Bif&estCollegamento esterno) .
Tutto impeccabile.
Non una sbavatura.
Zero volgarità.
E gustosi intarsi musicali anni Ottanta meticolosamente curati anche nel lookCollegamento esterno (memorabile Marinelli quando canta Un’emozione da poco pettinato e abbigliato come l’androgina Anna OxaCollegamento esterno arrivata seconda a Sanremo 1978).
Davvero un bel film.
Che riscatta il cinema tricolore (ha spopolato all’8 e 1/2 Festa Do Cinema ItalianoCollegamento esterno di Lisbona) dagli abissi della commedia facile-facile senza precipitarlo nel gorgo ideologico e cupo dove, troppo spesso, ristagna un bel po’ della produzione tricolore.
E dietro a un bel film c’è, ovviamente, un gran lavoro.
Come testimonia la scelta, accuratissima, dei protagonisti.
Santamaria, strepitoso nella dimensione eroico-malinconica, ha accresciuto il peso di venti chili (ciccia e muscoli) per dare credibilità alle scene in cui scatena la forza (per esempio, quando piega in due un termosifone).
Marinelli ha compiuto una trasformazione pazzesca dal Guido di Tutti i santi giorniCollegamento esterno: là timoroso e debole portiere di notte tifoso dell’AtalantaCollegamento esterno, qui cattivissimo e vanitosissimo boss di periferia.
Prodigioso, infine, il debutto assoluto della Pastorelli, concorrente del Grande Fratello 12Collegamento esterno, brava e spiazzante come Micaela RamazzottiCollegamento esterno (cui assomiglia tantissimo) in Tutta la vita davantiCollegamento esterno.
Mainetti, un passato anche da attore, finora aveva diretto solo corti.
Al suo primo lungometraggio ha mostrato un talento davvero straordinario.
Grazie al quale non ha avuto bisogno di appoggiarsi agli attori quarantenni già stereotipati e imbolsiti (unica eccezione il grande Kim Rossi StuartCollegamento esterno) che spopolano nel nuovo cinema italiano, nella pubblicità e ai margini di kolossalCollegamento esterno americani.
Segno che, uscendo dagli schemi e avendo talento, anche in Italia si può fare dell’ottimo cinema.
E magari perfino dell’ottima politica, se solo arrivasse un (vero) super eroe a Palazzo Chigi…
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