I Giochi olimpici di Città del Messico del 1968 rimasero impressi per il gesto degli statunitensi Tommie Smith e John Carlos, che sul podio dei 200 metri piani alzarono il pugno chiuso guantato di nero e ascoltarono l'inno col capo chino, in segno di protesta contro il razzismo. Ma quell'olimpiade lasciò anche un'eredità strettamente sportiva: una tecnica di salto in alto destinata a cambiare per sempre la specialità.
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tvsvizzera.it/ri con RSI (Teche)
Non furono Giochi facili. Le polemiche per l’altitudine superiore ai 2400 metri -e l’aria dunque povera di ossigeno- sono solo un dettaglio, rispetto a come appena dieci giorni prima dell’apertura fu repressa nel sangue una manifestazione studentesca, culmine di proteste antigovernative che avevano portato all’occupazione militare dell’Università nazionale autonoma del Messico. Quel 2 ottobre l’esercito sparò contro manifestanti disarmati e i morti furono decine.
Le immagini del massacro fecero il giro del mondo ma non fermarono il programma delle competizioni, durante le quali il pugno alzato di Smith e Carlos fu il più plateale ma non l’unico gesto di dissenso.
La ginnasta cecoslovacca Vera Caslavska, nel corso della premiazione del corpo libero che la vedeva al primo posto con la russa Petrik, distolse lo sguardo dalla bandiera dell’Unione sovietica mentre ne risuonava l’inno.
Caslavska rimane negli annali anche per aver sposato, prima di rientrare in Patria ed essere sanzionata per aver esplicitato le sue opinioni politiche, il connazionale Josef Odlozil nella Cattedrale di Città del Messico.
Le olimpiadi del 1968 segnarono però anche le cronache strettamente sportive: diversi record mondiali furono battuti e un atleta statunitense vinse l’oro nel salto in alto con una tecnica destinata a imporsi.
Dick Fosbury -rievoca una retrospettiva proposta dalle Teche della Radiotelevisione svizzera RSI – sulle prime fu perfino deriso per il suo modo di lanciarsi in alto volgendo le spalle all’asticella, superandola prima con un colpo di reni e poi sollevando le gambe.
Ma il salto “alla Fosbury” prese il posto dello stile ventrale ed è, oltre mezzo secolo dopo, quello ancora in uso e col quale è stato stabilito il record mondiale (detenuto dal 1993 dal cubano Javier Sotomayor).
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La retrospettiva sui Giochi di Città del Messico, di Ezio Guidi, fu diffusa il 31 ottobre 1988 nell’ambito di Graffiti, trasmissione sugli avvenimenti sportivi di 10, 15 e 20 anni prima. Nelle immagini d’epoca, si riconosce nel ruolo di cronista una delle persone che hanno fatto la storia della Televisione svizzera: il conduttore, giornalista e regista, infine direttore della RSI, Marco Blaser.
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