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I tagli di ieri pesano sulla ricerca di oggi

Edificio a forma ondulata circondato da un parco con l effige EPFL; in primo piano, piloni d acciao
In questi giorni, il Politecnico federale di Losanna è insolitamente deserto. Keystone / Jean-christophe Bott

Se le passate epidemie di Sars e Mers fossero state prese maggiormente sul serio, non si sarebbe partiti da zero nella ricerca di cure contro il Covid-19. È quanto sostiene un ricercatore in nanomedicina del Politecnico federale di Losanna EPFL il quale, superate le difficoltà di trovare finanziamenti, sta lavorando a un antivirale ad ampio spettro.
 

Il servizio della Radiotelevisione svizzera RSI mostra un ateneo quasi deserto: dove solitamente si contano centinaia di studenti, sono soltanto 12 i laboratori rimasti aperti, tutti attivi su progetti legati al coronavirus.

Come quello di Francesco StellacciCollegamento esterno -laurea al Politecnico di Milano, dottorato negli Stati Uniti e ora professore all’EPFL- che promette un farmaco che possa sconfiggere non solo il SARS-CoV-2 ma diverse tipologie di virus. 

Una ricerca per la quale, rivela, ha faticato a trovare i fondi poiché si considerava che un antivirale ad ampio spettro non servisse.
 
Al di là delle vicende del suo laboratorio, secondo Stellacci l’intera ricerca è in ritardo poiché sono stati abbandonati troppo presto gli studi scaturiti dalle epidemie precedenti, per investire su altro. “Si è dovuti ripartire da zero”.




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Gli studenti dell’EPFL, per inciso, non torneranno in aula prima dell’autunno. I corsi di questo semestre termineranno online e gli esami di giugno si svolgeranno tra il 3 e il 28 agosto. A causa della situazione attuale, la direzione ha pure indicato che gli studenti potranno rinunciare a presentarsi agli esami di una materia fino al 24 luglio, senza che questo comporti una bocciatura, e sarà possibile prolungare di un anno la durata degli studi.

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